Bentornato, Museo Bailo!

A Treviso riapre al pubblico la sede espositiva chiusa da dodici anni. Raccoglie le opere di tanti artisti veneti e offre mostre ed esposizioni che candidano la città a diventare un’attrattiva culturale della Bella Italia
Museo Bailo

Treviso è città d’acqua – il Sile ed il Cagnan che l’attraversano in dolci canali– mite ed operosa. La gente lavora, non fa rumore, ma è soda ed accogliente. Così, dopo dodici anni di chiusura, il 30 novembre, presente il ministro Franceschini, il glorioso Museo – nato nel 1879  in Borgo Cavour – è stato riaperto al pubblico con la facciata, rinnovata e ariosa, gli spazi interni ampli e vetrati,  e la Galleria del Novecento con le opere di tanti artisti della terraferma veneta, primo fra tutti il grande Arturo Martini in ben 134 lavori.

 

Diciamolo subito, che la Galleria è luminosa e didatticamente pregevole. Bronzi, marmi gessi di Martini, tele di Springolo, Voltolin, Fabiano, Gino Rossi senza dimenticare le incisioni di  Giovanni Barbisan e la sezione dedicata alla scultore Carlo Conte e alla sua gipsoteca sono i punti più emozionanti di una splendida raccolta. Da gustare una per una nelle sale luminosamente bianche entro l’antico luogo che conserva, nel giardino del chiostro, il grande blocco di Adamo ed Eva del Martini, sulla soglia del Paradiso Terrestre (acquistato dal Comune mediante una pubblica sottoscrizione nel 1992).

 

Ma il Museo rinato non si ferma qui. Perché la sezione d’arte antica, quella delle tele di un Bassano, di un Tiziano, di un Lotto- solo per citare alcuni geni – è ospitata nell’ex convento accanto alla chiesa trecentesca di Santa Caterina, dove Tommaso da Modena ha dipinto le storie di sant’Orsola. Entrando nell’ambiente ad una unica navata e dal soffitto altissimo, gli affreschi risplendono del gustoso tono narrativo di leggenda popolare: Tommaso parte da Giotto, ma è più affettuoso, anche allegro, un grande regista di fiction. Certo c’è ancora da sistemare le tele- ma uno sguardo al Crocifisso del Bassano in “primo piano” è una esperienza indimenticabile -, però le cose son avviate, perché Treviso si sta lanciando in una rinascita culturale a grande raggiera.

 

Come spiegare infatti negli spazi di Santa Caterina la bellissima mostra su Escher (fino al 3 aprile), artista dai mille volti e dalla tecnica infallibile che inaugura il nuovo Museo con decine di opere, una più incisiva dell’altra, dando allo spettatore quasi uno scatto di corrente elettrica dell’anima che il prezioso catalogo Maurits porta poi ad approfondire?

Oppure, presso la Casa dei Carraresi in pieno rione Pescheria – un viaggio nel passato indimenticabile – la rassegna sul Greco in Italia, Metamorfosi di un genio che  fa rivivere la sua giovinezza  tra Tiziano Bassano Parmigianino arrivando addirittura a Bacon e a Picasso? E, a questo proposito, è utile ricordare che, accanto ad opere semisconosciute del Greco – minuscoli e lividi Crocifissi, icone trascolorate -, la mostra termina con l’esposizione, la prima volta in assoluto, del cartone per le Damigelle d’Avignone del grande Pablo.

 

Ormai Treviso, con i due musei civici, presenta una superficie complessiva espositiva di 3700 mq. Se a questo si aggiungono il duomo, con la cappella affrescata da Pordenone e l’Annunciata di Tiziano e la basilica gotica di san Niccolò col Chiostro di Domenicani, e le mille  sorprese, ci si renderà conto che con l’inaugurazione del Bailo – di fatto un nuovo Museo – è davvero partito il grande progetto cultuale della città veneta, un gioiello della bell’Italia. Una volta tanto, politica, privati e soprattutto passione hanno creato qualcosa che resterà nel tempo.

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