Cartoline da Folgarida

Vacanze
In genere, ci si reca in montagna proponendosi niente di più di una vacanza rilassante e disintossicante. Capita però di ripartire talvolta con qualche importante chiarimento su cruciali temi esistenziali e con una visione diversa della vita, che ora appare più piena di senso. Proprio così, soprattutto se la vacanza si chiama Mariapoli. Questa originale convivenza estiva tipica dei Focolari, iniziata all’ombra delle Dolomiti negli anni Quaranta e in seguito diffusasi in tutto il mondo, si è riprodotta quest’anno negli stessi scenari che l’hanno vista nascere. Dal 19 al 26 luglio hanno sperimentato il suo incanto ben 750 persone di varia età ed estrazione provenienti da Roma e da vari centri del Lazio, ma anche con qualche presenza non italiana. Luogo ospitante Folgarida, una attrezzata frazione turistica del comune di Dimaro, situata nella Val di Non a 1270 metri di altitudine, tra visioni mozzafiato di montagne e boschi di abeti e larici. Ma è davvero possibile un clima di famiglia fra tanti, spesso alla loro prima esperienza del genere e per la maggior parte senza conoscersi? La parola alle immagini e ad alcuni dei protagonisti, attraverso alcune cartoline inviate a parenti o amici. Carissima Letizia, è bello, quando sarò sola a casa, pensare che c’è questa grande famiglia che crede che non ci si deve fermare al dolore ma andare avanti amando, a cominciare dal vicino di porta. Giuseppina – Roma È stato come tornare a casa dopo una lunga assenza, ritrovando così il calore di un abbraccio materno. Adriana e Ciro – Roma Ciao, sono entusiasta di questa esperienza. Alcune persone le conoscevo già, ma la conquista più bella è stata incontrarne di nuove e condividere con loro, in maniera spontanea e naturale, momenti importanti. Si respira un’aria di festa continua. Maria Luigia – Gaeta Cara mamma, ho lasciato a casa preoccupazioni, problemi e tutto ciò che si era trasformato in un pesante fardello. Qui gli ultimi rimasugli di buio sono spariti facendo posto ad una grande gioia. È stato meraviglioso condividere, aiutare, collaborare… tanti piccoli gesti che mi hanno fatto riacquistare il gusto della vita, l’amore per me stessa e il rispetto per gli altri. Tiziana – Ceccano Caro Pietro Hsu, sto apprezzando i piccoli, grandi doni che ci riserva la vita di ogni giorno e riflettendo sul grande amore che Dio ha per ognuno di noi. Torno a casa con una gioia nuova che accende la vita e le dà significato. Giuseppe Yao – Cina Cara amica, ho messo il primo mattone per una costruzione solida. So che la strada sarà molto lunga per ridimensionare me stessa, ma posso dire che questa è la famiglia che ho sempre cercato. Elfrida – Fondi Abito su una discoteca e ne vedo e sento di tutti i colori. Ho sempre pensato che i giovani fossero tutti di quella specie, ma qui per la prima volta ho dovuto ricredermi O.M. Carissima Concetta (seriamente ammalata), il Padre ha voluto da te un’altra Mariapoli, costruita sul dolore e sulla rinuncia per sostenere e fecondare questa, che infatti sta riuscendo bella, intensa e fruttuosa. Grazie di cuore per il tuo generoso contributo che ci aiuta tutti. Luciana Ero venuta quasi costretta, La mia vita è perfetta così – pensavo – non ho bisogno di nulla. E invece i sorrisi della gente sono riusciti ad aprirmi il cuore e a farmi capire quanto sia bello voler bene gratuitamente. Non credo di poter cambiare da un giorno all’altro, ma voglio fare del mio meglio perché ciò accada. E. S. Una settimana che mi è sembrata un giorno. Ma anche se il tempo è volato, qualcosa ha scavato in profondità dentro di me, come l’acqua fa nella roccia. Ugo – Torrimpietra/Fiumicino Questa Mariapoli è un ringraziamento a te, Chiara. Ti avevo promesso in una lettera, agli inizi di quest’anno, di sigillare l’esperienza fatta a Castelgandolfo con una confessione. Oggi questo si è avverato, e tu mi hai facilitato tale compito. Così sono rinato a nuova vita. Giovanni – Latina Cari amici di Morogoro, ero arrivato qui con dei pregiudizi, non sapendo in che affare venivo coinvolto. Ma ho scoperto, fra altre cose, che il dolore mio e della mia gente devo considerarlo un dono, perché è Gesù che in esso mi invita ad abbracciarlo per poi risuscitare il terzo giorno. Padre Thomas – Tanzania

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