Corsa contro il tempo

Gli operai dello stabilimento Alcoa di Portovesme contro la chiusura dell’impianto nel Sulcis
alcoa

Dopo lo stop, poco meno di 10 giorni fa, alle trattative di vendita con l’unico acquirente presentatosi, è ripresa la mobilitazione per impedire che il 3 settembre venga sospesa l’attività dello stabilimento, come deciso dalla multinazionale americana che ha annunciato la sua uscita di scena, con la serrata dell’unico impianto di produzione di alluminio primario in Italia.
 
Dopo la clamorosa manifestazione in aeroporto a Elmas mercoledì scorso, con le polemiche per le proteste dei passeggeri che hanno rischiato di perdere il volo, gli operai dell'Alcoa hanno occupato gli ingressi del porto di Cagliari. In 200 si sono presentati davanti al porto di via Roma, dove l’ingresso era sbarrato dai poliziotti.
 
I manifestanti hanno iniziato a effettuare blocchi stradali creando disagi sul traffico. Alcuni operai si sono anche gettati in mare per impedire l'attracco del traghetto in arrivo da Civitavecchia. Grazie all'intervento degli agenti della Polizia è stato raggiunto un accordo e la nave ha potuto raggiungere la banchina senza problemi. I passeggeri sono poi scesi dalla nave plaudendo all’iniziativa di lotta degli operai.
 
Nei prossimi giorni sono previste altre iniziative, mentre i lavoratori hanno già fatto sapere che non intendono procedere allo spegnimento delle varie celle dello stabilimento, operazione che soltanto i lavoratori possono effettuare rispettando i vincoli di sicurezza. Nel frattempo sindacati e forze politiche locali chiedono un decisivo intervento del ministro Passera.
 
«Non fateci perdere la ragione, e la ragione di vivere». Così si è espresso un minatore del Sulcis, ed il deputato sardo Mauro Pili, del Pdl, l’ha ricordato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un accorato estremo appello affinché il governo nazionale adotti un decreto urgente per il Sulcis. La lettera appello chiede di fare in fretta, di non far trascorrere troppe ore senza un autorevole intervento presso palazzo Chigi. «Il dramma dei lavoratori – ha scritto Pili – può trasformarsi nelle prossime ore in guerra santa per tutelare lavoro e sviluppo di un territorio martoriato».
 
Le istituzioni del Sulcis Iglesiente, dai Comuni alla Provincia, si mobilitano a sostegno della vertenza Alcoa e delle tante emergenze aperte nel territorio, dall'Eurallumina alla Carbosulcis. «Per questo motivo i sindaci – ha affermato, Franco Porcu, primo cittadino di Villamassargia, coordinatore del movimento dei sindaci – si sono autoconvocati per lunedì alle 15.30 davanti ai cancelli dello stabilimento di Portovesme. La situazione è preoccupante. Per questo abbiamo deciso di sostenere le azioni di protesta dei lavoratori e chiederemo con forza un intervento delle altre istituzioni».
 
Per martedì, intanto, l'amministrazione comunale di Carbonia ha deciso di convocare un Consiglio straordinario a Cagliari in concomitanza con la seduta dell'Assemblea sarda chiamata a discutere proprio di Alcoa a partire dalle 16.30. Analoga convocazione, sempre a Cagliari, per il Consiglio provinciale. «La Provincia, con nota ufficiale – ha confermato il presidente Salvatore Cherchi – ha chiesto alla Presidenza del Consiglio regionale e ai Capigruppo di poter programmare un intervento in Aula per esprimere la propria opinione e apportare così anche il proprio personale contributo alla mozione che sarà il risultato finale del dibattito». I consiglieri provinciali rinunceranno ai gettoni di presenza e ai rimborsi che saranno devoluti a supporto delle iniziative per le vertenze in atto.
 
Infine anche il sindacato ha chiesto a gran voce una soluzione. «I parlamentari sardi devono adoperarsi perché l'incontro sulla vertenza Alcoa tra governo, azienda, Regione e sindacati sia anticipato rispetto alla prevista data del 5 settembre». Lo chiede la Cisl che sollecita un coordinamento ai più alti livelli governativi. «Le lotte dei lavoratori Alcoa pongono – prosegue Medde – l'accento su una questione che riguarda il diritto al lavoro nell’azienda, nel territorio e nell’Isola. I parlamentari sardi debbono intervenire per creare le condizioni della definizione della vertenza, per prevenire la radicalizzazione delle lotte».

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