Basta guerre in Medio oriente

Il grido del papa a Bari per la pace. Una giornata storica, con 16 patriarchi delle chiese cattoliche, ortodosse e luterana per rilanciare la speranza nelle terre dove il cristianesimo ha avuto origine.

«Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta alle occupazioni di terre che lacerano i popoli! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Medio Oriente per profitti estranei al Medio Oriente!». Parole di fuoco quelle pronunciate da papa Francesco alle 13 e 5 sul sagrato della basilica di san Nicola di Bari davanti a 16 patriarchi delle chiese cattoliche e ortodosse del Medio Oriente con la folla che applaudiva e gridava: «Pace, pace». È stato un incontro breve, 8 ore, intenso, commovente.

Mai il papa aveva parlato così chiaro sulla situazione in Medio Oriente dove vivono 14 milioni e mezzo di cristiani di tutte le chiese che rappresentano il 5,6% della popolazione totale. Partito stamane alle 7 da Roma in direzione Bari per una giornata di riflessione e preghiera per la pace in Medio Oriente perché più chiese e patriarchi più volte avevano solleticato papa Francesco a tenere questo incontro, annunciato il 25 aprile scorso, ha visto la partecipazione di 70 mila persone che si sono riunite sul lungomare di Bari per la preghiera ecumenica pubblica perché non voleva essere un appuntamento per le elitè, per vescovi e patriarchi soltanto.

A Oriente è nato il cristianesimo, da lì la chiesa con gli apostoli ha raggiunto gli ultimi confini della terra. Ad Antiochia, l’odierna Turchia, per la prima volta si sono dati il nome di “cristiani”. A Oriente è nato il monachesimo, si sono svolti i primi concili, si è definita la spiritualità cristiana, è nata l’arte sacra e gli scritti dei padri della Chiesa. «Ma su questa splendida regione si è addensata – dice il papa nel suo saluto iniziale -, specialmente negli ultimi anni, una fitta coltre di tenebre: guerra, violenza e distruzione, occupazioni e forme di fondamentalismo, migrazioni forzate e abbandono, il tutto nel silenzio di tanti e con la complicità di molti. Il Medio Oriente è divenuto terra di gente che lascia la propria terra. E c’è il rischio che la presenza di nostri fratelli e sorelle nella fede sia cancellata, deturpando il volto stesso della regione, perché un Medio Oriente senza cristiani non sarebbe Medio Oriente».

Solo dall’Iraq i cristiani, prima delle guerre e del terrorismo erano 1 milione e oggi sono 250 mila, in Siria, dove sono morte 353.935 persone in 8 anni di guerra civile, i cristiani erano 2,2 milioni e oggi sono 1 milione di meno. La ricadute le vediamo nelle migrazioni forzate. 3 milioni di rifugiati in Turchia, 4 milioni, su una popolazione di 10 milioni, in Libano.

Il contrasto tra il clima di festa, cordialità, con la gente che urlava «unità, unità» al passaggio del papa, insieme a tutti i patriarchi, su un pulmino scoperto, strideva con la decisione e la determinazione nel denunciare a chiare lettere gli interessi in gioco dietro i giochi di guerra e di potere. «La guerra è figlia del potere e della povertà – detto nel suo discorso prima del pranzo nel sagrato della basilica di san Nicola -. Si sconfigge rinunciando alle logiche di supremazia e sradicando la miseria. Tanti conflitti sono stati fomentati anche da forme di fondamentalismo e di fanatismo che, travestite di pretesti religiosi, hanno in realtà bestemmiato il nome di Dio, che è pace, e perseguitato il fratello che da sempre vive accanto. Ma la violenza è sempre alimentata dalle armi. Non si può alzare la voce per parlare di pace mentre di nascosto si perseguono sfrenate corse al riarmo. È una gravissima responsabilità, che pesa sulla coscienza delle nazioni, in particolare di quelle più potenti».

Il termine Medio Oriente venne coniato dai britannici a inizio del ‘900 e la cartina venne ridisegnata dalle potenze coloniale sulla base dei loro interessi politici ed economici. Dal 1901, all’epoca della prima concessione petrolifera accordata dallo scià di persia alla Gran Bretagna, passando per le guerre del Golfo e la guerra in Siria la ragione è sempre la stessa: in Medio Oriente si concentra la metà delle riserve mondiali dell’oro nero. A cui si unisce la “guerra dei gasdotti” che ha come obiettivo ultimo la dissoluzione dello Stato siriano. Tasselli di una “terza guerra mondiale a pezzi” di cui i patriarchi e il papa ne sono ben consapevoli per una folle corsa al riarmo, anche nucleare.

Le vittime sono la povera gente e i bambini a cui il papa dedica l’ultimo passaggio di un discorso importante e decisivo che, non si capisce, perché, non è andato in diretta in nessun canale tv, tranne tv2000, con un audio improvvisato e incomprensibile.

«In Medio Oriente, da anni, – conclude – un numero spaventoso di piccoli piange morti violente in famiglia e vede insidiata la terra natia, spesso con l’unica prospettiva di dover fuggire. Questa è la morte della speranza. Gli occhi di troppi fanciulli hanno passato la maggior parte della vita a vedere macerie anziché scuole, a sentire il boato sordo di bombe anziché il chiasso festoso di giochi. L’umanità ascolti – vi prego – il grido dei bambini, la cui bocca proclama la gloria di Dio. È asciugando le loro lacrime che il mondo ritroverà la dignità».

La preghiera comune e l’unità tra i patriarchi e con il popolo, dove erano presenti cristiani di tante differenti chiese, è importante, non solo da un punto di vista ecumenico, ma per risvegliare l’opinione pubblica, i potenti, sul silenzio e l’indifferenza su tanti popoli martoriati.

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