Assisi in Parlamento

Manifestazione promossa da deputati e senatori per “fare memoria” del convegno del 1986. Religioni e politica assieme per la pace
Assisi in Parlamento

Giornata convulsa quella del Parlamento, tra la ridda di voci sulla lettera del premier alla Ue, col governo andato sotto tre volte e la rissa tra leghisti e finiani. Ma una cinquantina di parlamentari – rigorosamente senza sbandierare la propria appartenenza partitica –, assieme a rappresentanti della società civile e delle religioni, si sono ritrovati una volta calmatesi le acque della battaglia parlamentare per “fare memoria” dell’intuizione di Giovanni Paolo II che nel 1986 riunì ad Assisi i rappresentanti delle religioni mondiali per pregare per la pace.

 

«Siamo tutti in ricerca della verità e della pace. Siamo tutti mendicanti che ci rivolgiamo al Signore che ci dà la la sapienza e l’audacia di vivere nella grande fraternità», dice il card. Etchegaray, colui che rese possibile l’intuizione di Wojtyla del 1986. Gli fa eco Riccardo Di Segni, rabbino capo della sinagoga di Roma e medico: «Abbiamo cominciato il millennio in un mondo malato, dove le religioni vengono pervertite. Dobbiamo curarlo. Benvenute tutte le azioni che creano amicizia, che costruiscono la casa comune degli uomini. Spero che con quest’avvenimento ci sia un contagio, un’epidemia di buona volontà». E ha sottolineato un altro importante aspetto dell’avvenimento: «Quest’evento è qualcosa di eccezionale, perché qui si incontrano religioni e politica». Da parte sua, Abdullah Redouane, segretario generale del Centro culturale della moschea di Roma, ha voluto guardare avanti: «La memoria come culto del passato è alibi dell’impotenza, è paradiso perduto. Mentre la giornata di Assisi vuole raggiungere con la preghiera l’intimità e innalzare suppliche per la pace a Dio. La preghiera attuale favorisce il dialogo, unisce».

 

Ha fatto una certa impressione vedere deputati e senatori, giovani e anziani, conosciuti o meno, prestarsi ad un esercizio di lettura di testi di Wojtyla e Ratzinger, alternati ai cori e alle danze dei giovani di Assisi. Quasi un atto di umiltà della politica, che riconosce nelle religioni la principale sorgente di ideali ed idee per il convivere degli uomini tra di loro. Così come ha colpito la testimonianza di chi del dialogo e della pace ha fatto lo scopo della propria azione, come il Movimento dei focolari, rappresentato dalla sua presidente, Maria Voce, e dalla Comunità di Sant’Egidio, presente col responsabile delle relazioni esterne, Cesare Zucconi, che ha ricordato «l’icona di pace che è stata ed è Assisi, una profezia che continua a realizzarsi, come anticipazione di un mondo pacifico». Mentre nell’uditorio erano presenti dei rappresentanti del mondo del lavoro, come Bonanni della Cisl e Olivero delle Acli.

Maria Voce, ricordando Chiara Lubich, ha sottolineato come la crisi attuale sia innanzitutto «non tanto una crisi economica, quanto di relazione, una vera e propria “notte culturale”. Ma se la malattia è la mancanza di relazione, l’antidoto non può essere che l’amore. Come cristiani, ma anche come uomini di buona volontà dobbiamo spargere germi di amore. Assisi è preghiera, digiuno e pellegrinaggio: ma tutto ciò per iniettare amore nella società malata».

 

Lo “spirito di Assisi” ha soffiato anche sul Parlamento italiano: «Ce n’è proprio bisogno», commentava un senatore di destra all’uscita. E un deputato leghista: «Sogno o son desto? Qui s’è visto cosa dovrebbe fare la politica».

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