Cristiani oltre le divisioni

Si apre oggi la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in un’epoca ecumenica piena di speranza
L'Osservatore Romano/Pool Photo via AP

Il cristiano, consapevole che «Dio non delude», deve sempre avere «orizzonti aperti» alla speranza. Sono le parole di papa Francesco nella sua meditazione mattutina nella Cappella santa Marta. Spinge i cristiani a non essere pigri, ad avere coraggio, a non vivere da pensionati, da cristiani parcheggiati, ma di lottare per «fare le cose che cambiano, le cose nuove, le cose che ci farebbero bene a tutti, se queste cose cambiassero». Sono parole che ben si adattano anche nell’ecumenismo.

Un argomento ostico di cui nessuno vuole parlare, soprattutto in un Paese, in teoria, a larga maggioranza cattolica, dove le altre Chiese cristiane sono così minoranza che l’orizzonte dell’unità poco scende nella quotidianità della vita dei parroci e dei cattolici. Non se ne avverte, insomma, tutta l’importanza dettata dal Vangelo: «Che tutti siano uno affinché il mondo creda».

E il motto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dice che è proprio «l’amore di Cristo» che «ci spinge verso la riconciliazione».

Nel quinto centenario della Riforma protestante non è singolare che proprio l’organismo ecumenico delle chiese tedesche abbia preparato il materiale per la preghiera comune.

In realtà, non è mai esistita un’epoca dell’ecumenismo tanto incoraggiante come questa. Le celebrazioni di Lund e Malmö per il 500 anni della Riforma sono state pensate, organizzate, celebrate insieme da cattolici e luterani. Un evento che, in passato, è stato sempre divisivo, nel 1617 fu il prologo alla Guerra dei trent’anni, è diventato un momento di comunione.

Al di là delle parole, dei gesti, delle celebrazioni, a Lund e Malmö si è respirato un clima di unità profonda.

Non solo a livello gerarchico, ma di popolo, con le due manifestazioni nella Malmö Arena e nello stadio di calcio. Memorabili restano anche le istantanee dell’incontro di Francesco con il patriarca Kirill a Cuba e la visita del papa a Lesbo con Bartolomeo e Hieronymus. L’incontro con il Patriarca Ilia in Georgia, il Concilio panortodosso in giugno e il Documento di Chieti siglato tra cattolici e ortodossi sulla sinodalità e il primato.

Emergono alcuni punti più generali.

Vangelo. «La Chiesa è il Vangelo, non è un cammino di idee». La centralità di Cristo e della vita del Vangelo vissuto sono un fattore di unità. Significa convergere verso una verità relazionale e allontanarsi da ogni forma di potere e gloria mondana.

Quotidianità. «Saremo testimonianza credibile della misericordia ‒ ha detto Francesco in Svezia ‒ nella misura in cui il perdono, il rinnovamento e la riconciliazione saranno un’esperienza quotidiana tra noi». Nelle iniziative comuni, nel coinvolgersi nei processi pastorali, nel lavorare insieme per i poveri, nella conoscenza reciproca a livello locale, emergerà molto di più quello che ci unisce.

Storia. Bisogna «raccontare quanto accaduto in modo diverso». La storia delle divisioni, gli scismi, le riforme andrebbero riscritte insieme. È un percorso già iniziato. Il documento Dal conflitto alla comunione sul rapporto cattolico‒luterano traccia la storia della Riforma sotto una nuova luce storiografica che evidenzia come a Lutero premeva una riforma sostanziale della Chiesa e non una Riforma che portasse alla disgregazione dell’unità della Chiesa. Le sue domande teologiche sono state cavalcate per interessi politici, economici, statali sconfinando nel cuius regio eius religio, per cui si doveva seguire la confessione religiosa di chi aveva il potere. La memoria, la storia, si può purificare, senza cancellare il passato e gli errori, ma per avere uno sguardo reciproco di comprensione più consapevole.

Sono molti i passi in avanti da compiere nel cammino ecumenico per i nodi dottrinali ancor aperti: il ministero, l’ecclesiologia, la morale, l’eucaristia, il primato di Pietro. Ma sono da inserire in un clima cambiato, frutto di un cammino lungo 50 anni, espresso dal papa in una intervista concessa a Stefania Falasca di Avvenire il 17 novembre scorso in cui, tra l’altro, ha dichiarato: «La fratellanza si sente. C’è Gesù in mezzo. Per me sono tutti fratelli. Ci benediciamo l’un l’altro, un fratello benedice l’altro».

 

 

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