Buon lavoro, presidente Montante

Eletto a capo di Confindustria Sicilia è stato artefice insieme a Lo Bello del percorso di legalità che ha portato all'espulsione degli imprenditori conniventi e a denunciare il pizzo con maggior decisione
Antonello Montante

Si è conclusa la stagione della presidenza regionale di Confindustria Sicilia di Ivan Lo Bello, proposto strategicamente da Montezemolo nel 2006 per chiudere un periodo nero dell’associazione degli industriali. Lo Bello ha significato la linea di demarcazione tra l’impresa libera da condizionamenti e l’impresa legata alla mafia; ha saputo cogliere la voglia di cambiamento che gli stessi industriali siciliani mostravano di volere e soprattutto ha saputo dare con coraggio la svolta decisiva contro la mafia e l’illegalità, giungendo a promuovere il codice etico che impone agli imprenditori siciliani di denunciare il racket, pena l’espulsione dall’associazione.
 
Un fatto assolutamente impensabile solo qualche anno addietro. Ricordo che quando lo intervistai – in occasione del mio libro L’uomo d’onore non paga il pizzo mi confidava che, come gli attacchini del comitato “Addiopizzo” , questa rivoluzione è potuta accadere grazie ai trentenni e quarantenni dell’associazione degli industriali che, naturalmente, erano interessati a un’economia non legata al potere e soprattutto al malaffare. Lo Bello, in buona sostanza, mi confidava di aver avuto “solo” il coraggio e la capacità di saper interpretare in pieno questo bisogno. E da quel saper interpretare è venuto fuori tutto il cambiamento che abbiamo assistito con interesse in questi anni: una forte spinta in favore di un’economia davvero libera da condizionamenti di ogni tipo di criminalità organizzata.
 
E in effetti sono stati anni di grande tensione morale e di ripensamento della stessa associazione degli industriali che anni prima aveva lasciato solo Libero Grassi, l’imprenditore che, essendosi rifiutato di pagare il pizzo, venne ucciso a Palermo il 29 agosto 1991, le cui denunzie erano state definite una “tammuriata”, come a dire: tanto rumore per farsi pubblicità! Niente accade a caso e niente accade invano. Gli anni sono passati e il cambiamento si vede a occhio nudo e anzi la voglia di cambiamento dell’associazione degli industriali siciliani che all’inizio poteva sembrare, a uno sguardo distratto o prevenuto, l’azione di uno sparuto gruppo di minoranza, oggi è sentire comune dell’intera associazione e ha riguardato anche il livello nazionale della stessa associazione.
 
Oggi, con l’elezione di Antonello Montante a presidente giunge un bel segnale. Intanto la dimostrazione e la conferma di un gioco di squadra che in questi anni gli industriali siciliani hanno saputo mettere in campo e poi la dichiarata volontà di voler continuare senza tentennamenti il cammino intrapreso. Montante, infatti, è stato l’artefice insieme a Lo Bello del rinnovamento dell’associazione, ma ha ricoperto fino a oggi la carica di delegato dell’ex presidente nazionale Marcegaglia sul tema della legalità.
 
Proprio a Montante si deve l’idea di istituire una sorta di “rating antimafia”, cioè un rating che premia le aziende virtuose, che ha trovato tanto apprezzamento anche nel governo Monti. Da tanti questa proposta di Montante (di cui ne abbiamo dato conto anche in altri articoli su questo sito), è considerata particolarmente efficace in questa fase di scarsa liquidità, come prezioso strumento anti credit crunch. Il “rating antimafia” e il “codice etico” sono particolarmente apprezzati anche a livello nazionale, perché ritenuti strumenti per un’equa concorrenza e per una sana cultura d’impresa. Interessano tutti perché sono una battaglia culturale ma anche una leva non indifferente di sviluppo per il libero mercato. L’immagine dell’economia che oggi viene alla mente è questa, nuda e cruda: è come se avessi il frigorifero pieno di ogni ben di Dio ma mi hanno tagliato il gas. Il cibo, mano a mano scade e lo devo buttare e io, non potendolo cucinare, muoio di fame.
 

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