Bnl risponde sul finanziamento agli armamenti

Bnl risponde a 13 organizzazioni della società civile su finanziamenti per armamenti e nucleare ad alto rischio.
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«In qualità di cliente esprimo il mio totale dissenso rispetto ad alcuni comportamenti della banca, che ritengo contrari ai principi di responsabilità sociale che ogni istituzione finanziaria dovrebbe avere. Per questo Vi chiedo spiegazioni in merito, riservandomi la decisione di interrompere ogni rapporto con l’Istituto, qualora esse non saranno esaustive. Lettera firmata».  Non tutti possono scrivere una missiva del genere alla propria banca. Difficile da immaginare la libertà di chi, con fatica, è riuscito a strappare la concessione di un mutuo per la casa o un fido per andare in rosso sul proprio conto corrente senza pagare troppi interessi. Eppure anche comunicazioni del genere – sostenute da campagne di informazione come quella contro le cosiddette “banche armate”, e firmate da clienti che in genere non possiedono fortune da nababbi – sembra che nel tempo siano riuscite a suscitare una risposta che prefigura un impegno, se non proprio di cambiamento, da parte di alcuni istituti di credito.

 

Le imprese vivono del credito che banche e organi finanziari sono disposti a concedere, in base a dossier approfonditi sulla prospettiva di successo e quindi di profitto del singolo progetto. «Il denaro governa il mondo», afferma un detto popolare: che però scade nel fatalismo se non si compie il passaggio di comprendere «chi e come» gestisce questo governo, con la pretesa evidente di aiutare a costruire una diversa «architettura finanziaria». Certi risultati, come il bando internazionale alla produzione di mine e ora delle bombe a grappolo, sono arrivati dopo campagne di pressione verso le banche per non far finanziare le aziende coinvolte nella loro produzione.

 

Va intesa in  questo senso la corrispondenza avvenuta tra tredici organizzazioni sociali e i vertici di Bnl e Bnp-Paribas indicate, dati ufficiali alla mano, come le banche più esposte a livello mondiale nel finanziamento del nucleare civile ad alto rischio e di sostegno nell’esportazione di materiale bellico. L’accusa non proviene da soggetti pericolosi intenti a sfondare simbolicamente vetrine o bancomat, ma da analisti finanziari, esponenti del volontariato e realtà missionarie alla ricerca di un dialogo concreto e ragionevole. La notizia consiste nel fatto che sia arrivata una risposta da parte dell’amministratore delegato del Gruppo Bnl, Fabio Gallia. I contenuti della lettera sarebbero insoddisfacenti, secondo i suoi interlocutori, perché rimarrebbero inevasi alcuni degli impegni richiesti, «come la pubblicazione delle singole operazioni appoggiate dai due istituti e dalle rispettive controllate, la rinuncia ad appoggiare operazioni di esportazione verso Paesi dove sono state riscontrate serie violazioni dei diritti umani e la rinuncia a finanziare o appoggiare imprese impegnate verso paesi in conflitto». Mentre, in via generale, rimarrebbe senza riscontro la richiesta di assunzione di doveri precisi «per ridurre l’impegno verso operazioni di appoggio nella produzione ed esportazione di armamenti». Quanto al nucleare, le stesse organizzazioni registrano, ad esempio, la mancata risposta sulla tecnologia obsoleta adottata nella centrale Agra 3 in Brasile finanziata dal gruppo bancario.

 

Altre iniziative avviate in passato verso altri istituti di credito hanno già portato ad adottare direttive interne molto vincolanti. E la sorpresa viene dal fatto che le varie azioni di pressione sono arrivate, negli anni, grazie ad una rete capillare di associazioni di ogni genere, enti locali, parrocchie e singole persone senza l’impegno di istituzioni depositarie di grandi capitali. Uno strumento di monitoraggio sul comportamento di alcuni dei gruppi bancari più in vista è offerto dal sito www.vizicapitali.org, che si avvale della collaborazione gratuita di una vasta rete di competenze maturate nel campo dei diritti umani, promozione della pace, rispetto dell’ambiente e difesa dei beni comuni. L’intenzione è quella di offrire non solo criteri di giudizio e di analisi, ma anche di promuovere le «pubbliche virtù» delle banche, per restituirle ad una necessaria funzione pubblica a servizio della società e non della speculazione. A volte ciò che appare impossibile avviene a partire da una semplice, apparentemente inutile, obiezione che nasce dalla coscienza personale. 

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