Caino e i suoi fratelli

La fraternità come principio regolativo della vita pubblica: un tema quanto mai attuale, di cui si occupa il volume Caino e i suoi fratelli, il fondamento relazionale nella politica e nel diritto, uscito per i tipi di Città Nuova a cura di Antonio Maria Baggio
caino e i suoi fratelli

Libertà, fraternità, uguaglianza. È nel famoso trittico della Rivoluzione Francese che la fraternità si afferma per la prima volta insieme agli altri due principi come categoria politica e giuridica. Oggi si torna a parlare di fraternità come principio regolativo della vita pubblica e proprio questo è l’argomento affrontato dal volume Caino e i suoi fratelli, il fondamento relazionale nella politica e nel diritto uscito per i tipi di Città Nuova a cura di Antonio Maria Baggio (nella foto). Sull’argomento abbiamo intervistato il Curatore.
 
Baggio, il libro ha come oggetto la fraternità come categoria politica e giuridica. È una categoria prettamente “cristiana” o può essere intesa come tale anche da una prospettiva laica della politica e del diritto?
«Il cristianesimo ha dato un rilevante contributo all’idea e alla pratica della fraternità, ma essa è al centro del messaggio di tutte le grandi religioni. Certamente, dunque, la fraternità è idea di origine religiosa ed i suoi contenuti cambiano a seconda della religione che prendiamo in considerazione; ma la fraternità comunica i propri contenuti alle culture che si sviluppano dalle religioni. Ed è proprio l’idea “laicizzata” di fraternità che è entrata nel dibattito pubblico e politico, dove ha piena cittadinanza».
 
Perché nel corso della storia la libertà e l’uguaglianza si sono affermate come categorie politiche e la fraternità no?
«Penso che, da una parte, la fraternità precede le altre due, rendendole possibili. Questo è vero sia nella storia della cultura – per cui, come ci testimoniano i racconti più antichi, le narrazioni mitologiche e religiose, è il fatto di essere fratelli che permette di considerarsi liberi ed uguali – sia nella storia di molti popoli: quando un popolo lotta per l’indipendenza o contro il colonialismo, possiede solo la fraternità tra i combattenti, che lottano per avere la libertà e l’uguaglianza. D’altra parte, però, la fraternità è difficile, è un principio regolativo degli altri due, che li orienta, che impedisce loro di degenerare: essere liberi e, allo stesso tempo, uguali, è la grande sfida delle democrazie mature, cioè la nostra sfida di oggi. Abbiamo le risorse materiali (uguaglianza) e quelle giuridiche e istituzionali (libertà), eppure non riusciamo a costruire una società giusta: perché? Ci mancano le risorse relazionali: non riusciamo ad essere fratelli».
 
In che cosa la fraternità dà il suo contributo specifico per una politica e un diritto realmente a misura d’uomo?
«In primo luogo, la fraternità è un principio di realtà: puoi scegliere l’amico, la moglie o il marito, ma non il fratello: lo devi accettare così com’è, con le sue scelte e con il suo pensiero diversi dai tuoi. Questo è il punto fondamentale, quello che Caino non accettò. In questo senso il principio di fraternità è il fondamento di tutti i diritti, proprio perché è, prima di tutto, il riconoscimento dell’altro nella sua pari dignità e nella sua differenza. Questo significa, per esempio, che la fraternità spinge a cercare la giustizia al di là della mera “norma”, non accontentandosi della “lettera” della legge, ma guardando alla realtà delle condizioni e delle relazioni nelle quali viviamo, come spiegano bene Adriana Cosseddu e Antonio Márquez Prieto nei loro studi. L’assimilazione dell’idea di fraternità conduce, in campo politico, non solo a dei diversi “contenuti” delle decisioni politiche (più sensibili ai bisogni del più debole, più attente alle diversità tra i cittadini e  al bene comune), ma anche ad un diverso modo di prendere le decisioni e di costruire il consenso attorno alle grandi scelte che un Paese deve compiere, come dimostrano Rodrigo Mardones e Paolo Giusta».
 
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