Brindisi – Palermo

Una comunità che vuole rifiutare qualunque violenza e tutte le mafie, deve dare una testimonianza pubblica. Deve metterci la faccia perchè é necessario vedersi, ri-conoscersi, essere un popolo di legalità
Presidio spontaneo dopo l'attentato di Brindisi

Venerdì notte tornavo da un incontro sulla legalità che si era svolto a Sant’Agata di Militello in provincia di Messina. Insieme con me, sul tavolo dei ralatori, l’ex presidente della Federazione italiana antiracket. Ho ricordato ai presenti un episodio che segnò la mia vita. Negli anni novanta la zona dei Nebrodi fu scossa da una serie di forti intimidazioni mafiose legate al racket. I primi commercianti che si ribellarono al pizzo furono proprio quelli di Tortorici, Sant’Agata di Militello, Capo D’orlando. Spesso, in quegli anni, le prime associazioni antiracket nascevano nelle sacrestie delle parrocchie e su incoraggiamento dei parroci Un pò come avveniva nell’ottocento, quando allora nelle sacrestie sorgevano le prime società e banche di mutuo soccorso.

Ricordo che una mattina alcuni amici mi telefonarono. Erano impauriti e preoccupati. Il giorno prima tutti i mafiosi della zona che erano stati arrestati grazie alle denunzie dei commercianti, erano stati rilasciati. I commercianti adesso temevano la loro vendetta. Mi chiamarono per esprimere anche fisicamente la solidarietà. E cosi feci. Andammo un paio di amici da Palermo fino a Sant’Agata per far sentire a quella cittadinanza che non erano soli. La solidaretà, per essere efficace, deve divenire prossimità. L’altra sera a Sant’Agata ho concluso il mio intervento citando Paolo Borsellino che diceva: " Se la gioventù le negherà il consenso anche la onnipotente, misteriosa mafia svanirà come un incubo. L'importante é che il coraggio prenda il sopravvento".

E poi, ieri mattina, la terribile notizia dell'attentato a Brindisi…

Alle 7.50 un'esplosione davanti al cancello dell'Istituto Morvillo di Brindisi, ha causato la morte di una ragazza di 16 anni, Melissa Bassi di Mesagne. Una sua compagna, Veronica Capodieci, è rimasta gravemente ferita. Altri cinque giovani sono rimasti feriti. Non tutto é ancora chiaro e chiederei di aspettare prima di avventurarsi in interpretazioni o cercare di individuare mandanti ed esecutori. Una cosa é certa: é un duro colpo alla voglia di libertà e di legalità. E’ una ferita mortale inferta contro una comunità. E’ probabilmente "strategia della tensione" che periodicamente nei momenti di grande fibrillazione della nostra società, si risveglia e viene usata con cinismo. Ed é un duro colpo contro i giovani, quei giovani che – come diceva Borsellino – saranno in grado di far svanire la mafia, ma anche qualunque violenza, come un incubo. "Qualunque sia la matrice delle bombe di Brindisi, è stato colpito il cuore della lotta per la legalità, la scuola". Lo ha detto Rita Borsellino, relatrice in commissione speciale contro mafie e crimine del Parlamento europeo.

Per dare un segnale forte di solidarietà alla città di Brindisi, alla scuola "Morvillo" ai ragazzi , ho aderito anch’io ieri sera alla proposta spontanea nata su facebook di formare un presidio silenzioso in varie città italiane. A Palermo ci siamo trovati davanti alla Scuola "Falcone" del quartiere ZEN di Palermo. Già nel pomeriggio, sempre a Palermo, ci si era dato appuntamento sotto l’albero Falcone, storico simbolo dell’impegno civile contro la mafie e tutte le violenze.Ho sentito di doverlo fare insieme ai miei concittadini, cosi come l’ho fatto alcuni anni prima, quando era necessario testimoniare la solidarietà a Sant’Agata di Militello. Ma come é successo tante altre volte in questa nostra Italia negli anni passati. Ho sentito di doverlo fare perché una comunità che vuole rifiutare qualunque violenza e tutte le mafie, deve dare una testimonianza pubblica. Deve metterci la faccia, é necessario vedersi, ri-conoscersi, sapere che ci siamo.

Questa, mi sembra, é stata l’esperienza sotto l’albero Falcone e davanti la scuola "Falcone" al quartiere Zen: la comunità di una città che vuole dare, anche visivamente, l’idea dell’unità. Una comunità che presidiando silenziosamente – senza bandiere di sindacato o di partito – una scuola simbolo di Palermo, ha voluto stringersi alla scuola di Brindisi, ai ragazzi di quella città.

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