Benedetto XVI, un conservatore rivoluzionario

Un papa troppo europeo? Poco uomo di governo o invece un pontefice di preghiera e di non comune intelligenza che ha saputo chiedere perdono ma non è riuscito nei cambiamenti interni alla curia romana. Ha giocato il suo ministero nel rapporto fede-ragione, cardini della modernità. Dal corrispondente argentino
Benedetto XVI

Sorpresa sì e no, perché nessuno si aspettava in questo momento l’annucio della rinuncia di Benedetto XVI anche se lui ne aveva parlato qualche volta, e in maniera molto chiara nel libro intervista con Peter Seewald nel 2010. La decisione di papa Ratzinger mostra un atteggiamento cosí diverso da quello di Giovanni Paolo II che stupisce un po’. Mentre Wojtyla riteneva che la rinuncia all’incarico era una forma di tradimento alla croce, Ratzinger si mostra naturalmente razionale (l’etá e la mancanza di forze é un dato di fatto) e fa appello alla coscienza come centro della persona (piú volte confrontata con il Signore).

Forse questo gesto segnerà un prima e un dopo nella storia della Chiesa, giacché mai un pontefice aveva rinunciato in maniera così libera e personale, senza nessuna pressione interna o politica, ma solo frutto di una lunga e secreta meditazione. Sicuramente sarà ricordato anche per questo attegiamento “rivoluzionario”, propio lui che i mass media con certa superficialità volevano conservatore e dogmatico.

È stato un grande papa, bisogna dirlo, un uomo umile e deciso (basti ricordare come ha fatto fronte allo scandalo della pedofilia e ha punito il fondatore dei Legionari di Cristo), spirituale,  prudente e di buon senso (il suo avvicinamento ai lefebvristi e la concesione alle messe in latino sono nate da un desiderio di unitá e rispetto). Troppo tedesco? Può darsi, ma nei secoli ci sono stati tanti papi troppo italiani. Forse anche troppo europeo, nel senso che in altri continente questo poteva pesare un po’.

Mi pare sia un obbligo riconoscere che con lui la Chiesa faticosamente ha cercato di riprender più decisamente di prima la strada del Concilio Vaticano II. È stato uno uomo di governo? Forse non tanto come avremmo voluto. Infatti tanti speravamo che lui riuscisse a cambiare veramente la curia romana, così pesante per la vita del popolo di Dio e aprire Roma più fiduciosamente alle chiesi locali. Ma è anche vero che tutte le volte che è stato frainteso o non capito, Ratzinger ha chiesto perdono. Sono convinto che lo scandalo di Ratisbona sarà letto in altra luce con gli anni. Lui è un uomo di preghiera e di non comune intelligenza e preparazione. La sua grande passione è il rapporto tra ragione e fede, quasi una chiave di lettura del suo magistero.

Il suo ultimo libro L’infanzia di Gesù è di una sconcertante belleza. Sembra non tener conto della interpretazione storico-critica. che ben conosce, per scrivere con respiro poetico e profondamente spirituale sulla persona di Gesù, da lui tanto ammirata e amata. Il suo rapporto coi grandi pensatori è da uguali, pare non sia più timido in quella compagnia. E quando scrive non lo fa da papa, ma da teologo. Anche questo è un gesto di modernità e di rispetto per l’autonomia dell’umano. Sembra così tante volte avvicinarse a Paolo VI, per la sua sensibilità.

Inoltre, bisognerà prendere nota di questa rinuncia nelle istituzioni della Chiesa. Non sarà necessario saper dare posto a altre generazioni negli ordini, nelle congregazioni, nei movimenti e associazioni? Forse i gesuiti, con la rinuncia di Peter Hans Kolvenbach, da Ratziger permessa, hanno cominciato questa strada. Tutto sommato, una rinuncia per età non è altro che tenere presente la fine dell’uomo e l’eternità di Dio.

Joseph Ratzinger ha dato testimonianza di libertà interiore, di autentica umiltà (coscienza di sè), di senso della responsabilità, di distacco del potere e di grande fiducia nel Signore. Sembra dire col suo gesto: nessuno è imprescindibile, siamo tutti umili lavoratori nella vigna, persone in cammino nella vita verso la vera patria. Ora saranno i cardinali a cercare di capire i sentieri dello Spirito con libertà e responsabilità. La Chiesa ha bisogno di grandi cambiamenti per rispondere oggi alle esigenze della società.

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