Cosa sta accadendo nell’Apec?

Settimana calda, nonostante le piogge torrenziali, per i 21 leader dell’Apec (Asia Pacific Economic Cooperation), nata nel 1989 e che si affacciano sul Pacifico. Si stanno preparando novità?  
Mar cinese meridionale: pista di atterraggio in costruzione nelle isole Spratly

I giorni importanti saranno il 10 e l’11 novembre, a Danang, sulla costa vietnamita, anche se la riunione dell’Apec è già iniziata il 5, con incontri a sfondo economico a diversi livelli. Davanti ai leader delle 21 nazioni dell’Apec, che ricordiamo rappresenta il 41% della popolazione mondiale ed il 54% dell’economia mondiale, ci sono, e possiamo dire che stavolta il senso letterario corrisponde alla realtà, le 250 tra isole, isolotti, scogliere o veri arcipelaghi attorno a cui si muovono le manovre politiche e militari di Cina, Taiwan, Malesia, Brunei, Vietnam, Filippine. Parlo delle isole Senkaku, delle Paracelle, delle Spratly e delle scogliere del Scarborough Shoal, giusto per citare alcune delle più importanti, a pochi chilometri dalla città di Danang, cioè al largo nel Mar meridionale della Cina. Su questa disputa marittima, le super potenze fanno la voce grossa, in quanto viene toccato il diritto di navigazione e di movimento delle merci in una delle regioni più trafficate del pianeta.

Ricapitoliamo: questa settimana i grandi della terra (Cina, Russa e Usa) s’incontrano, o meglio, hanno già iniziato a “parlarsi” anche se a distanza. Il messaggio di Trump alla Corea del Nord è stato molto significativo: «Vedo un certo movimento». E riferendosi al dialogo a lo sforzo in campo diplomatico ha aggiunto: «Alla fine funzionerà». Tutto ciò sembra aprire le porte a trattative dirette col leader Kim Jon-un, attese dal mondo intero. È un caso che il leader coreano abbia smesso di lanciare missili sopra la testa dei giapponesi? Forse il giovane dittatore aveva raggiunto il suo scopo, cioè portare al punto massimo la tensione con gli Usa e l’attenzione del mondo intero sulla questione coreana, già risolta dal 1954, anno dell’armistizio (non della pace); oltra tale limite sarebbe stato possibile un attacco preventivo contro la Corea del Nord da parte degli alleati, perciò Kim si è fermato, almeno per il momento.

Altri osservatori sostengono invece che Russa e Cina hanno chiaramente detto che non vogliono una penisola coreana nuclearizzata e soprattutto non vogliono un conflitto con gli alleati alle porte di casa. Ciò significherebbe una guerra totale che non è negli interessi economici della Cina. Cina che punta al primato mondiale in campo economico, non in campo bellico. Nelle tre ore di discorso al recente congresso del Partito comunista cinese, davanti a 2.280 delegati dalle province, il 18 ottobre scorso, il presidente Xi Jinping non ha fatto nessun accenno bellico. L’interesse attuale della Cina è quello di aprirsi ancor più e guidare una nuova rivoluzione economica, a livello mondiale.

La proposta di Trump, appena formulata in queste ore alla Corea del Nord è semplice: «Troviamoci ad un tavolo di trattative e stipuliamo un accordo che sia nell’interesse della Corea del Nord e del mondo intero». Parole importanti e nuove per Trump, espressioni a cui non siamo abituati; ma sono la conseguenza di un fitto lavoro di diplomazia con gli altri due attori principali della disputa, Russia e Cina.

Apec 2017, allora: con la pioggia che in questi giorni sta martellando il Vietnam, si spera finalmente nel sole della ragionevolezza, della calma e della pace. L’Apec si svilupperà come non mai dal punto di vista economico se i governi che ne fanno parte prenderanno la via della pace e non del confronto bellico. Forse si troverà una soluzione politica, e non militare, anche alla questione delle isolette del mar cinese meridionale, qui di fronte a Danang.

 

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