Al lavoro per la nuova moschea

Iniziate le trattative per la realizzazione di una unica moschea. Istituito un gruppo di lavoro. L'assessore al welfare, Majorino: basta con la paura degli islamici
Musulmani a Milano

Per i centomila musulmani di Milano, di cui il 20 per cento praticanti, si stanno accorciano i tempi per avere finalmente un luogo di culto degno di questo nome dove poter pregare e professare la propria fede. 

 

Non più, dunque, gli attuali undici luoghi più o meno dignitosi sparsi nella città, con quelli di Cascina Gobba, via Cassanese e via Padova tra i più frequentati, ma finalmente un unico centro. Se ne sta parlando in questi giorni a Palazzo Marino. È stato infatti istituito un gruppo di lavoro composto dal vicesindaco Maria Grazia Guida e dagli assessori Majorino e Granelli che inizieranno con l’incontrare non solo i capi delle diverse associazioni culturali islamiche, ma anche i rappresentanti delle altre religioni, compresi i vertici della Curia, da sempre sensibile al tema della dignità dei luoghi di preghiera. Poi saranno ascoltati i responsabili delle forze dell’ordine, perché sia  garantita la sicurezza per tutti.

 

«Dopo l’estate saremo pronti con una proposta che faccia uscire la città dall’emergenza: basta con la paura degli islamici, serve una nuova rotta in cui il riconoscimento di un diritto si accompagni alla trasparenza, sia dei bilanci che dei contenuti», spiega l’assessore al Welfare Majorino. Aggiunge vicesindaco Guida: «In una città grande come Milano è giusto pensare a tanti piccoli luoghi in cui le varie comunità possano pregare, ma anche a un solo luogo identificativo della religione, così com’è per i cattolici che hanno tante chiese, ma un solo Duomo».

L’idea, che prevale fin da ora è quella di eliminare tutte le situazioni irregolari, ci sono scantinati trasformati in moschea, che creano spesso attriti tra i musulmani e i residenti dei vari quartieri, mentre resteranno in piedi i centri di preghiera che hanno tutte le autorizzazioni in ordine  Per tutti, però, varrà lo stesso principio: nessun finanziamento dal Comune, perché l’eventuale acquisto dei terreni e ogni opera successiva dovranno essere a carico delle varie comunità.

Il presidente della comunità islamica di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, è da sempre in prima fila nella richiesta di avere le autorizzazioni per costruire una moschea, e ora è lui che fa da capofila per gli altri musulmani quando dice: «Stiamo creando un coordinamento delle moschea milanesi per andare a trattare con il Comune, dobbiamo creare un’unica associazione, con uno statuto, un nome e una finalità comuni, il Comuni ci indichi l’area giusta e noi ci mettiamo i soldi». Per loro la spinta è nella direzione di avere un riconoscimento reale in città, con spazi legali e adatti ad accogliere l’alto numero di fedeli.

 

Ora la commissione di lavoro avviata dall’amministrazione Pisapia  dovrà  non soltanto di stabilire regole precise per eventuali richieste, ma anche quali terreni (pubblici o privati) siano adatti, per logistica e per sicurezza, ad accogliere un grande luogo di culto.

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