Avviato il cantiere del Family act

Il governo Conte presenta il Family Act, un disegno di legge che detta il tempo di 12 mesi per adottare l’assegno universale e 2 anni per le altre misure a favore della famiglia. Un primo tassello secondo il Forum delle famiglie per un intervento che richiede un intervento serio e strutturale sul bilancio dello Stato.

Il governo Conte ha lanciato la notizia dell’apertura del percorso verso l’adozione di un piano per la famiglia (Family act) alla vigilia degli degli Stati generali dell’economia che iniziano il 12 maggio e continueranno fino a sabato 20 maggio, con un comunicato stampa finale e un aggiornamento intermedio. Si tratterà di un momento consultivo e di confronto con le istituzioni, le parti sociali e invitati speciali che ha già incontrato il giudizio negativo delle opposizioni.

Il perno delle politiche familiari riguarda l’adozione dell’assegno universale per i figli che riordina tutte le misure già esistenti, assieme ad altre misure «per il sostegno e la valorizzazione della famiglia».

Tale intervento è contenuto anche tra le proposte avanzate dal cosiddetto “piano Colao” che contiene un po’ di tutto, ma non sarà la proposta complessiva del governo, una sorta di “bozza”, come abbiamo già detto, per i pareri discordi nella maggioranza e il consenso delle opposizioni di destra che hanno rivendicato la consonanza con le loro proposte.

Pesa sulla proposta Colao, il dissenso di Mariana Mazzucato, che fa parte del comitato di esperti come consigliera economica di Conte, evidentemente sul ruolo dello stato nelle politiche economiche. Esistono molte perplessità su tanti capitoli a partire dall’aumento della disciplina della tecnologia 5G.
Per limitarci alla questione delle politiche familiari è stato promosso un disegno di legge che delinea «la cornice normativa e le scadenze temporali entro le quali il Governo sarà chiamato ad approvare i decreti legislativi di attuazione della delega».

Il decreto legislativo istitutivo dell’assegno universale dovrà essere dovrà essere approvato «entro dodici mesi dall’entrata in vigore della legge di delega». Mentre il governo si dà 24 mesi dall’entrata in vigore della legge delega per «uno o più decreti legislativi di potenziamento, riordino, armonizzazione e rafforzamento della disciplina inerente i congedi parentali, gli incentivi al lavoro femminile, le misure di sostegno alle famiglie per la formazione delle figlie e dei figli e per il conseguimento dell’autonomia finanziaria».
I tempi e i modi dell’annuncio sono presentati dal partito di Renzi, Italia Viva, come un risultato del suo operato grazie alla ministra della famiglia Elena Bonetti. Ma il piano delle misure registra un accordo significativo con la ministra del lavoro Nunzia Catalfo, esponente del M5S, che insieme a Conte e alla Bonetti ha presentato il contenuto del disegno di legge alla stampa.

Allo stesso tempo Stefano Lepri del Pd ha annunciato che da lunedì 15 giugno cominceranno le votazioni in commissione alla Camera sulla proposta di legge avanzata dal suo partito che istituisce l’assegno unico per il figlio, «una vera rivoluzione per favorire la natalità e la genitorialità».

In effetti la proposta avanzata dal Forum delle famiglie prevede una spesa complessiva a regime di 17 miliardi di euro, una misura strutturale che ridisegna il bilancio dello Stato.

In questo senso Gigi De Palo saluta l’annuncio del governo e tutto quello che si sta muovendo in materia solo come il «primo tassello per l’istituzione vera e propria dell’assegno per figli» invitando a non dimenticarsi dell’argomento «in occasione della prossima legge di bilancio. Anche l’Europa ce lo chiede».

Il piano annunciato deve infatti armonizzarsi in un quadro di interventi strutturali da valutare nel loro complesso, oltre l’assegno unico, per capirne l’incidenza sulla vita concreta delle persone e delle famiglie.

Sarà interessante, intanto, apprendere dopo tante indiscrezioni l’elenco degli invitati nella villa romana dove fu ferito a morte il giovane Goffredo Mameli, autore del nostro inno nazionale, e nel cui immenso parco di 150 ettari pose le tende Gheddafi nel 2009, due anni prima del conflitto che lo spodestò creando il caos libico alle nostre porte.

Dalla politica estera a quella economica si aprono scenari decisivi da affrontare nel parlamento che resta, oltre i momenti consultivi, il luogo centrale della nostra democrazia.

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