Bombe mafiose da disinnescare

Nel foggiano la popolazione e i commercianti sono nel mirino della malavita organizzata. Il sindaco di San Severo chiede l'intervento immediato del governo. Attesa nei prossimi giorni una visita della ministra dell'Interno Luciana Lamorgese

Otto bombe intimidatorie in meno di una settimana sono una vera e propria dichiarazione di guerra nei confronti dei lavoratori, della comunità civile, dello Stato e dei cittadini, anzi dei concittadini di San Severo nel foggiano. Le esplosioni all’esterno di un negozio di parrucchiere e di fuochi pirotecnici sono le ultime di una lunga serie dall’inizio del nuovo anno. Un fioraio, un concessionario di automobili, una ditta di distribuzione di caffè, un ristorante-friggitoria e un ordigno davanti un’abitazione incrementano la tragica lista di persone che subiscono la prepotenza di delinquenti che, per interessi criminali, giocano con il fuoco sulla vita e i sacrifici delle persone, pretendendo di essere padroni di un territorio a spese della vita degli altri.

Le esplosioni di matrice mafiosa, avvenute una a poche ore di distanza dall’altra in dieci giorni, generano paura nella comunità di San Severo, nella provincia di Foggia, dove Luciana Lamorgese, ministra dell’Interno, si recherà lunedì prossimo per dare un segnale di vicinanza ai cittadini, per un comitato provinciale di pubblica sicurezza insieme alle amministrazioni che non possono e non devono essere lasciate sole. A richiamare la presenza del ministro in Puglia è stato Francesco Miglio, sindaco di San Severo, che a seguito delle esplosioni ha espresso la sua preoccupazione: «Chiedo non solo di annunciare vicinanza e solidarietà alla nostra popolazione che, in questo momento, si sente lasciata sola, ma anche – ha dichiarato – per annunciare delle misure concrete da attuare nelle prossime settimane per sventare quello che è un vero e proprio piano, una vera e propria strategia messa in atto dall’associazione mafiosa per tenere sotto scacco questa popolazione e questo territorio. Io mi aspetto che ci sia questa venuta del ministro Lamorgese nei prossimi giorni. Diversamente saremo noi ad andare a Roma con la popolazione a rivendicare un’attenzione che in questo momento crediamo di meritare”.

Gli ordigni, evidentemente di stampo mafioso, sono un chiaro affronto nei confronti della legge, della legalità, dell’economia locale, un lampante atto di racket estorsivo.

Il danno economico e morale non può e non deve riguardare solo i lavoratori e gli imprenditori delle attività interessate, ma tutta la popolazione. Senza un sostegno adeguato si rischia di bloccare ogni tipo di attività, in preda alla paura. Il terrore da clima bellico ha svegliato spesso la comunità foggiana dall’inizio del 2022 in una battaglia che, probabilmente, vuole davvero dividere la società tra buoni e cattivi, magari con il silenzio dell’omertà e dell’indifferenza.

Tantomeno si possono trovare giustificazioni in questo complicato periodo storico in cui, invece, è doveroso far emergere un senso coeso di comunità civile che le organizzazioni criminali vogliono dividere. Non può bastare, infatti, il concetto dell’ ”assenza dello Stato” come causa di tali atti di violenza. I cittadini, oltre a dover essere difesi e tutelati dalle istituzioni, sono chiamati a schierarsi dalla parte di chi non si arrende, di chi non si lascia intimidire, di chi trova coraggio nella forza dell’impegno sociale e civile. Proprio a Foggia nel 2020 fu organizzata da Libera la mobilitazione cittadina per denunciare gli atti di violenza mafiosa, dove parteciparono ventimila persone.

L’escalation esplosiva degli ultimi giorni intende cancellare l’impegno dei cittadini onesti, delle forze dell’Ordine, delle associazioni che avevano intrapreso un cammino di denuncia e di riscatto sociale, eppure quel cammino non può arrestarsi o retrocedere alla cultura mafiosa che si difende con le bombe! Lo stesso commerciante dell’attività di fuochi pirotecnici, nonostante gli ingenti danni economici causati dalle esplosione, non cede alla paura e annuncia la sua voglia di ripartire.

Occorre non abbandonare i cittadini, senza circoscrivere la piaga mafiosa ad una provincia. Questo scenario di guerra impone, ad ogni cittadino non solo di San Severo, ma ad ogni pugliese e ad ogni italiano di scegliere di schierarsi. Sebbene gli episodi proliferino nel territorio foggiano in questo momento storico, il disinteresse degli altri Comuni pugliesi con superficiali campanilismi sarebbe deleterio, ma il senso di comunità che si sta sviluppando e che si percepisce in molta parte dei cittadini deve ramificarsi per essere tronco solido su cui possono sostenersi ora San Severo, ma un domani anche ogni centro piccolo, medio o grande del tacco d’Italia. Non si può permettere che le luci della ribalta della Puglia vengano spente da criminali e corrotti, mafiosi e omertosi, politici disonesti e cittadini superficiali proprio quando stanno brillando.

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