Cagliari e Alghero svoltano a destra

Sassari e Monserrato vanno al ballottaggio domenica 30 giugno, mentre Sinnai, nel cagliaritano, passa al centro sinistra. I limiti del voto disgiunto e la forte astensione. Il dietrofront del governo sulla pesca del tonno rosso
Paolo Truzzu

La nuova tornata elettorale ha interessato meno di 400 mila sardi. Il dato più consistente è quello di Cagliari, dove, per la seconda elezione consecutiva, il primo cittadino viene eletto al primo turno. Siederà, per i prossimi cinque anni, sul più alto scranno di palazzo Baccaredda, Paolo Truzzu, eletto con il 50,19% dei consensi. Come il suo predecessore, Massimo Zedda, Truzzu, consigliere regionale e dirigente di Fratelli d’Italia, è stato scelto dai cagliaritani al primo turno.

La forbice con la principale sfidante è esigua: il vantaggio di Truzzu su Francesca Ghirra, candidata del centrosinistra che si è fermata al 47,78%, ammonta a poco meno di 1.600 consensi, poco al di sopra delle preferenze attribuite al terzo sfidante Angelo Cremone, non più di 1.400 voti, insufficienti però a portarlo tra gli scranni. La Ghirra ha chiesto il riconteggio dei voti.

Il Partito democratico, in città, si conferma primo partito, seguito da Fratelli d’Italia e dal Partito sardo d’azione. Anche questa volta il voto disgiunto ha mostrato i suoi limiti: dati alla mano, i consensi delle liste del centrosinistra sono inferiori alle preferenze attribuite a Ghirra. E i voti mancanti sono andati, prevalentemente, alle liste del centrodestra, il cui numero di preferenze è superiore ai voti che i cagliaritani hanno espresso a favore del neo-sindaco Truzzu. Un sistema che dunque andrebbe profondamente rivisto, a favore, forse, di un sistema proporzionale puro, come già accade nei comuni al di sotto dei 15.000 abitanti.

E su Cagliari pesa, e fortemente, anche l’astensionismo. Un cagliaritano su due ha disertato l’appuntamento con i seggi, stante l’affluenza al 51,71%. Ed essendo stato questo il quarto appuntamento con le urne in un semestre, è davvero il caso di valutare il tanto agognato appuntamento con l’«election day», facendo quindi confluire in un’unica data le elezioni oggi sparse in diversi periodi dell’anno.

Anche ad Alghero ha vinto il centrodestra. Il sardista Mario Conoci è il nuovo sindaco con il 53,1% delle preferenze, e ha sconfitto il sindaco uscente Mario Bruno del centrosinistra, fermatosi al 31,9%, mentre il candidato del Movimento 5 stelle, Roberto Ferrara, ha ottenuto il 14,98%.

A Sassari si andrà invece al ballottaggio, domenica 30 giugno. In testa il candidato sindaco del centrosinistra, Mariano Brianda, magistrato, con il 34,01% delle preferenze, seguito dall’ex parlamentare Nanni Campus (30,55%), alla guida di cinque liste civiche, mentre il candidato del centrodestra, Mariolino Andria, si attesta al 16,28% e quello del M5s, Maurilio Murru, al 14,48%. Seguono Marilena Budroni, con il 2,81%, Lino Mura (1,36%), e Giuseppe Doneddu (0,51%).

Da registrare che Titino Cau è il primo sindaco leghista in Sardegna, a Illorai, nel Sassarese. Dato sconfortante per l’affluenza calata di quasi otto punti rispetto alle precedenti amministrative, si è recato alle urne il 55,3% degli aventi diritto.

Da segnalare ancora che in Sardegna è forte la preoccupazione per ciò che riguarda la pesca del tonno rosso, oramai agli sgoccioli, con le tonnare sarde che temono per la prossima stagione. Il tonno rosso italiano è assegnato dal Ministero delle Politiche agricole ai pescherecci (74% per quelli a circuizione, 14% per quelli con i palangari) e una piccola quota (l’8% del totale) è riservata alle tonnare.

A pescare con le tonnare da più di una decina d’anni sono rimaste quelle nell’area dell’isola di San Pietro. Il sistema della tonnara è il più antico e il meno efficiente, ma porta con sé anche una ricaduta positiva di immagine (e di turismo) per il territorio. Per questo da tempo l’isola trapanese di Favignana, dove l’ultima mattanza risale al 2007, lavora per riattivare la sua tonnara. Ad aprile un decreto assegnava delle quote di tonno rosso a due tonnare da riattivare, quella di Favignana, appunto, e quella di Cala Vinagra, in Sardegna.

Ma il 30 maggio scorso dopo un investimento di 700 mila euro di un imprenditore siciliano a Favignana, il governo ha fatto marcia indietro cambiando in corsa le regole sulle quote. Nella nuova formulazione, basata sui parametri storici di pesca, alle tonnare sarde tradizionali sono assegnate 328,4 tonnellate, mentre le altre 29 sono equamente divise tra Favignana e Cala Vinagra. Perché una tonnara possa essere redditizia occorrerebbe pescare un centinaio di tonnellate di tonno rosso. Con 14 la riapertura di Favignana diventava un’impresa economicamente senza speranza. Quindi impianto chiuso e lavoratori a casa.

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