Chi ha tempo lo doni alla Banca. Del tempo

In una società in cui gli unici scambi sono quelli materiali, donarsi reciprocamente tempo e disponibilità è una piccola grande rivoluzione. Ne parliamo con la fondatrice della Banca del Tempo di Potenza, Simona Loperte
clessidra

Viviamo un momento storico in cui, tra i tanti beni mancanti, figura anche il tempo. Sembra sempre troppo poco rispetto ai mille impegni che scandiscono le nostre giornate. Per questo sappiamo che, donarlo, non è affatto scontato. È un superamento di noi stessi. È l’eredità che dobbiamo lasciare ai nostri figli. Di questo e di altro si fa depositaria la Banca del tempo. In Italia ne esistono tante. Simona Loperte, giovane donna lucana fortemente impegnata nel sociale, ci racconta di quella di Potenza di cui è fondatrice.

Da cosa nasce il progetto Banca del tempo?
«Nasce purtroppo da un dolore immenso, la perdita di mio fratello Danilo, che noi abbiamo voluto trasformare in solidarietà verso gli altri, trasformando una mancanza in una risorsa. Dunque un’attenzione che vuole rendere giustizia di un momento delicato vissuto. Danilo è, parlo al presente perché è comunque qui con noi, una persona che non si è risparmiata, che ha fatto della disponibilità verso gli altri il suo stile di vita. Noi vogliamo portare avanti questo ideale».

In cosa consiste concretamente?
«La nostra associazione vuole creare una rete di solidarietà tra gli individui, facendo incontrare la domanda e l’offerta. In questo modo rispondiamo non soltanto a dei bisogni materiali, ma soprattutto a necessità di appartenenza ad una comunità. Questo avviene, ed è importante sottolinearlo, in un clima di assoluta parità. Tutti sono uguali al di là delle innegabili differenze, perché tutti portatori del valore tempo. Il nostro logo è la clessidra, i cui granelli sono cuoricini. In quello più grande c’è un pappagallo arancione, disegnato da Danilo. Questo per dire che vogliamo farci volo, superando distanze spesso non soltanto fisiche. C’è bisogno di riscoprire la vicinanza, abituati come siamo a vivere trincerati nei nostri appartamenti. Il nostro intento è appunto ricreare quei rapporti di cura quasi completamente estinti».

Quali sono le principali finalità del progetto?
«Noi vogliamo che nessuno si senta solo e che nessuno sperimenti la disperazione dell’abbandono. Perciò scambiamo un bene come il tempo, andando chiaramente contro i dictat di una società che purtroppo, ci rimanda l’equazione ricchezza materiale uguale avere un posto nel mondo. Noi invece promuoviamo l’assunto per cui tutti abbiamo pari dignità e pari diritti».

Quali sono le iniziative a breve?
«Facciamo costantemente attività di volontariato presso la casa di riposo san Giuseppe di Brienza. Ci andremo ad esempio per carnevale. Io credo che il sorriso di un anziano sia uno spiraglio di gioia. Non potrò mai dimenticare le parole di una suora, ricoverata in questa casa di riposo, che al termine di una festa animata da noi mi disse, con gli occhi lucidi, prendendomi le mani: “Tu non sai la gioia che mi hai regalato stasera”. Oltre questo, curiamo attività convegnistiche in collaborazione con alcune associazioni cittadine, in più ci occupiamo del supporto nei compiti scolastici dei bambini.

La nostra sede è attualmente presso la chiesa di S.Rocco a Potenza. Siamo 100 iscritti. Le attività della Banca del Tempo si svolgono prevalentemente in loco. Le sale che abbiamo, ci sono state offerte a titolo completamente gratuito. La chiesa e il suo parroco don Cesare Covino, hanno dimostrato e dimostrano una grande sensibilità e apertura verso questa iniziativa».

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