Condoniamo il buono mensa!

In tempi di sanatorie e scudi fiscali, una proposta provocatoria.
mensa scolastica

Mi sento un po’ in imbarazzo a proporre l’ennesimo intervento sulla questione degli alunni della scuola elementare di Adro, quelli a cui il sindaco ha sostituito il pasto regolare con panini imbottiti perché i genitori, indigenti ?!, distratti ?!, furbi?!, non avevano pagato la retta della mensa scolastica. Lo faccio, perché mi urge di condividere alcune considerazioni che mi pare siano emerse poco nel dibattito.

 

Innanzitutto, citando il filosofo Avishai Margalit, poniamoci un quesito: possiamo dire che è una società decente, è una bella comunità in cui vivere quella le cui leggi, regole o pratiche producono l’umiliazione dei cittadini e, in questo caso, addirittura dei bambini? Mi pare proprio di no. È questo è un primo punto su cui riflettere. Mi si dirà che le regole sono regole, che chiudendo un occhio si giustificano i furbi (è questa l’accusa mossa a quell’imprenditore che nei giorni scorsi ha donato diecimila euro per coprire il debito). Verissimo, le regole vanno fatte bene, vanno rispettate e vanno fatte rispettare, se vogliamo una comunità ben ordinata. Ma mi chiedo e vi chiedo: era davvero necessario rifarsi sui bambini? Umiliarli davanti a compagni e maestre, per colpire i genitori morosi? Possibile che il sindaco e i suoi assessori non abbiano trovato una misura meno antipatica e avvilente? Possibile che un amministratore, un politico, non disponga di altri strumenti meno incivili? O forse, mi viene il sospetto, la misura è stata pensata apposta, proprio per la sua valenza politica, per far parlare del caso e per suscitare consenso facendo leva sugli interessi più egoistici, per mettere cittadino contro cittadino, e in questo modo alimentare una certa visione particolarista della vita civile, oggi piuttosto di moda. O forse, altra ipotesi, quella scelta ha solo a che fare con l’incapacità sempre crescente della politica di dare risposte ai bisogni della gente, siano essi, si badi bene, legati alla povertà o alla legittima domanda di legalità e rispetto delle regole.

 

Si è detto che chiudere un occhio sul comportamento scorretto dei genitori opportunisti avrebbe potuto spingere anche gli onesti a comportarsi da furbi, con immaginabili ripercussioni con le casse del comune. Forse, anzi, quasi sicuramente è così. Ma allora per coerenza io proporrei al governo che faccia un decreto affinché, se casi del genere dovessero riverificarsi, autorizzi le amministrazioni locali ad esigere il pagamento del dovuto con qualsiasi mezzo, ma solo nella misura del 5 per cento. Il 5 per cento e non una lira di più. È questo infatti quanto hanno dovuto pagare coloro che negli anni scorsi, per evadere le tasse, hanno portato illegalmente i loro capitali miliardari sottraendo ingenti risorse alla collettività. Non si può! Perché? Perché se evadi miliardi puoi uscirtene con lo sconto e con l’anonimato garantito e se non paghi un euro di mensa al giorno tuo figlio viene messo a stecchetto e il caso finisce su tutti i giornali? Allora condoniamo il buono mensa, perché, tra evasori disonesti e genitori opportunisti, faremmo bene a tifare innanzitutto per i bambini.

 

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