Crisi in Grecia, continua la svendita di pezzi del Paese

Sciopero generale e mancanza di prospettive per l’economia greca. Ogni giorno la situazione peggiora… E ora c’è pure la minaccia di chiudere le frontiere per la questione migranti. Conclusa la vendita dei 14 aeroporti regionali alla tedesca Fraport e quella dell’amministrazione del porto di Pireo alla cinese Cosco, ora avanza la vendita del complesso turistico Asteras. Fin quando la Grecia resisterà?
Proteste in Grecia

Dopo i festeggiamenti nel campo di Nea Dimokratia per l’elezione del neo-liberista Kyriakos Mitsotakis e nel campo di Syriza per l’anniversario della “Prima volta Sinistra” (eco lontana dalla grandiosa festa della vittoria dell’anno scorso), tutti e due i partiti si sono trovati a dover affrontare una realtà dura che, col passar del tempo, diventa ancora più seria, aggravata dal problema dei profughi, mentre provoca non poca paura la ripetizione possible degli eventi dell’estate 2015. La situazione si fa ancora più critica a causa di certe dichiarazioni di politici tedeschi che continuano ad affermare che la Grexit, cioè l’uscita della Grecia dall’euro, è sempre un’alternativa. Ciò aumenta l’instabilita politica e scoraggia gli investitori  internazionali.

 

Per quanto riguarda il governo, nessuno ha capito le ragioni di far festa, visto che non ha grandi risultati da presentare dopo un anno di governo, di cui sette mesi persi in negoziati sostanzialmente falliti che hanno portato a un terzo programma di austerità ancora più grave dei precedenti. Gli errori governativi in effetti si ripetono: la mancanza di esperienza è sotto gli occhi di tutti, sostenitori o meno. Quel che più pesa è la ripetizione degli stessi errori commessi dalla destra quand’era al potere e la mancanza di spirito di cooperazione, visto che il governo è sordo ai consigli che l’opposizione gli offre.

 

L’unico settore delle riforme che avanza, seppur relativamente, è quello delle privatizzazioni: si è conclusa la vendita dei 14 aeroporti regionali alla tedesca Fraport, quella dell’amministrazione del porto di Pireo alla cinese Cosco, che era già stata avviata dal precedente governo e, ultimamente, avanza pure la vendita di Asteras, un complesso alberghiero in migliaia di ettari che si trova sulla costiera più bella della regione di Atene, al prezzo scandalosamente basso di 400 milioni di euro. Da non dimenticare la legge sulle unioni civili che ha ricevuto più pubblicità di quanto meritasse, visto che è stata votata da tutti i partiti, tranne Alba Dorata e comunisti, e che non includeva adozioni e stepchild adption, e che, in fin dei conti, riguardava una certa rivoluzione sociale gia fatta propria dai cittadini nella loro maggioranza. Sembra che con questa legge il governo abbia voluto sottolineare il suo profilo progressista.

 

Per il resto, quando il governo introduce e vota una legge di misure pesanti, sostiene che lo fa con “dolore nell’anima”, perché sono provvedimenti legislativi contro i suoi “credo”, mentre la destra lo faceva “per convinzione”. Così propone una riforma delle pensioni e della previdenza sociale che non convince nessuno: per i creditori europei la riforma presentata non è sufficiente e si prevedono nuovi tagli all’orizzonte, mentre sono contrari a certe misure come l’aumento ai contributi degli impreditori. Per il popolo è completamente assurda, perché la gente non ce la fa più. Dopo dodici-tagli-dodici alle pensioni, i pensionati non possono accetare un’altra decurtazione semplicemente perché non possono sopravvivere e nemmeno sostenere i figli disoccupati e loro famiglie. Da parte loro i liberi professionisti sono disperati perché la proposta di riforma preleva il 60 per cento delle loro entrate e se a questo si aggiungono la tassa sulla proprietà e la tassa per la solidarietà sociale e altre tasse si capisce che così non si può sopravvivere. Gli agricoltori sono pure in agitazione, perché dovrano pagare tasse come se fossero dei dipendenti: hanno bloccato tutte le autostrade e stanno scendendo verso Atene. Gli impreditori sostengono, ancora, che con l’aumento dei contributi saranno constretti a licenziare dipendenti e diventaranno meno competitivi (si prospetta, dopo la fuga dei laureati,  quella degli impreditori!).

 

Tutto ciò si è tradotto, la settimana scorsa, in un enorme sciopero generale ad Atene, uno dei più imponenti degli ultimi dieci anni. La protesta includeva le più eterogene categorie: dipendenti del settore privato e pubblico, agricoltori, pensionati e il cosiddetto Movimento della cravatta, cioè notai, avvocati, ingegnieri, medici, farmacisti e cosi via. Persino i poliziotti hanno inscenato una protesta di fronte alla residenza presidenziale.

 

Il Paese ha bisogno di visione, di intesa nazionale e di un piano economico, ed è anche vero che il governo non promuove un’intesa tra le parti e provoca l’opinione pubblica che è gia stanca dei suoi continui tatticismi e dei sacrifici che deve sopportare da sei anni. D’altra parte, però, si sa che la “medicina” imposta dall’Ue è sbagliata e che porta il paziente in stato di coma. Secondo uno studio della Commissione europea sulla giustizia sociale, la Grecia è ultima.

 

Come se non bastasse, c’è la tendenza ad isolare la Grecia introducendo per due anni i controlli alle frontiere, perche non è riuscita finora a controllare le ondate di profughi, trascurando il fatto che il Paese è in crisi e non può sostenere e gestire la situazione da solo. Le frontiere del Paese sono inoltre marine, non ci sono acque internazionali e certamente non si possono lasciare i profughi a morire nell’Egeo, secondo la Convenzione di Ginevra. Dei 450 milioni che doveva incassare dall’Ue per i profughi, ne ha ricevuti solo 6. Questa debolezza interna ed esterna porta inevitabilmente alla xenofobia e alle divisioni tra Paesi. La Grecia è un anello debole della catena europea e deve resistere. Ma come?

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