Buon compleanno, maestro Muti!

Il direttore compie settant’anni e continua a imprimere rigore, fierezza e fuoco a quanto dirige. Suoi prediletti rimangono Verdi e i giovani
Riccardo muti

Oggi compie i fatidici 70 anni. Anche il direttore napoletano ha toccato il traguardo della terza età. Ma lui, indomito nonostante alcuni precedenti allarmi per la salute, si sente giovane e pieno di risorse. Fra qualche giorno a Salisburgo, dirigerà un nuovo Macbeth verdiano, che poi porterà a Roma insieme all’Attila, altro titolo del maestro di Busseto.

 

Quella per Verdi è una predilezione da parte di Muti, che ne è attualmente il maggior interprete a livello mondiale. Basta ascoltarlo dal vivo – oltre che nelle incisioni – e ci accorge della familiarità o meglio della corrispondenza spirituale fra lui e il compositore, cui offre interpretazioni di riferimento quanto a precisione, fedeltà al testo, senso drammatico. Ogni volta che l’ho visto- in prova o in concerto –sono rimasto sbigottito dal rigore, dalla chiarezza e dal fuoco che Muti imprime a ciò che dirige.

Muti infatti è nemico dichiarato dell’ignoranza culturale e musicale. Sempre più appare una voce importante nel panorama culturale nostrano. Non ha paura di chiedere ai politici un reale interesse per la nostra cultura, non solo musicale e di farsene messaggero in tutto il mondo.

 

Fiero della propria italianità, il maestro nutre una passione per i giovani. Ha fondato l’orchestra Cherubini, tutta giovanile: nell’assistere ad una sua prova con loro, si avverte un senso di paternità artistica discreta, ma forte e timidamente commossa. Perché Muti, in fondo, è un timido, nonostante la fierezza dell’aspetto.

Ora, come egli ha dichiarato, ha approfondito l’interesse verso la trascendenza, un interesse in verità mai spento. Basterebbe ascoltare il Requiem verdiano, diretto innumerevoli volte. La prima volta che lo sentii dal vivo, a Ravenna, rimasi impietrito dalla bellezza del suono, dalla potenza e dalla forza spirituale.

 

Certo, a 70 anni dirigerà meno opere, lavoro assai faticoso, sia a Roma che a Chicago, dove è direttore stabile e prediligerà il repertorio sinfonico, specie quel tardo settecento che ha riscoperto, ritrovandone dei veri capolavori.

Lo aspettiamo a Roma quest’anno, dove nel 2013- anno verdiano – ci saranno ben tre opere del bussetano. Auguri, maestro!

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