Avanza l’Italia dell’azzardo

Molti e diversi gli “azzardi” concessi dopo la settimana “azzurra” che ha visto la nazionale di calcio del nuovo corso firmato Giampiero Ventura affrontare due sfide valide per la seconda e terza giornata delle qualificazioni alla Coppa del Mondo di Russia 2018
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L’azzardo sporco

 

Sulla nostra testata ci siamo espressi innanzitutto per denunciare l’accordo di sponsorizzazione che vede campeggiare la piattaforma di gioco d’azzardo “Intralot” sulle magliette della rappresentativa più seguita del nostro paese: francamente inammissibile, per lo meno se la Federazione italiana giuoco calcio vuole continuare a sostenere con credibilità ragioni, a questo punto purtroppo ben poco fondate, di educazione e didattica dei giovani rispetto ai più importanti valori dello sport. Quali valori, ci sarebbe da chiedersi? Bastano solo “i valori” del portafoglio per giustificare questo deprecabile azzardo nazionale? Lo ripetiamo: il presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, che si è già “azzardato” più volte ad umiliare la causa sportiva del paese con espressioni inqualificabili, dovrebbe seriamente “azzardarsi” a dimettersi.

 

Italia-Spagna: l’azzardo finale

 

1-1 il risultato maturato al termine della sfida di Torino contro la Spagna giovedì 6 ottobre, maestra di possesso palla ma ben meno di fase difensiva, come già appurato in occasione degli ultimi europei estivi nel 2-0 con il quale i nostri stessi azzurri la eliminarono agli ottavi di finale. Ebbene, la sonora lezione di totale controllo del gioco impartitaci dagli iberici per 70 minuti di gioco ha mosso mister Ventura ad “azzardare” anche di giocare all’attacco. Altrimenti, oltre a difendere al massimo lo 0-0, secondo la più catenacciara tradizione difensiva del Belpaese del calcio, non saremmo mai andati, se non altro a rigor di logica: l’undici titolare vedeva tre difensori bloccati davanti a Buffon, due generosi corridori esterni, Florenzi e De Sciglio, tuttavia non portati né a saltare l’uomo né ad attaccare il fondo, altri tre mediani bloccati, Montolivo, De Rossi e Parolo, che non hanno né l’incursione né la fase offensiva nelle loro corde, un centravanti statico d’area di rigore, Pellè, e una seconda punta, Eder, che sa accendersi ma resta ancora troppo spesso fuori dal gioco. Come avremmo mai potuto impensierire la Spagna? La storia vuole che due svarioni, l’infortunio di Montolivo e la “papera” in uscita di Buffon che ha regalato il vantaggio alla Spagna, abbiano costretto mister Ventura a cambiare del tutto approccio: con l’entusiasmo dei giovani attaccanti Belotti e Immobile subentrati, è stata tutt’altra Italia, volitiva e capace di “azzardarsi” a pareggiare e, per poco, quasi vincere.

 

L’azzardo di Pellè

 

Sostituito dopo il vantaggio spagnolo per la sua inconsistenza, anche a causa di un sistema di gioco sopra illustrato che certo non lo aveva supportato, Graziano Pellè ha mostrato al Paese come umiliare con un solo gesto un allenatore, uno gruppo di compagni ed un Paese rappresentato sul campo, pensando bene di sedersi tra un improperio e l’altro direttamente in panchina, evitando vistosamente di stringere la mano al nostro c.t. Se fosse un fratello maggiore, ci sentiremmo di dire a Graziano: “non azzardarti mai più!”. Se non altro, per ricordargli che solo da qualche mese, grazie alla nazionale, è divenuto il quinto calciatore più pagato al mondo percependo ben 16 milioni di euro l’anno. E che solo grazie all’umiltà e al sacrificio, le sue modeste capacità tecniche gli avevano consentito di competere ai maggiori livelli negli scorsi europei..

 

In Macedonia dalla frutta… al trionfo

 

Siamo l’Italia, lo saremo sempre: se alla domenica sera i macedoni non ci punzecchiassero con una sontuosa traversa colpita dopo pochi minuti, non ci scuoteremmo andando a prenderci l’1-0 con il “gallo” Belotti, giovane attaccante esordiente dal primo minuto in maglia azzurra. Non saremmo l’Italia se non ci complicassimo la vita per superficialità, come ammesso a fine gara dallo stesso mister Ventura, subendo due reti in tre minuti a tre quarti di gara, letteralmente alla frutta, per coerenza con il nome avversario. E non saremmo l’Italia se poi, in un quarto d’ora di assedio finale, non “azzardassimo” il tutto per tutto infilando il secondo ed il terzo gol firmati Ciro Immobile. Nel paese dell’azzardo, ad oggi, funziona così.

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