Coronavirus, antivirali cercansi

Anche in Spagna si accelera la corsa verso antivirali e medicine atte a contrastare il coronavirus, in attesa di un vaccino. Ma bisogna rispettare i tempi di sperimentazione e verifica

Se c’è un settore dell’economia che la pandemia di Covid-19 non colpisce, è senza dubbio quello delle aziende farmaceutiche. Anzi, le quotazioni di borsa di alcune ditte in corsa per trovare “il medicinale” più efficace contro la malattia fanno notizia quasi ogni giorno nella stampa specializzata. E si capisce, aspettiamo tutti questo medicinale come la pioggia in primavera.

C’è però il rischio, per queste aziende, di bruciare le tappe, perché il numero dei morti cresce ogni giorno, anzi ogni minuto, e può capitare che non si rispettino le procedure previste perché un farmaco sia approvato dagli organismi autorizzati. Cioè, testarlo prima in laboratorio, poi su un ridotto numero di ammalati, somministrando diverse dosi ai pazienti e controllando anche l’effetto placebo, e per ultimo provarlo con un più largo numero di pazienti. Così è accaduto di recente alla nordamericana Gilead col suo prodotto Remdesivir, il farmaco più promettente in questa pandemia, contro il quale però si è alzata la voce di diversi gruppi di medici, affermando che non porta alcun beneficio. E le azioni di Gilead sono cadute irrimediabilmente.

Nella corsa per vincere il coronavirus si trovano anche due case farmaceutiche spagnole, PharmaMar e Oryzon. Tutte e due hanno iniziato questa settimana la seconda fase del protocollo per approvare il rispettivo prodotto, cioè testarlo su un ridotto numero di pazienti in ospedali di Madrid e Barcellona. Sono in realtà antivirali disegnati per altre malattie che però potrebbero manifestarsi utili contro la Covid-19. Vafidemstat, il farmaco di Oryzon, ha avuto successo contro diverse malattie psichiche, « questa molecola ha dimostrato – comunica Oryzon – di essere molto sicura nei trattamenti prolungati ed è stata descritta una significativa riduzione di un marcatore rilevante d’infiammazione cerebrale».

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Il prodotto di PharmaMar, col nome commerciale di Aplidin, è in realtà un antitumorale, elaborato a partire da molecole trovate nelle acque dell’isola di Ibiza, destinato a trattare un tipo di tumore ematologico. È già utilizzato con successo in Australia, ma non è ancora approvato dalle agenzie di regolamentazione Usa ed europee. Ora, davanti all’emergenza sanitaria, l’Agenzia spagnola per i medicinali ha autorizzato la sperimentazione in 27 pazienti con infezione da coronavirus. PharmaMar sapeva già alla fine degli anni ’90 che Aplidin era un potente antivirale: «Aveva enormi proprietà antivirali, in particolare contro una proteina presente nelle cellule (chiamata eEF1A)», cioè proprio quella di cui l’attuale coronavirus si serve per riprodursi. Nelle sperimentazioni in laboratorio si è costatato che il farmaco «uccide il virus con meno della metà della dose usata per i malati di cancro». Dunque, se il successo si conferma nei 27 pazienti di questa seconda fase, il prossimo passo sarà espandere il numero di pazienti nel campione a 160. E se va bene, ad ottobre «per una seconda pandemia avremmo già i dati di questo primo processo e potremmo fornirne gli ospedali per questo scopo», ha detto il direttore generale di PharmaMar.

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