Amministratori nella bufera e crisi di fiducia

Arrestato Raffaele Marra, braccio destro della Raggi a Roma, mentre a Milano il sindaco Sala si è autosospeso dopo aver saputo di essere indagato. Le indagini della magistratura, di cui comunque non si discute l’opportunità, fanno talvolta vacillare le sicurezze dei cittadini, che chiedono ai propri rappresentanti coerenza, rispetto e concretezza

Le ultime notizie politiche, un po’ sconfortanti a dire il vero, ci dicono stamattina che a Roma è stato arrestato Raffaele Marra, già dirigente comunale ai tempi di Alemanno, e attualmente braccio destro del sindaco Virginia Raggi. Un arresto che segue le perquisizioni eseguite ieri in Campidoglio, che hanno portato al sequestro di documenti relativi alle nomine fin qui eseguite dal primo cittadino. Una nuova tegola che cade sulla Capitale, dopo le dimissioni dell’ex assessore ai Rifiuti Muraro, in bilico per mesi perché indagata, e non ancora sostituita.

Sala
Sala

Da Milano arriva invece la notizia che il sindaco Sala si è autosospeso dopo aver saputo dalla stampa, ha affermato, di essere indagato per alcuni lavori eseguiti nell’ambito dell’Expo. Anche il Sud batte un colpo: il governatore campano De Luca è indagato per voto di scambio, mentre da Siracusa si rilancia il caso delle firme false raccolte da esponenti del Pd per le passate amministrative. Un nuovo caso dopo quelli che vedono protagonisti gli esponenti del M5S.

Nuovi tasselli della politica locale sembrano quindi aggiungersi al clima di sfiducia generalizzato che ha preceduto, accompagnato e seguito il referendum costituzionale, a livello nazionale. Il no dato dal 59 per cento dei cittadini appare in primo luogo rivolto proprio contro la riforma, anche se Renzi aveva cercato di personalizzare il risultato delle votazioni, che è perciò risultato una bocciatura del governo, con conseguenti dimissioni del premier. Attorno a questo cambio di mano a Palazzo Chigi, si sono accumulate altre incoerenze da parte delle varie parti politiche: i nuovi incarichi di quei ministri che avevano promesso un passo indietro nel caso avesse perso il sì, ma anche le mani avanti messe dalle varie opposizioni, che si sono rifiutate di entrare a far parte di un governo per evitare di bruciarsi nell’attesa delle urne dopo la modifica della legge elettorale, o che addirittura hanno disertato le aule parlamentari per la fiducia.

Forse proprio dal referendum bisogna ripartire per tentare di fermare questa crisi di coerenza che colpisce la classe politica cercando di interpretare la volontà espressa dagli elettori. Milioni di persone sono tornati alle urne e meritano di essere ascoltati: sia quelli che invocavano un cambiamento, sia quelli che a quel cambiamento specifico hanno detto no, ma che forse si sarebbero espressi diversamente se, ad esempio, il quesito fosse stato “spacchettato”. C’è stato anche un indubbio voto di protesta, rivolto a una classe politica vista come casta, ricca, potente e lontana dalle esigenze della gentee dalla mancanza di lavoro, dai salti mortali necessari a tanti per arrivare a fine mese, per le cure sanitarie sempre più difficili da ottenere con l’assistenza nazionale.

Va valorizzata, soprattutto, la voglia degli italiani di riprendersi la volontà di esprimersi liberamente, stanchi di promesse, incoerenzee disillusioni. Su questa voglia ci si può basare per non cedere a facili populismi, o addirittura alla violenza, come nella farsa dell’arresto simulato dagli aderenti al movimento dei Forconi ai danni di Osvaldo Napoli. Non ci si fa giustizia da soli, mai. Bisogna invece farsi avanti e impegnarsi di più nella cura della cittàdi ognuno e del Paese di tutti.

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