Burkini sì, burkini no

Il divieto imposto in Costa Azzurra sta animando la nostra estate. La questione è complessa e non può essere affrontata in maniera semplicistica
burkini

Stamane, in un convegno dell'Associazione filosofica riformata olandese e belga, ho chiesto ad un filosofo africano la sua idea riguardo la questione del burkini in Francia. Lui ha confuso 'burkini' con 'bikini', e mi ha risposto: «In Africa le donne non usano mai il bikini in spiaggia, e chi va in topless è arrestata».

Questo equivoco mi è parso comunque interessante. Il grande tema che si nasconde dietro questa vicenda del burkini è il corpo, e quindi il corpo delle donne (qualsiasi discorso sul corpo è sempre prima di tutto un discorso sul corpo delle donne, per molte ragioni). L'uso del corpo in Occidente negli ultimi 50 anni è qualcosa di inedito nella storia umana, e unico. Le altre culture – inclusa la nostra tradizione contadina – hanno un rapporto complesso con l'esposizione del corpo in pubblico.

Per la maggior parte delle donne islamiche che indossano il burkini, l'alternativa reale non è tra burkini e bikini ma tra burkini e la vasca privata di casa. Per questo non credo che si possa affrontare una questione così complessa, che riguarda il corpo e la libertà delle donne e quindi il corpo e la libertà di tutti, imponendo semplicemente un divieto sulle spiagge della Costa Azzurra (dove, ovviamente, le donne islamiche che ne fanno uso sono in prevalenza moglie e figli di sultani e ricchi arabi). E non facciamola diventare l'ennesima superficiale discussione estiva.

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