Il calcio in Cina: non solo “spese pazze”

Per aumentare la popolarità di questo sport nel Paese, in particolare tra i ragazzi, previsti investimenti in ventimila scuole. Nel frattempo si mette un tetto agli ingaggi.

Fanno discutere, ma soprattutto quanto meno riflettere, le dichiarazioni rilasciate da alcune autorità cinesi che potrebbero presto imporre uno stop agli “eccessi” di mercato dei club di calcio estremo orientali. Secondo quanto riportato lo scorso finesettimana dall’edizione online del Financial Times, l’Amministrazione generale dello Sport (Gas), ovvero l’agenzia governativa responsabile del sistema sportivo cinese, ha dichiarato che «sarà istituito un tetto agli stipendi dei giocatori e le spese di trasferimento per controllare gli investimenti irrazionali». L’organismo ha fatto sapere sul proprio sito che la supervisione finanziaria sui club sarà intensificata «per mantenere entro limiti ragionevoli gli stipendi dei giocatori di alto livello». Al di là dei controlli, si legge che «i club che non rispetteranno i criteri finanziari previsti saranno banditi dai campionati».

Stop alle follie dell’imperatore denaro? Staremo a vedere. Di certo, non sfugge come nelle ultime due sessioni di mercato, quella dell’estate 2015 e questa invernale di appena un anno fa, le squadre della Chinese Super League e della China League One, rispettivamente la prima e la seconda divisione del campionato di calcio cinese, avevano speso complessivamente qualcosa come non meno di 250 milioni di euro solo per acquistare prestazioni di nuovi giocatori, molti dei quali da Europa e Sud America. L’anno prima il totale speso dalle squadre cinesi nelle due sessioni di mercato non superava i 170 milioni di euro, mentre l’anno prima ancora non era andato oltre i 100.

Molti di questi giocatori non sono considerati ancora a fine carriera, come era accaduto ad esempio per esempio per i trasferimenti di Didier Drogba e Nicolas Anelka, qualche anno fa e sono stati pagati per l’intero valore del loro cartellino. Per citare qualche esempio, dalla nostra Serie A la Roma ha venduto all’Hebei China Fortune l’attaccante ivoriano Gervinho per circa 18 milioni di euro, mentre l’Inter ha venduto allo Shanghai Shenhua il centrocampista Freddy Guarin per 13 milioni.  Già l’anno scorso si erano trasferiti in Cina anche i brasiliani Ramires del Chelsea (per 28 milioni) e Renato Augusto del Corinthians. Un colombiano, Jackson Martinez, ex attaccante di Porto e Atletico Madrid, si era trasferito al Guangzhou Evergrande per circa 40 milioni di euro.

Il campionato cinese inizia a marzo, perciò quello che per noi è considerato il “mercato di riparazione” è invece per i cinesi la sessione di mercato più importante della stagione: si chiama calcio globale e, per la verità, non lo avevamo mai davvero così preso in considerazione. È diventato una lega professionistica solo nel 1994: la Super League esiste dal 2004 ma fin dalle prime edizioni sono stati ingenti i capitali investiti nelle squadre e nelle strutture sportive.

Non sono sfuggiti alcuni gravi scandali di corruzione: nel 2012 il più celebre arbitro di calcio del paese, Lu Jun, fu condannato a cinque anni e mezzo di carcere per aver truccato alcune partite, mentre negli ultimi sei anni ci sono state decine di arresti tra allenatori, giocatori e arbitri, anche se da tre anni a questa parte la situazione sembra migliorata, soprattutto grazie all’ingresso nel calcio delle aziende più ricche del paese e all’interesse del governo.

C’è una squadra in particolare cui si può attribuire la maggior parte del merito per aver portato l’attenzione dei cinesi, degli sponsor e del governo sul calcio: il Guangzhou Evergrande Taobao. Fondato a metà del Novecento, dopo una retrocessione per irregolarità nel 2009 iniziò a comprare ottimi giocatori poco conosciuti al pubblico cinese ma funzionali al gioco della squadra. Nel 2011 acquistò Dario Conca dalla Fluminense, l’anno prima miglior giocatore del campionato brasiliano, e l’anno dopo ingaggiò il nostro mister campione del mondo Marcello Lippi, l’attaccante paraguaiano Lucas Barrios dal Borussia Dortmund e l’attaccante brasiliano Elkeson. L’anno dopo il club vinse l’AFC Champions League, ossia la più prestigiosa coppa asiatica, e da allora è considerato come una delle squadre più forti del continente. Nel 2014 Jack Ma, fondatore e proprietario di Alibaba Group, secondo uomo più ricco della Cina e il 29esimo del mondo, comprò il cinquanta per cento delle quote del club, scongiurandone il possibile fallimento.

L’aumento dei soldi spesi dalle squadre cinesi negli ultimi anni anni è dovuto principalmente all’interesse delle aziende più ricche del paese e a quello ancora più forte del governo per il ruolo del calcio nella società cinese. Solo per fare un esempio, nel 2014, l’anno successivo alla vittoria dell’AFC Champions League da parte del Guangzhou, la Super League ha incassato circa 50 milioni di euro grazie a nuovi accordi di sponsorizzazione, mentre nei primi mesi del 2015 il presidente cinese Xi Jinping, molto appassionato di calcio, ha annunciato un piano decennale per potenziare le strutture calcistiche, aumentare la popolarità del calcio tra i ragazzi e per far crescere circa diecimila calciatori in più ogni anno dato che il calcio sarà incluso nei percorsi scolastici ed entro il 2017 il governo provvederà alla costruzione delle strutture d’allenamento per tutte le scuole che ne avranno bisogno, circa ventimila.

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