Coronavirus, cronaca dall’isolamento

Da Padova un nostro collaboratore ci scrive. Saltano i momenti programmati e quelli straordinari di vita in comune. La cosa certa è che per ora si tratta di un cambio salutare di abitudini, di un sano ritorno all'essenziale.    

È un’avventura inedita, nuova per tutti, quest’epidemia di un virus sconosciuto; è difficile riferirsi ad esperienze passate. Tutto salta, anche mille consuetudini che credevamo intoccabili. Saltano i momenti programmati e quelli straordinari di vita in comune; saltano persino Messe e cerimonie religiose, cosa che non s’era mai vista. Mentre stai facendo la tua vita normale ti ritrovi, per decreto del Governo, assediato da un cordone sanitario, cose che manco in tempi di guerra…

Ma non spiace stare a casa più del solito; non spiace che, uno dopo l’altro salti una ridda di viaggi in treno e di riunioni programmate. Non spiace il traffico fluido e senza ingorghi; ci sono meno auto in giro; sotto questo sole tiepido d’inizio primavera per la strada incontri meno gente ma sicuramente molta più umanità. Situazioni inattese come questa non possono che aiutarti a vivere bene quello che stai facendo, a stare piantato nell’attimo presente che appare, mai come oggi, una risorsa impagabile. Domani non sai se arriva un nuovo decreto del Governo, nuovi divieti, ulteriori cambi di programma.

La vita però sembra non muoversi più dentro allo scenario del guadagno come cosa la più importate del mondo; avverti oggi con certezza che non è proprio il business a muovere il mondo. Molte aziende sono improvvisamente “in ginocchio”, come quelle del turismo, ad esempio;  conosciamo staff manager che per questo si sono autoridotti lo stipendio. C’è chi si abbandona all’ansia e rischia di  creare problemi e di far danni; c’è chi dichiara spavaldo «io tanto non ho paura» e rischia di far danni altrettanto gravi.

Una madre modello, attiva sui social, lancia un hashtag: #acasaperamorenonperpaura. Come amare concretamente gli altri da casa, se bisogna evitare i contatti e le  occasioni di incontro? Sul gruppo WhatsApp di persone della comunità locale i messaggi inutili sembrano più rarefatti, la comunicazione sembra tornata alle cose essenziali; si comunica quel che si ritiene utile agli altri ed alla comunità; compaiono trovate geniali per cercare di amare concretamente gli amici.

Qualcuno posta il link dell’iniziativa “Mi prendo cura del mio vicino”: una locandina da stampare ed affiggere nei condomini per sollecitare chi ha bisogno a chiedere aiuto ai  propri condomini. Alcuni inviano la bozza del Decreto del Governo dell’8 Marzo, altri segnalano l’iniziativa governativa di solidarietà digitale 

Un’insegnante di scuola primaria, con figli già grandi, scrive: «Io ho pensato di rendermi disponibile per chi ha bambini e deve lavorare, sono un’insegnante in …”vacanza”. Chi avesse necessità mi può chiamare per prendere accordi. Ciao». E un’altra persona di gran cuore si interpella su cos’ha in mano di utile da poter dare agli altri e subito risponde: «Io, essendo immunodepressa devo muovermi il meno possibile, però posso fare la spesa online con consegna a casa (minimo 25 euro); chi ne avesse necessità può farmelo sapere». Una coppia di ragazzi sposati da pochi mesi, una giovane famiglia scrive: «Se conoscete qualche persona anziana che in questo momento preferisce non uscire di casa (e ha bisogno di un aiuto per fare la spesa) o qualcuno che deve lavorare o ha bambini a casa noi possiamo dare una mano per quanto possibile. Io sto lavorando da casa quindi ho un po’ più di tempo del solito per qualcuno che ha bisogno. A presto, un abbraccio!».

Resta il disagio importante per chi perde il lavoro, per le aziende in ginocchio, per certa economia che si ferma, per le famiglie che non sanno come gestire i figli. L’epidemia pare ancora agli esordi, la stampa parla quasi solo di questo; parla poco, pochissimo, di quel che sta accadendo in Siria, in Yemen, ai confini greci dove gli innocenti muoiono per mano umana non per infezione da virus.

La cosa certa è che per ora si tratta di un cambio salutare di abitudini, di un sano ritorno all’essenziale; è anche riaprire gli occhi sulle persone che incontriamo, su interessi sopiti, su valori umani soffocati dalla forzosa routine cui eravamo costretti. E si va avanti, giorno per giorno come se tutto fosse nuovo.

 

 

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