Azionisti critici di Finmeccanica

Con solo tre azioni in mano, Banca etica è intervenuta nell’assemblea degli azionisti del gruppo industriale sotto controllo pubblico, che cambierà nome in Leonardo dal 2017. Contestata la scelta di puntare la produzione sul settore delle armi in contrasto con la legge 185 del '90 e con la tutela dei posti di lavoro
Finmeccanica Ansa

Come ha descritto Giampietro Parolin su cittanuova.it, è evidente la scelta di Finmeccanica di puntare strategicamente sul settore della difesa e cioè degli armamenti a discapito di quello civile. Siamo perciò, da anni, davanti a una direttiva di politica industriale che andrebbe discussa pubblicamente, considerando la presenza determinante del ministero dell'Economia e delle Finanze nel capitale sociale di Finmeccanica Spa (oltre il 30%).  

 

Ma l’argomento, con notevoli ripercussioni a livello geopolitico, non sembra che sia all’ordine del giorno dei vertici nazionali dei sindacati metalmeccanici, che hanno al contrario accolto l’acquisizione della commessa dei caccia bombardieri Eurofighter da parte del Kuwait come un’occasione per ridiscutere l’entità del premio di risultato. Michele Zanocco, della segreteria nazionale della Fim Cisl, come riporta il Corsera, saluta «l'acquisizione definitiva della commessa Eurofighter in Kuwait» come «un grande “colpo” dal punto di vista commerciale ma soprattutto industriale», che «consentirà al nostro Paese, in qualità di capofila della vendita, di consolidare il proprio ruolo nello sviluppo del caccia europeo e del sistema di supporto operativo garantendo profondità produttiva, ingegneristica e occupazionale negli stabilimenti ex Alenia dell'area piemontese che fanno parte della Divisione velivoli militari».

 

Come ha annunciato il presidente di Banca etica, Ugo Biggeri, durante un recente incontro a Loppiano (Fi) promosso dalla Scuola di Economia civile su “Finanza per un’economia disarmata”,  la Fondazione culturale responsabilità etica (Fcre) ha partecipato il 28 aprile per la prima volta all'assemblea degli azionisti di Finmeccanica come detentrice di sole tre azioni. Paradossalmente una quota così esigua di proprietà del capitale permette di poter esprimere, con note scritte e interventi orali, l’azione critica non esercitata da altri.  

 

L’idea è arrivata da Rete Disarmo che, con il suo portavoce Francesco Vignarca, mette in evidenza le contraddizioni di puntare sul militare non solo dal punto di vista etico ma strettamente industriale: «Nel settore aeronautico, in particolare, in base ai dati di Asd, l'associazione dei produttori europei del settore difesa, i ricavi del settore aeronautico civile sono aumentati del 55,93% negli ultimi sei anni, mentre nello stesso periodo l'aereonautica militare, su cui punta sempre di più Finmeccanica, è cresciuta solo del 19,5%».

 

Ma almeno i posti di lavoro, al centro della preoccupazione del sindacato confederale, sono al sicuro? Anche in questo caso, secondo Vignarca, i dati Asd sono molto espliciti perché prendendo i dati dal 1980 al 2014 «l'occupazione nel settore aerospaziale civile è cresciuta di 185 mila unità (+94%), mentre nel settore aerospaziale militare si sono persi 191.500 posti di lavoro nello stesso periodo (-50%)». Da parte sua Andrea Baranes, di Banca etica, come “azionista critico”, ha ricordato che «la legge 185/90 sul controllo dell'importazione ed esportazione di armamenti fa riferimento esplicito alla conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa».

 

Quello che dovrebbe essere compito del settore pubblico (tener conto di quanto prescrive una legge in vigore) è invece esercitato dal possessore privato di una quota microscopica del capitale sociale, ma che basta a dare “voce” a istanze della proprietà come avviene, comunemente, nei Paesi anglosassoni.

 

Si tratta come è evidente di un modo indiretto per far parlare di un nodo altrimenti destinato a restare generalmente nascosto, anche se le linee strategiche sembrano inamovibili per l’esplicito mandato affidato dal governo a Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica (che si chiamerà Leonardo dal 2017) e presidente dell’Aerospace and defence industries association of Europe. Negli ultimi anni Finmeccanica, gestendo soldi pubblici, ha dismesso settori ritenuti non strategici come l’automazione industriale, la robotica, la microelettronica, l’energia e il trasporto ferroviario. È un dato di fatto.

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