Controproposta sull’azzardo di massa

Potere agli enti locali, divieto di pubblicità, trasparenza sui soldi e lotta all’usura. Associazioni, studiosi e movimenti criticano la proposta del governo sulla nuova regolazione del “gioco d’azzardo”. L’esempio dello Slot Mob a Palermo

Dal 23 maggio al 19 luglio di ogni anno Palermo diventa la sede morale della Repubblica, il fondamento costruito sulle macerie di due attentati di stampo bellico orditi da una strategia mafiosa che resta ancora da decifrare compiutamente.

palermoNel giorno della strage di Capaci, l’arrivo in nave di migliaia di studenti rappresenta il segno d un riscatto civile da conquistare ogni giorno. È in tale contesto che si può leggere la volontà del movimento Slot Mob in Sicilia che proprio il 23 maggio, con la partecipazione di alcune scuole, Banca Etica, Libera e altre associazioni, ha premiato due donne imprenditrici, Floriana Maraventano e Agata Di Maria, che hanno deciso di non dare accesso all’offerta di azzardo nei loro locali.

Come ripetono le relazioni annuali della Direzione nazionale antimafia, la normativa italiana in materia di azzardo ha indotto un consumo di massa che ha attratto l’infiltrazione di capitali mafiosi nella sua filiera. Paradisi fiscali come la vicina Malta sono la base di molte società specializzate nei casinò on line.

coni e lottomaticaAlla vigilia dello Slot Mob palermitano anche il sindaco Leo Luca Orlando ha annunciato l’adozione di nuovi regolamenti comunali, calibrati per ostacolare la diffusione dell’azzardo “legalizzato”. Lo stesso sistema delle concessionarie del “gioco pubblico” si era presentato nel 2016 in città con i progetti di beneficienza sponsorizzate da Coni e Lottomatica, e i bambini delle periferie diventati involontari testimonial del progetto “vincere da grandi”.

Lo Slot Mob palermitano, assieme all’annuncio di un nuovo corso dell’amministrazione comunale vicina alle elezioni di giugno, è arrivato alla vigilia di un appuntamento significativo a livello nazionale.

Giovedì 25 maggio è prevista una conferenza unificata Stato regioni che potrebbe dare il via libera ad una nuova regolazione del cosiddetto “gioco d’azzardo” proposta dal governo tramite il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.

Lo stesso esponente del Pd, proveniente dal mondo sindacale della Cisl, ha riconosciuto più volte che la diffusione dell’azzardo rappresenta un fenomeno sfuggito dalle mani di coloro che dovevano governarlo, cioè allo Stato che incassa oltre 9 miliardi di euro all’anno da un mercato dove di miliardi ne girano 96. L’intenzione del governo è quella di razionalizzare l’offerta delle slot senza toccare tutto il resto dell’azzardo gestito da colossi come Lottomatica e Sisal (supernalotto, gratta e vinci, ecc.).

Si avrebbe così una riduzione del 35% delle macchine presenti nel mercato per concentrare l’offerta in cosiddette “sale A”, quei locali cioè che si stanno già attrezzando come luoghi separati dalle altre attività commerciali. Come ha detto Baretta in commissione Finanze e tesoro del Senato, l’intenzione è quella di  «tutelare allo stesso tempo il lavoro del settore, certificando i luoghi abilitati e qualificando  il personale».

Questi mini casinò di quartiere avranno quindi degli addetti formati teoricamente per riconoscere l’insorgere della patologia del cliente ma potranno essere aperti a 150 metri da chiese, scuole e Sert, cioè gli unici “luoghi sensibili” riconosciuti dal governo mentre i regolamenti comunali e la giurisprudenza costituzionale ne riconosce molti altri come ospedali e case di cura, compro oro, centri anziani e giovanili, ecc.

Gli stessi comuni pongono distanze minime di 500 metri da questi luoghi per poter aprire un punto di spaccio dell’azzardo. Un modo evidente per renderne molto difficile la diffusione. Ma, come dice Baretta, moltiplicare i luoghi definiti “sensibili” e arrivare a definire una distanza minima di 300 metri, come propone la Regione Lombardia, porterebbe «all’espulsione del gioco ad eccezione dei luoghi in alta montagna, una abolizione di circa 80-100% del gioco con una logica proibizionista che non concilia la volontà di regolare il settore».

Sono invece le periferie degradate, rispondono le associazioni presenti da anni sul campo del disagio sociale, a presentare una povertà di luoghi sensibili che aprirebbe lo spazio a tante possibili sale A.

Si profilano così visioni molto diverse tra l’intento “riformista” del governo, che cerca di portare a casa un accordo con Regioni e Comuni, è una schiera di associazioni e movimenti che hanno lanciato un forte appello per ridiscutere globalmente l’approccio politico ed economico all’azzardo industriale prevalente oggi in Italia.

Il comunicato congiunto datato 23 maggio 2017 porta la firma di  ALEA (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio), AND – Azzardo e nuove dipendenze APS, AGESC Associazioni genitori scuole cattoliche, Campagna Mettiamoci in gioco, Cartello  “Insieme contro l’azzardo”, Caritas Italiana, Consulta Nazionale Antiusura, Forum Associazioni Familiari, Movimento No Slot e Movimento Slot Mob.

Un documento articolato e puntuale che invita il governo a non insistere a legiferare in materia senza mai nominare la parola “azzardo” ma tanti artifici retorici a cominciare dal termine improprio di “gioco”.

In sostanza le associazioni chiedono di non intaccare il potere legislativo e regolamentare dei Comuni e delle Regioni come riconosciuto da recenti sentenze della Corte Costituzionale. Vogliono, inoltre, un serio impegno a vietare in maniera assoluta la pubblicità dell’azzardo visto che i progetti di legge restano bloccati in Parlamento.

L’insieme delle realtà entra inoltre nel dettaglio chiedendo una forte vigilanza delle Asl nei locali dell’azzardo dove va bandito il consumo di alcool e fumo, mentre va esteso l’accesso della legge antiusura alle persone che restano vittime degli strozzini a causa dell’azzardo.

Infine la proposta avanzata al governo, se “davvero vuole combattere l’azzardo di massa”, chiede di rendere accessibili i dati sui flussi di denaro movimentati dall’azzardo e di stabilire una moratoria integrale di ogni tipo e struttura di nuovi giochi d’azzardo.

Un programma completo ed esigente che può fare da sponda a qualche amministrazione regionale, ad esempio Lombardia e Puglia, critica verso la soluzione avanzata dal governo Gentiloni, ma tale, anche in caso di accordo Stato Regioni, da costituire una piattaforma utile per le prossime elezioni politiche.

Sicuramente una puntualizzazione che evita comunque di presentare le nuove misure di regolamentazione dell’azzardo come la soluzione finale del problema che resta, invece, apertissimo.  Basta guardarsi attorno.

 

 

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