Barocco globale a Roma

Non solo Caravaggio, Guercino, Pietro da Cortona e Borromini. La Roma dei papi secenteschi è una città cosmopolita e globale come Bernini: scultore, architetto, pittore, scenografo, arredatore, e così via. Insomma, un artista universale nell’animo anche senza aver girato il mondo. È stato solo una volta a Parigi dal Re Sole e non gli è andata bene.
Ma la sua arte che è apertura e fasto corrisponde in pieno alla volontà papale di una città aperta sul mondo e la mostra lo offre con autentiche sorprese. La prima è il busto, da Santa Maria Maggiore, di Antonio Manuel Ne Vunda, ambasciatore del Regno del Congo, scolpito nel 1608: un giovane diplomatico giunto a Roma dopo un viaggio avventuroso, e morto in Vaticano alla vigilia dell’Epifania, dopo la visita di papa Paolo V. Un busto di marmi policromi all’antica con il volto nobile dell’uomo, strappato troppo presto alla vita, che manifesta la seduzione esercitata da Roma verso il mondo extraeuropeo.

Lo dimostrano pure numerose tra le 100 opere esposte: ad esempio una Madonna col bambino cinese, o i paramenti liturgici fatti di piume, usati da Carlo Borromeo, e provenienti dalle Americhe. Non si può dimenticare l’idealizzazione dell’Egitto – basti la Fontana dei Fiumi del Bernini – con la tela sontuosa ed estiva di Pietro da Cortona su Cesare che dona l’Egitto a Cleopatra.
Roma città delle feste, delle processioni, dei ricevimenti notturni come quello dipinto che celebra un fantasioso intrattenimento serale a Palazzo Barberini. Tra incisioni, arazzi e rari manufatti di ogni provenienza la città appare un microcosmo che si apre al macrocosmo. Luce, lusso, curiosità verso gli altri continenti in un luogo dove “ogni straniero si sente a casa”, come scriveva il filosofo de Montaigne. E Bernini ne cantava la gloria con la sua inesauribile fantasia.
Barocco Globale. Roma, Scuderie del Quirinale. Fino al 13.7.
__