Chiara d’Assisi e Chiara Lubich

Distanti nel tempo ma vicine nel cuore. L’Eucarestia rivelazione per entrambe
Foto Chiara Lubich
Chiara Lubich

La festa di Santa Chiara suscita un rimando naturale alla Santa di Assisi e allo stesso tempo a Chiara Lubich che ancora giovanetta cambiò il nome Silvia per prendere quello della prima donna che seguì il poverello di Assisi.

I grandi ideali rompono le consuetudini temporali ed aprono piste che sanno di un tempo fuori dal tempo, così queste due grandi figuri dell’annuncio cristiano, dove confluiscono punti in comune.

Due donne distanti nel tempo, penso che proprio come donne abbiano vissuto sfide simili. Fuor di dubbio la sete di Dio che le ha contraddistinte. San Francesco incontra Chiara e le chiede: «Cosa cerchi figliola?», «Dio» risponde Chiara; quando, invece, un sacerdote ringrazia Chiara Lubich per la sua generosa disponibilità: «Si ricordi che Dio la ama immensamente», lei scopre l’amore di Dio, prodromo del carisma che Lui stesso le avrebbe messo in cuore.

Ma è l’unità il nodo interessante della loro vita.

Chiara d’Assisi visse in un momento storico di passaggio civile e religioso: la nascita della Città – Stato a superamento della società medioevale, e la ricerca, specie di Innocenzo III, di quanto di spirituale sorgeva in ogni dove quale nutrimento benefico per la Chiesa. È ben noto che, alla sequela di San Francesco, la povertà è il carisma cui Chiara si è data con tutta sé stessa, eppure leggendo la sua Regola la parola unità appare già nell’incipit legata proprio alla povertà. La Santa Sede Apostolica, nell’approvarla, seguendo le sue stesse sollecitazioni, scrive: «(..) Ora, da parte vostra ci è stato umilmente richiesto che ci prendessimo cura di confermare con la nostra autorità apostolica la forma di vita, secondo la quale dovete vivere comunitariamente in unità di spiriti e con voto di altissima povertà (1)». La stessa frase si ripete ancora nel testo a sottolineare quanto l’unità e la vita comunitaria siano fondamento della convivenza delle “Sorelle Povere” perciò le invita ad essere: «sollecite di conservare sempre reciprocamente l’unità della scambievole carità, che è il vincolo della perfezione (2)». È risaputo, inoltre, che la forza della fede clariana non è rimasta rinchiusa nelle mura del monastero: Chiara riesce a fermare i Saraceni pronti ad impossessarsi della città e ad entrare in San Damiano con grave pericolo per tutte, senza abbandonare la sua dimora, restando in preghiera davanti a Gesù Eucarestia. Assisi ancora oggi ricorda l’episodio con la festa del voto il 22 giugno. Chiara d’Assisi, paradossalmente, è la patrona dei mezzi di comunicazione. All’altissima povertà è votata la vita delle Povere Sorelle in cui l’unità ne costituisce la condotta di vita per edificare la comunità fraterna che dall’incontro con San Francesco si è sostanziata di viva fraternità che arriva ad abbracciare tutto il creato.

Immagine della città di Assisi, Italia. Foto: Candela Copparoni

Chiara Lubich, nasce nel primo ventennio del XX° secolo, verso la metà dà vita ad un Movimento mondiale che reca in sé un messaggio sfidante che varca il terzo millennio. Il Movimento dei Focolari si trova nel pieno solco di quello che Papa Francesco definisce “un cambiamento d’epoca”. Nel periodo della seconda guerra mondiale, la parola unità risulta insolita, persino audace negli ambienti ecclesiali, trova casa più che altro nel nascente comunismo sovietico, tanto da creare ambiguità e facili pregiudizi sul piccolo gruppo di giovani trentine che si riunisce intorno al Vangelo, nondimeno, azzardato, secondo alcuni, leggerlo senza l’assistenza di un sacerdote. È in una cantina, al lume di candela che Chiara apre il Vangelo a caso e si trova di fronte la solenne preghiera, la legge con le sue compagne: «Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi» (Gv 17,119). In quell’istante hanno l’impressione di penetrare quel brano difficile per la loro preparazione. Ma soprattutto avvertono la certezza che sono nate per quella pagina del Vangelo. La considerano la “magna charta” del nuovo Movimento. Ecco, dunque, la nostra chiamata a realizzare il testamento di Gesù, l’unità.

Gesù Eucarestia sarà anche per Chiara Lubich foriero di nuove e significative intuizioni per la spiritualità del nascente Movimento originato dalla reciprocità di un patto spirituale, avvenuto nel 1949 nel giorno che ricorda la nascita di Santa Chiara: 16 luglio, dapprima tra Chiara e Igino Giordani, poi allargato alle prime e primi compagni di lei, fusi in tale armonia da sentirsi un’anima sola. L’aspetto comunitario è fondamentale e proprio ora che Dio va illuminando sulla realtà del nuovo carisma, non si resta all’interno del Movimento si guarda fuori desiderosi di costruire la fraternità con i prossimi che si incontrano per fare del mondo una famiglia: questo il sogno e il lascito di Chiara Lubich, questo l’impegno di quanti, in vario modo, hanno aderito allo spirito dell’Unità.

La fraternità può essere il pane dell’oggi, con essa possiamo essere frammento vitale di eucarestia, di unità, gli uni per gli altri divenendo più famiglia condividendo esigenze, difficoltà, dolori che in questo tempo di pandemia rischiano, ancor di più, di creare barriere tra persone e popoli.

1 SCRITTI DI CHIARA D’ASSISI – Regola -Traduzione e note di Feliciano Olgiati Schede di Chiara Augusta Lainati – Edizioni Messaggero Padova – © Movimento francescano Assisi –

2 Ibidem

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