Che io ti veda!

Testi sulla preghiera e l'unione con Dio

La preghiera dei popoli antichi


Nella prima catechesi sulla preghiera Benedetto XVI ha proposto alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture.

Nell’antico Egitto un uomo cieco chiede alla divinità di restituirgli la vista: «Il mio cuore desidera vederti… Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me. Che io ti veda! China su di me il tuo volto diletto». Che io ti veda; qui sta il nucleo della preghiera!

Un credente della Mesopotamia chiede il perdono dei peccati: «O Dio che sei indulgente anche nella colpa più grave, assolvi il mio peccato… Guarda, Signore, al tuo servo spossato, e soffia la tua brezza su di lui: senza indugio perdonagli. Allevia la tua punizione severa. Sciolto dai legami, fa’ che io torni a respirare; spezza la mia catena, scioglimi dai lacci».

Una preghiera di Socrate, come è riproposta da Platone: «Fate che io sia bello di dentro. Che io ritenga ricco chi è sapiente e che di denaro ne possegga solo quanto ne può prendere e portare il saggio. Non chiedo di più».

Nella tragedia Troiane, Euripide fa pregare così: «Sostegno della terra, che sopra la terra hai sede, chiunque tu sia, difficile a intendersi, Zeus, sia tu legge di natura o di pensiero dei mortali, a te mi rivolgo: giacché tu, procedendo per vie silenziose, guidi le vicende umane secondo giustizia».

Apuleio, nell’Africa romana del II secolo dopo Cristo, nelle Le metamorfosi affida a un credente che si rivolge a una divinità femminile queste parole: «Tu sì sei santa, tu sei in ogni tempo salvatrice dell’umana specie, tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali, tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre. Né giorno né notte né attimo alcuno, per breve che sia, passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici».

Nello stesso periodo l’imperatore Marco Aurelio scrive nei suoi Ricordi: «Chi ti ha detto che gli dèi non ci aiutino anche in ciò che dipende da noi? Comincia dunque a pregarli, e vedrai».

Agostino d'Ippona

Il tuo stesso desiderio è la tua preghiera: e se continuo è il desiderio, continua è la preghiera.

Il desiderio è il recesso più intimo del cuore. Quanto più il desiderio dilata il nostro cuore, tanto più diventeremo capaci di accogliere Dio.

Il desiderio prega sempre anche se tace la lingua. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand’è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio.

Chi desidera, anche se tace con la lingua, canta con il cuore. Chi invece non desidera, anche se ferisce con le sue grida le orecchie degli uomini, è muto dinanzi a Dio.

Tu sai che cosa desideri, ma egli solo sa che cosa ti giova.

Il tuo continuo desiderio, è la tua continua voce. Tacerai, se smetterai di amare.

Il desiderio di Dio è il “seno” del cuore, il cuore del cuore umano: cioè è solo il desiderio di Dio che rende profondo il cuore, che scava il cuore, perché Dio è al fondo del cuore umano.

Come ti cerco, dunque, Signore? Cercando te, Dio mio, io cerco la felicità. Ti cercherò perché l’anima mia viva. Il mio corpo vive della mia anima e la mia anima vive di te.

Giuseppe Cottolengo

Nella Piccola Casa non si deve mai pregare per il pane materiale. Il nostro Signore, ci ha insegnato a cercare prima il Regno di Dio, e che tutto il resto sarebbe venuto in seguito, ed a noi tocca di pregare così.

Una delle ruote maestre che fanno camminare la Picco Casa è la preghiera, alla quale, se si può, dobbiamo aggiungere sempre, ma non diminuirla neppure d’un’Ave Maria.

La preghiera vi fa cari a Dio, pregate dunque, pregate sempre; fatevi cari a Dio, e quando gli siate cari, egli sa molto bene, e meglio che non lo sappiate voi stessi, quello che vi è utile; non dubitate, chè vi darà in larga misura tutto che può valere a farvi santi.

Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi. E notate, che in questa giaculatoria trovansi compendiati i più bei titoli che competono alla gran Vergine, e la somma delle grazie da chiedersi e potersi desiderare, con quelle altre tutte che ci possano essere necessarie al fine desiderato; e l’orazione sarà perfetta chiedendo la grazia non solo per noi soli, ma altresì pei fratelli e per le sorelle nostre.

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