Atene e il Varoufakis’ gate

L'ex ministro dell'economia sembra abbia ideato un piano per creare un sistema informatico parallelo a quello ufficiale del Ministero della finanze in grado di copiare tutti i dati dei cittadini per utilizzarli nel caso di un passaggio alla dracma. Dal nostro corrispondente
Grecia

Problemi tecnici rallentano il terzo round di negoziazioni dell’ennesimo piano di salvataggio che Atene ha firmato con i soliti creditori istituzionali, che in questi mesi abbiamo ben conosciuto: Bce e Fmi. Stavolta però non si tratta di problemi di carattere politico o diplomatico, ma si discute molto sulle modalità con cui debba tenersi il negoziato o meglio ancora sulla sede in cui i negoziati vanno tenuti. Nessuno dei greci riesci infatti a dimenticare l’ingresso e il comportamento di alcuni rappresentanti della Troika che al loro ingresso nei ministeri si erano trasformati in moderni colonizzatori, creando non poche tensioni.

Intanto la Borsa di Atene, chiusa da un mese, aspetta di riaprire nei prossimi giorni ma con restrizioni sugli investimenti non di poco conto e questo sia per i Greci che per gli stranieri investitori.

 

Un altro tema però preoccupa in questo momento Governo, opposizione e opinione pubblica scioccati dalle rivelazioni sul piano B, elaborato dall’ex ministro dell’economia e delle finanze Varoufakis, che prevedeva il ritorno alla dracma. Secondo il giornale Kathimerini, un progetto informatico per introdursi nel database del Ministero delle Finanze avrebbe copiato i dati personali e fiscali dei cittadini per capire cosa avrebbe comportato la reintroduzione di una nuova dracma. In poche parole, l’ex ministro, con un suo amico, docente di economia degli Stati Uniti, progettavano di creare un software parallelo del Ministero e introdurne un altro, sempre parallelo nel sistema bancario per generare conti segreti. Questo progetto sembra sia stato elaborato lasciando all’oscuro il premier Tsipras.  

 

Varoufakis, durante una teleconferenza con il Foreign Investment Funds, un gruppo di investitori esteri, ha spiegato il suo piano e quando certi rappresentanti dei fondi, estremamente sorpresi della scelta, gli hanno suggerito di essere attento perché queste discussioni «si sentono», lui ha risposto che «anche se fosse cosi io non l’ammetterò». Infatti, dopo le rivelazioni del giornale non ha ammesso di lavorare ad un progetto del genere. Immediate le reazioni del Parlamento che chiedono spiegazioni al capo del governo mentre Nea Dimokratia sostiene che la questione non avrà solo conseguenze politiche ma toccherà anche il diritto penale. Noi greci preferiamo non commentare.

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