Chimica verde a Porto Torres?

Falde acquifere contaminate: sospese, dopo i controlli dell’Arpas, le concessioni edilizie per i nuovi impianti
Novamont

La Pasqua avrebbe dovuto portare in dono ai sardi l’avvio dei lavori per far rinascere, in chiave compatibile dal punto di vista ambientale, la produzione di derivati della chimica a Porto Torres. Invece, dopo le rassicurazioni fatte oltre un mese fa in occasione della nascita del primo centro ricerche nella zona industriale del turritano, nei giorni scorsi una verifica ambientale ha messo in dubbio quella che era ormai una certezza.

Il comune di Porto Torres avrebbe infatti sospeso le concessioni edilizie per la realizzazione dei primi due impianti della chimica verde a causa della contaminazione delle falde acquifere e, di conseguenza, non sono stati firmati i contratti con le due aziende della zona che avrebbero dovuto avviare i cantieri.
 
Una decisione che ha destato non poche perplessità, dato che Matrìca, la società nata dalla joint venture tra Polimeri Europa e Novamont per la produzione di plastica biodegradabile, aveva ottenuto tutte le autorizzazioni, sia dal ministero per l’Ambiente sia dalla regione Sardegna. Nella conferenza di servizi, il ministero aveva espresso parere favorevole, subordinandolo però ad alcune condizioni, come le prescrizioni relative alle analisi: se queste avessero accertato la presenza di valori fuori norma, l’area interessata sarebbe dovuta essere monitorata e inserita nei piani di caratterizzazione e bonifica di Sindyal, la quale era a conoscenza della contaminazione della falda acquifera e si era impegnata a bonificare.
 
Nelle scorse settimane l’Arpas ha eseguito una prima serie di controlli nell’area destinata agli impianti Matrìca e in due punti sono stati rilevati valori da due a venti volte superiori alla norma delle concentrazioni di idrocarburi. L’agenzia ha così inviato una comunicazione al ministero per l’Ambiente e, per conoscenza, anche alla asl di Sassari, la quale ha espresso parere negativo sul riutilizzo dell’area per ché le alte concentrazioni di contaminanti possono comportare rischi per la popolazione generale e per i lavoratori impegnati nell’area. Da qui la decisione di bloccare l’avvio dei cantieri, che al momento sta ritardando la ripresa delle attività nell’area industriale. Per questo gli operai che avevano occupato l’Asinara continuano a chiedere di essere impiegati nelle bonifiche, più che mai necessarie visto per rimettere in sicurezza l’intera zona, prima di avviare le produzioni compatibili con l’ambiente.
 
La nascita di Matrìca rappresenta comunque uno spiraglio, una piccola luce in un momento di grande buio per un’isola che deve comunque ripensare il proprio modello di sviluppo.
 

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