Al lavoro, nonostante il coronavirus. La telefonata del papa

La vita quotidiana in un’azienda del modenese, le scelte difficili, la voglia di non arrendersi nelle avversità. Una lettera al papa e la sua telefonata. Una testimonianza

«Sono Giovanni Arletti, imprenditore di Carpi (Modena), ho 72 anni, sposato da 45 anni con Francesca. Abbiamo due figli. Chiara, sposata con tre figli, direttrice a Modena di un centro per persone con disabilità gravi e gravissime. Marco, sposato con due figli, amministratore delegato dell’azienda di famiglia, il gruppo Chimar che occupa oltre cinquecento persone». Cominciava così la lettera che il 3 aprile ho inviato a papa Francesco per ringraziarlo per tutto quello che sta facendo in questo periodo difficile e complicato di coronavirus.

«A venti anni ho conosciuto il Movimento dei Focolari e ho scoperto Dio Amore. Con mia moglie iniziamo la giornata con il collegamento alla messa da lei celebrata (chissà se un giorno potrò parteciparvi direttamente con la mia famiglia). Desidero ringraziarla per questo alto momento, per le parole che mi aiutano a riflettere e cercare di essere testimone del Vangelo con la vita. Il momento di Adorazione mi fa sentire trasportato dall’Amore di Dio.

Inizia la quarta settimana di reclusione in casa, una reclusione volontaria che mi fa uscire solo per andare in azienda. Io l’avrei chiusa molto volentieri, perché il timore di contagio è presente nell’aria, nelle persone che si incontrano, ma non possiamo chiudere perché produciamo imballaggi per il biomedicale, le macchine farmaceutiche e l’alimentare. Se non consegniamo i nostri prodotti, non possono rifornire gli ospedali, spedire i macchinari per la farmaceutica e l’alimentare.

Dire alle persone che siamo uno dei codici ateco autorizzati a lavorare e starmene a casa al sicuro, mi sembra poco credibile. Cosi, nel rispetto di tutte le procedure, con un protocollo aziendale rigidissimo per la sicurezza delle persone abbiamo dato continuità al lavoro. Il fatto di vedermi in mezzo a loro tranquillizza, trasferisce quella sicurezza che non ho neppure io. Poi chiedere ai dipendenti come va a casa, interessarmi a loro, aiuta a superare la paura.

In questi anni abbiamo assunto anche persone in difficoltà, persone in fin di vita: “colpevoli” di avere un tumore, nessuno li voleva. Hanno portato in azienda, per il tempo che gli rimaneva da vivere, un entusiasmo e una voglia di vivere straordinaria.

Il primo aprile, mentre molti stanno pensando alla cassa integrazione, abbiamo assunto sei persone. Era già in programma, ma vista l’incertezza del momento avremmo potuto aspettare. In questo modo abbiamo dato un segnale concreto. Crediamo ci sia un futuro, che sarà migliore se sapremo trarre insegnamento dagli errori fatti in passato.

Abbiamo passato un terremoto nel 2012, un’alluvione nel 2014, ora questo virus… Forse, come dice lei Santità, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Parole sacrosante, il mondo, questo mondo sgangherato è pure malato, ha bisogno di cure radicali. Con l’affetto di un figlio verso il padre le voglio bene. Che Dio la presevi in salute».

Con queste parole ho ringraziato il papa e pensavo tutto finisse li.

Poi la sorpresa, il 17 aprile 2020 ricevo una telefonata sul cellulare, non riesco a rispondere, vedo un messaggio in segreteria e lo ascolto: «Sono Papa Francesco, ho ricevuto la sua lettera, grazie per quello che lei fa pensando agli altri, grazie tante, la benedico e preghi per me, e io pregherò per lei, grazie».

Stupito e colpito vado a casa e dico a mia moglie: «Sai chi ha telefonato? Papa Francesco! Senti il messaggio». Rimaniamo entrambi senza parole, ma estasiati. Suona nuovamente  il telefono, rispondo e sento:«Sono papa Francesco».

Inizia una conversazione straordinaria che mai dimenticheremo. Papa Francesco ha espresso l’interesse che ha per le persone, per l’occupazione, per gli imprenditori che, facendo bene il proprio lavoro, possono aiutare tante persone. Abbiamo condiviso con lui qualche riflessione, ma soprattutto l’abbiamo ringraziato per il coraggio e  la forza che ci trasmette per andare avanti.

L’abbiamo ringraziato per la messa che celebra da Santa Marta: « La seguiamo tutte le mattine  per televisione le sue riflessioni, le sue preghiere ci aiutano ad affrontare la giornata». Concludendo ci ha assicurato le sue preghiere e ha chiesto a noi di pregare per lui. Chiusa la telefonata, con mia moglie ci siamo guardati increduli, senza parole, con una straordinaria sensazione di pace e serenità interiore totale. Ma è vero? Ci ha telefonato papa Francesco? Si è vero.

Il papa, persona coraggiosa e semplice, si è interessato dei nostri problemi, ha condiviso con noi le preoccupazioni, ci ha assicurato le sue preghiere. Ci ha dato una forza straordinaria, per affrontare questo momento del quale non si vede la fine.

Abbiamo subito condiviso con i figli, anche loro sorpresi ed entusiasti. Poi l’abbiamo comunicata  agli amici più cari e la sorpresa è stata tale che ognuno l’ha condivisa con chi conosceva, la gioia era tale che si avviato un tam tam che è arrivato alla stampa. Mi hanno telefonato giornalisti ai quali ho detto che la telefonata doveva rimanere privata, poi le insistenze, «sono mesi che diamo solo brutte notizie, permetteteci di darne una buona».

A questo sono seguite decine di telefonate di persone che hanno colto l’occasione per esprimere stima e apprezzamento per quello che fa papa Francesco. Anche da parte di persone che si sono dichiarati non credenti, ma che hanno tanta considerazione per il pontefice.

Ho ricevuto mail da persone che non sento da anni, aspettavano solo l’occasione per farsi sentire e rinnovare la nostra amicizia: è stata un’occasione meravigliosa per fare circolare tanto amore, alcuni mi hanno ricordato fatti avvenuti 40 anni fa che avevo dimenticato. Gesti di amore che hanno segnato la vita di qualche persona e che in loro erano ancora presenti.

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