Assegno unico e politiche di bilancio, rivedi la diretta

Assegno unico per i figli come tassello di una politica in grafo di coniugare la ricerca del bene comune. Analisi e proposte dal dialogo con Francesco Antonioli, Anna Maria Bellucci, Stefano Fassina, Pietro Parlani e Paola D’Alesio
Assegno unico e famiglia AP Photo/Gregorio Borgia

Assegno unico figli e famiglia. La lotta alla denatalità sembra ormai un obiettivo comune tra le forze politiche. Il Forum delle associazioni familiari ha organizzato per il 14 maggio un grande evento, gli Stati generali della natalità, che prevede l’intervento anche di papa Francesco e del presidente del consiglio Mario Draghi.

L’incontro, che prevede nel corso della mattina la partecipazione di numerosi ospiti, ha l’obiettivo di «riflettere su un tema capace di unire tutto il Sistema Paese. Provare a fare proposte per invertire il trend demografico. Immaginare una nuova narrazione della natalità».

Un tema, quello delle nascite in calo vertiginoso, che non è stato assente formalmente negli ultimi governi di questi anni che hanno anche previsto un ministero per la famiglia, anche se poi le scelte che incidono davvero sulla vita delle persone sono quelle decise in sede di bilancio.

Anche la novità dell’assegno unico per i figli, che riordina molti istituti vigenti ( dall’assegno familiare alle detrazioni fiscali) allargando la platea dei destinatari oltre il perimetro dei lavoratori dipendenti, rappresenta un’ inversione di tendenza, confermata nel passaggio dal governo Conte a quello di Draghi con un consenso unanime del Parlamento che dovrebbe portare alla sua applicazione a partire dal primo luglio 2021.   Paradossalmente lo stesso giorno che segna, tranne indicazioni contrarie, l’attenuazione del divieto di certe tipologie di licenziamento in forza dello stato eccezionale di pandemia da Coronavirus.

Per questa ragione, proseguendo il lavoro sul cantiere avviato sulle politiche familiari, il lunedì di Città Nuova del 10 maggio 2021 è stato incentrando su “Assegno unico e politiche di bilancio” esponendo nell’immagine dell’invito un’ immagine di vita quotidiana in periferia (precisamente il popolare quartiere romano di Torpignattara) piuttosto che le consuete rappresentazioni del nucleo familiare più o meno numeroso.

Basata ascoltare Pietro Parlani, presidente di Azione famiglie nuove del Movimento deio Focolari, per capire la prospettiva che non riduce la famiglia ad una ulteriore lobby organizzata a tutelare interessi di parte. Si tratta di allargare lo sguardo alla società nella sua interezza secondo una logica di accoglienza e di cura, a partire dai soggetti fragili ed esclusi come i minori migranti.

L’assegno unico universale per i figli va considerato come un tassello, finora mancante, di un mosaico più ampio di una politica attenta al bene comune. Al momento ad esempio, non si hanno elementi per valutare l’impatto che avrà la riforma del fisco, una degli obiettivi principali che Draghi ha posto al suo governo. Lo stesso presidente del Consiglio ha riconosciuto l’importanza per i giovani di poter pensare e costruire al futuro a partire da un lavoro sicuro, una casa dove abitare e la garanzia di uno stato sociale reale, senza il quale ogni risorsa riservata alle famiglie è destinata ad esaurirsi presto.

 

Lo sfaldamento di un tessuto sociale senza figli è stato delineato da Paola D’Alesio, del Forum famiglie, partendo ad esempio dalla regione di residenza, l’Abruzzo, dove in un solo anno la scuola registra un calo di 2.073 studenti. Praticamente un’intero grande istituto, con tutte le ricadute immaginabili. E che dire del buco previdenziale che si palesa tra un gran numero di pensionati e pochi lavoratori attivi che pagano i contributi?  Senza contare il fatto che una parte rilevante dei giovani che lavorano versano contributi su paghe troppo basse per garantire un futuro dignitoso alla loro vecchiaia.

Anna Maria Bellucci, deputata di Fratelli D’Italia, partito di opposizione al governo Draghi assieme al rappresentante di Sinistra italiana, ha confermato il sostegno alla misura dell’assegno unico segnalando la necessità di un finanziamento più cospicuo di tale intervento ma ha fatto notare l’incongruenza, a proposito di famiglia, della previsione dei congedi parentali negati a genitori di figli adolescenti.

Il deputato Stefano Fassina, di Liberi e Eguali, che è stato relatore della legge di bilancio presentata dal governo Conte, ha realisticamente fatto presente che il crollo demografico ha evidentemente delle motivazioni antropologiche profonde che tuttavia non giustificano l’inerzia delle misure di politiche familiari eque in grado di rispondere ad un‘emergenza nazionale. In questo senso è evidente una sproporzione tra le 650 mila famiglie che hanno diritto ad una casa popolare senza potervi accedere per la loro mancanza. Con la conseguenza di scaricare il problema, con il blocco degli sfratti, sui proprietari delle case abitate da famiglie che non possono pagare l’affitto perché rimaste, incolpevolmente, senza reddito.

L’esaurirsi dei sostegni apre scenari preoccupanti di un disagio sociale che vede le famiglie direttamente esposte ad un conflitto tra ceti sociali impoveriti, esposti agli usurai di ogni genere.

Per affrontare adeguatamente tali  contraddizioni bisogna pensare in grande e affrontare il parametro famiglia nella sua complessità. Come ad esempio è avvenuto, nel dopoguerra, con un confronto aperto e onesto tra visioni diverse di politiche economiche e sociali, quali quelle di Angelo Costa, allora presidente di Confindustria, e di Giorgio La Pira. Per questo motivo è importante il dialogo e il contributo di idee che è arrivato, il 10 maggio, dal direttore di Mondo economico, Francesco Antonioli, espressione del centro studi Luigi Einaudi, un interessante laboratorio di cultura civica liberale intesa nel senso civico che sottolineava lo statista piemontese: «prima conoscere, poi discutere, poi deliberare».

Nella crisi del secondo dopoguerra, l’Italia si dotò, con l’azione di Amintore Fanfani, di un grande piano di case popolari, rimasto senza imitazioni. Cosa impedisce oggi di coniugare transizione ecologica e politica sociale? Il criterio del bene comune racchiuso nella proposta “così la famiglia così la società” può essere un criterio per un cantiere da continuare con un occhio particolare alle periferie e alle aree interne de Paese?

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