Cosa resta da fare

A commento dell’importante accordo raggiunto a Losanna riportiamo il parere di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di studi internazionali Archivio Disarmo. I punti chiave che dovranno preparare l’intesa definitiva sul programma nucleare di Teheran entro il 30 giugno
Iran

Un ulteriore passo in avanti in tema di sicurezza nucleare è stato fatto a Losanna. Dopo lunghe trattative, infatti, si è concluso l'accordo sul nucleare iraniano, teso a permettere a Teheran di poter accedere all'uso pacifico dell'energia nucleare (come consentito dal Trattato di Non Proliferazione, firmato anche dal paese persiano) e a garantire alla comunità internazionale che tale accesso non sia il primo passo verso l'arma atomica. Oltre ai punti specifici dell'accordo, va evidenziato che questo è il risultato dell'azione congiunta di diverse potenze leader (5+1), tra cui Stati Uniti e Russia, dimostrando la positività di tale intesa a livello della sicurezza internazionale quando essa si verifica.

Se, come stabilisce l'accordo, occorrerà vigilare affinché non si ripetano casi come quello della Corea del Nord, che ha realizzato tale arma nonostante i controlli internazionali, è opportuno ricordare che la questione nucleare rimane comunque una delle questioni aperte sulla scena internazionale.

In primo luogo va ricordato che, nonostante l'impegno delle 5 potenze nucleari firmatarie del TNP a disarmare sin dal 1968, gli arsenali rimangono dotati di ben 15.650 testate, in grado di distruggere il nostro pianeta più volte. In particolare, Russia e Stati Uniti, con le loro 14.600 testate (7.500 Mosca e 7.100 Washington), si presentano ancora una volta come le maggiori superpotenze.

In secondo luogo vanno ricordati gli arsenali dei quattro paesi non aderenti al TNP (India, Pakistan, Israele e Corea del Nord), circa 1.000 testate, che rimangono al di fuori delle garanzie del Trattato e rappresentano un elemento destabilizzante e d'insicurezza nel subcontinente indiano, nell'Estremo Oriente e nel Medio Oriente.

In terzo luogo va sottolineato il costoso programma di ammodernamento delle bombe nucleari tattiche statunitensi B61 (con una stima di 10 miliardi di dollari), circa 180 testate non strategiche localizzate in diversi paesi europei (Germania, Olanda, Belgio, Italia e Turchia). La dislocazione di tali armi sul territorio europeo rappresenta da tempo un elemento di tensione con Mosca, che si va ad aggiungere alla dislocazione di basi antimissile in Polonia e nella Repubblica Ceca (ufficialmente in funzione antiiraniana), nonché alla vicenda ucraina.

I passi da compiere per la sicurezza internazionale in ambito nucleare sono perciò ancora molti. La comunità internazionale e la società civile esigono che almeno i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU forniscano risposte concrete e non impegni dilazionati in un tempo indefinito. La prossima Conferenza di Revisione del TNP (27 aprile-22 maggio, presso l'ONU a New York) sarà un momento di verifica concreta in tal senso.

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