Balobeshayi, addetti alle peripezie

Si definiscono così i due giovani imprenditori che girano il mondo raccontando le comunità migranti, con lo sguardo di chi l’interculturalità la vive ogni giorno sulla propria pelle. A Roma, in collaborazione con CNR e Ministero del Lavoro, un corso di informazione per chi vuole avviare una propria attività

 

Beatrice e Gianpaolo ce l’hanno fatta. Il loro sogno professionale – offrire strumenti per facilitare l’integrazione dei migranti negli spazi urbani – ha preso la forma di una cooperativa sociale dopo aver vinto il bando Giovani 2G del Ministero del Lavoro riservato ai giovani under 30 di seconda generazione. Lei è infatti di origine congolese, nata e cresciuta in Italia, e l’apertura al mondo, la curiosità, l’intraprendenza, la porta nel sangue. Giornalista, da sempre attenta alla dimensione dell’incontro e dello scambio tra culture, il suo sguardo ha incontrato quello di Gianpaolo, documentarista, anni in Rai, oggi docente di audiovisivi alla University of Arts di Londra. Con loro un’altra socia, dalla Puglia, e una ragazza che fa volontariato dal Canada. Attualmente sono alla ricerca di nuovi membri specializzati in marketing, legge, fundraising.

Balobeshayi in Tschiluba (una delle lingue del Congo) significa “vi abbiamo convinti”, e venendo in contatto con le loro idee e proposte effettivamente è difficile restare indifferenti. Con gli strumenti propri di chi fa comunicazione ai più alti livelli cercano di offrire una diversa rappresentazione delle migrazioni, a partire dall’inserimento di persone – e intere comunità – migranti, nei Paesi di destinazione.

La domanda nasce in Beatrice al pensiero dei suoi genitori, che ancora giovani lasciano il Congo in cerca di un futuro più sereno per la propria famiglia. Prende vita così (IN)VISIBLE CITIES (https://youtu.be/eC0Y3pvIGQg), racconto in immagini di tante storie migranti che costruiscono pezzi di nuovo tessuto sociale. Cardiff, Los Angeles, Istanbul, sono alcune delle città toccate dal loro progetto. Oltre la produzione video, tematizzata sempre su inclusione sociale e dialogo interculturale, Balobeshayi differenzia l’offerta: training, anche a bambini molto piccoli, per offrire strumenti per sapersi raccontare, e consulenza alle amministrazioni per ridisegnare la città tenendo conto della presenza migrante. Al momento è più una profezia che una concretizzazione, dovendo lottare con la poca lungimiranza di tanti su questo tema.

Parlavamo di un bando vinto. Quindi finanziamenti, quindi la possibilità di realizzare qualcosa. Ma… c’è la dura realtà di una selva di adempimenti burocratici, e di muri alzati dal sistema bancario, con cui un giovane imprenditore deve confrontarsi in Italia. È da qui, dall’aver dovuto superare innumerevoli peripezie, che la cooperativa decide di farsi ponte verso altri giovani che si affacciano al mondo del lavoro con una propria idea imprenditoriale.

«Ci sono fondi ingenti, destinati all’imprenditoria giovanile, con bandi già vinti, fermi – afferma Emanuela Mastropietro del Ministero del Lavoro, direzione immigrazione –, le risorse ci sono, bisogna fare in modo che arrivino a buon fine». Forse la spiegazione sta nel fatto della mancanza di un accompagnamento al giovane imprenditore per districarsi nella realizzazione dell’idea, nel come fare ad anticipare il capitale (condizione spesso richiesta), nello strutturare un piano imprenditoriale. «Una volta ricevuto il finanziamento, non è detto che tutti abbiano l’anima di business person – dichiara Beatrice –, volevamo quindi offrire strumenti di informazione e di formazione, per avvantaggiarsi sul dopo».

Spiega così come nasce il corso CREA ET LABORA, in collaborazione con il CNR che lo ha ospitato lo scorso 26 febbraio, e in cui si incontrano giovani imprenditori italiani e di origine migrante, ed esperti del settore, come Giuseppe Bea, presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Imprese, e Maria Paola Nanni, del Centro Ricerche Idos, che ogni anno diffonde il rapporto sull’immigrazione in Italia.

Raccolgono l’invito, anche con una Roma coperta di neve, Marco, 27 anni, cinese, che ha aperto un Hotel a Cinisello Balsamo, Anahi, giovane romana che dopo un corso per orafi della Regione Lazio ha messo su uno studio in cui crea gioielli, Erina, finlandese e specializzata nel design di alta moda, che si chiede se avviare un proprio brand e altri ancora. Le loro storie rivelano una vivacità lavorativa che spesso rimane nascosta, a volte purtroppo soffocata. Anche a loro vogliono dare voce attraverso le pagine del sito.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons