C di carità

L'amore divino ci riveste di abiti di pazienza, altruismo e bontà. In due lettere raccolte nel libro Consacrati per l'unità Chiara Lubich spiega come essa sia la forza rigeneratrice anche degli altri carismi
Consacrati per l'unità

Tutto è vano se manca l'amore per San Paolo, distante dal semplice sentimento o dala seppur nobile benevolenza. Chiara Lubich lo aveva vissuto e riscoperto nel carisma dell'unità, ma lo aveva visto come prerogativa anche degli altri carisimi, come forza illuminante che ravviva l'unione con il proprio fondatore. Lo racconta in due lettere indirizzate ai consacrati e alle consacrate, raccolte nel libro curato da Paolo Monaco, Consacrati per l'unità, 2010. 

Ai consacrati
«Nel 1974 Chiara ha ulteriormente spiegato: «Il carisma dell’unità mette in moto i figli dei Fondatori e fa che si conoscano e si uniscano tra di loro. Siccome la carità è illuminante, ognuno viene illuminato sulla propria vocazione, che sente dentro di sé… La carità ravviva in loro il sangue del Fondatore, lo fa circolare e quel religioso diventa sempre più benedettino, sempre più francescano, ecc. E potremmo anche dire che essi verranno ad assomigliarsi fra di loro, perché hanno in comune quel Gesù che è la base di tutta la vita cristiana anche prima di quella religiosa».

«Ma Chiara precisa che i religiosi devono passare attraverso l’ascetica dell’unità, che significa perdere il proprio essere passionista, francescano, che ha come frutto essere Gesù.
Agli inizi degli anni ’70 lo sviluppo della vita in tutti i continenti fece emergere l’esigenza di costituire nuclei di religiosi nelle città o in regioni più ampie, per incontrarsi regolarmente e garantire la presenza stabile di Gesù fra loro, che li avrebbe illuminati su come vivere nell’oggi i carismi dei loro fondatori, in uno spirito di aggiornamento radicato nel Vangelo vissuto. Per promuovere la comunione fra i nuclei nacquero le “segreterie” nazionali o zonali».

Alle consacrate
«Per Chiara le parole di Paolo VI furono una grandissima gioia e subito scrisse una bellissima lettera alle religiose radunate al Centro Mariapoli di Rocca di Papa (Roma): "Ora, siccome Paolo VI Le ha esortate a portare il fuoco dell’Ideale nelle rispettive Congregazioni e negli Ordini, se Loro fermamente crederanno – come Maria credette –, le loro Famiglie religiose ad una ad una trasformeranno, diventando ovunque cenacoli ardenti della carità di Cristo con conseguenze che nemmeno possiamo immaginare… Insomma, carissime sorelle, sarà un incendio! Sì, sarà un’invasione d’amore nella Chiesa e nel mondo, perché è proprio attraverso le creature più deboli che Dio opera le cose più grandi.

«Ho visto nascere nel Movimento dei Focolari tante branche, tanti rami, tante sezioni. In realtà una più bella dell’altra, una più attraente dell’altra, ma in questo mio saluto, lascino sorelle mie e nostre, che dica Loro che questo Movimento fra le suore, sotto un aspetto, è certamente il più bello. Il motivo? Perché Maria nella sua Opera s’è tenuta la parte più dolce alla fine: dulcis in fundo. Maria s’è aggregata all’Opera di Maria coloro che più le somigliano perché donne, perché vergini, perché madri di Cristo in molti fratelli e ora, con l’Ideale, madri perché generatrici di Gesù presente spiritualmente fra loro, nelle loro case, nel loro Ordine ed anche fra tutti gli Ordini. Prego Maria di benedirle ad una ad una. Ringrazio poi, particolarmente quelle che con la loro firma, hanno posto sull’altare di Gesù le proprie sofferenze, preghiere, Sante Messe per “l’unico Calice”. Preghiamo tutte per questo. E preghino anche per me che, in quanto donna e consacrata a Dio ed in una vita di comunità, mi sento tanto del loro Movimento. Io le ricordo già tutti i giorni nella comunione e chiedo a Gesù le grazie spirituali e materiali che loro domandano. Restiamo unitissime, anche se fisicamente lontane, diamo a Maria la gioia di rivedersi almeno un po’ in ciascuna di noi. Nel Suo Cuore Immacolato, Chiara"».

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