Alta tensione tra Kiev e Mosca

Sale la temperatura del contenzioso tra Russia e Ucraina a proposito della Crimea e degli altri territori contesi nel Nord del Paese delle tre Chiese ortodosse. Ma forse nessuno vuole una nuova guerra, nonostante lo scontro navale nello stretto di Kerch

Nemmeno nel 2014 l’Ucraina era giunta a tanto: dichiarare la legge marziale, seppur in una parte del suo territorio. Ciò è accaduto per le scaramucce avvenute tra la flotta e quella ucraina il 26 novembre. L’applicazione della misura riguarda una superficie limitata: sono interessate solo le regioni frontaliere con la Russia (Nord-est ed Est) e con la Transnistria (Sud-ovest), oltre ovviamente alle regioni costiere del Sud del Paese. La legge marziale durerà 30 giorni, rinnovabili. Una versione “addolcita” rispetto alla proposta iniziale del presidente Poroshenko, dopo un acceso dibattito parlamentare. «La Russia è passata ad una nuova fase della sua aggressione e abbiamo serie ragioni per credere che sia pronta a continuare un attacco di terra», ha dichiarato il presidente prima del voto parlamentare, nel corso di un discorso alla nazione. «La legge marziale non significa una dichiarazione di guerra o un ritiro dal processo diplomatico», ha dichiarato comunque il presidente, riferendosi all’accordo di pace di Minsk.

Cosa è successo perché Kiev si decida a un passo mai attuato in precedenza nella lunga diatriba col vicino russo? Domenica tre navi militari ucraine sono state “fermate” dalla marina russa vicino al ponte di Kerch, che collega la Crimea, annessa da Mosca nel 2015, e il territorio russo. Una nave è stata speronata, altre due sono state ispezionate dai servizi segreti dell’Fsb, eredi del Kgb. Sei marinai ucraini sono rimasti feriti negli incidenti e 24 sono stati fatti prigionieri.

Mosca ha denunciato la «provocazione ucraina», ma ha riconosciuto l’uso della forza, mentre tutte le sue azioni sul suolo ucraino, dall’annessione della Crimea fino alla sua partecipazione al conflitto in Donbass, non sono state mai riconosciute. Secondo i russi, le navi ucraine «hanno violato le acque territoriali» della Crimea e hanno superato il divieto di attraversare lo stretto di Kerch.

Proteste presso l'ambasciata russa di Kiev.
Proteste presso l’ambasciata russa di Kiev.

Fin qui i fatti. Tre considerazioni appaiono doverose: in primo luogo, l’escalation ha portato per la prima volta gli ucraini a dichiarare la legge marziale, e i russi ad ammettere che hanno usato la forza. Due première che dicono da una parte che ormai la Crimea viene considerata in tutto e per tutto, seppur non formalmente, territorio russo. Dall’altra che le tensioni possono riesplodere da un momento all’altro.

C’è però da considerare che probabilmente l’incidente non è stato voluto dai vertici di Kiev e di Mosca, che non sembrano aver grande interesse in questo momento a rinfocolare le tensioni. La diplomazia sembra già entrata in azione – Merkel in testa –, e si spera proprio che l’incidente rimanga un fatto isolato.

Ma la “guerra” tra Kiev e Mosca non è finita. Restano ancora larghi territori contesi, soprattutto all’Est del Paese, e la tensione talvolta gioca brutti scherzi, con incidenti ripetuti che ancora provocano morti e feriti. Senza considerare l’emergenza umanitaria di questi territori, per la difficoltà di approvvigionamento di materie prime, di fonti energetiche e di alimentari.

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