Adeus Rio, arrivederci Rio

Al di là dei pregiudizi. Vittorie "speciali". Atleti ad alto livello. Si conclude il nostro diario su alcuni dei momenti più significativi dei Giochi Paralimpici. Terza parte, da giovedì 15 a domenica 18 settembre
Rio

Giorno 8 – Giovedì 15 settembre Paralimpiadi: più le guardi, più le "capisci" 

Molte persone che in questi giorni, anche grazie all'ampia copertura televisiva assicurata dalla Rai, si stanno avvicinando alle prove paralimpiche, inizialmente rimangono un po' "distanti". Non riescono ad appassionarsi più di tanto. Colpa, in alcuni casi, anche di competizioni scarsamente spettacolari a causa della troppa differenza tra gli atleti in gara. Come avvenuto, tanto per fare un esempio, in alcune specialità del programma dell'atletica leggera, dove hanno rivaleggiato non ad armi pari, per accorpamenti poco ortodossi, ciechi e ipovedenti. Questa "titubanza" iniziale è comprensibile… Se non si cambia canale e si continua a guardare, però, piano piano questa "distanza" si scioglie… Perché, come spesso accade, più uno entra dentro una cosa più la capisce. E quindi ci si rapporta meglio. Così, può capitare di soffermarsi su uno dei match che in questa ottava giornata paralimpica hanno assegnato medaglie nel tennis in carrozzina, e vedere atleti mettere a segno colpi che ti fanno rimanere a bocca aperta. Come quelli dell'olandese Jiske Riffioen, medaglia d'oro nel singolare femminile.

 

Oppure, può capitare di assistere ad un avvincente match di tiro con l'arco, il quarto di finale in cui è impegnata la nostra Elisabetta Mijno contro l'iraniana Zhara Nemati. Proprio sul più bello, arrivati a giocarsi l'incontro agli ultimi tre tiri, l'avversaria dell'azzurra mette tutte e tre le frecce al centro del bersaglio. Tre 10, che le permettono di passare il turno. Un "gesto tecnico" di altissimo livello che non deve però sorprendere più di tanto, visto che questa ragazza è una vera campionessa, capace di conquistare a Rio la sua seconda medaglia d'oro paralimpica consecutiva dopo quella vinta nel 2012. Un'atleta in carrozzina, talmente brava da qualificarsi anche per le Olimpiadi dei "normodotati", disputate nello stesso impianto solo qualche settimana fa. Eh già, bisogna solo soffermarsi un po'… Poi, la titubanza iniziale si scioglie, e cominci a vedere solo le gesta di atleti davvero speciali. Atleti come il nostro Paolo Cecchetto, oro nella prova in linea di handbike H3. Atleti come Alex Zanardi, Luca Mazzone e Francesca Porcellato, che sempre nel ciclismo hanno nuovamente vinto una medaglia come nel giorno precedente (d'argento Alex e Luca, di bronzo Francesca). Atleti come Federico Morlacchi e Francesco Bettella, che nel nuoto sono saliti ancora una volta sul podio (per loro due argenti)! Con questi risultati, entriamo nella top-ten del medagliere. E l'Italia vola!     

 

Giorno 9 – Venerdì 16 settembre Vincere è bello, farlo insieme ancora di più

Lui, nei giorni precedenti, aveva preso parte a due gare, vincendo una medaglia d'oro e una d'argento. Lei, invece, aveva disputato una sola competizione, terminata con il successo. Alex Zanardi e Bebe Vio, due degli atleti simbolo dell'attuale movimento paralimpico italiano, in questa giornata avevano un'ultima opportunità di salire sul podio. Un'opportunità "speciale". E hanno saputo coglierla. Alex era impegnato nella gara a squadre mista di handbike insieme ad altri due campioni del calibro di Luca Mazzone e Vittorio Podestà. Bebe, invece, disputava la prova a squadre di fioretto femminile con le compagne Loredana Trigilia e Andreea Mogos. «Solo quando tutti contribuiscono con la loro legna da ardere è possibile creare un grande fuoco», recita un antico proverbio. E di legna da ardere Alex e Bebe ne hanno portata davvero tanta alla causa delle loro squadre. Così come lo hanno fatto anche Luca, Vittorio, Loredana e Andreea. Zanardi, Mazzone e Podestà al momento compongono un team davvero "invincibile" e hanno dominato la loro prova vincendo la nona medaglia d'oro della spedizione italiana a questi Giochi paralimpici. Alla fine, è stato Alex a tagliare il traguardo di questa gara a "staffetta", con quasi un minuto di vantaggio sugli Stati Uniti.

 

La gioia degli azzurri sul traguardo, la loro emozione, incontenibile, sta tutta in quel lunghissimo abbraccio tra i tre che rimarrà impresso nella mente di tutti coloro i quali hanno assistito alla scena. E di gioia incontenibile ne sanno qualcosa anche le nostre tre schermitrici. L'appassionante incontro contro Hong Kong, quello che assegnava la medaglia di bronzo, sembrava ormai perso. Quando la Vio ha iniziato il nono ed ultimo assalto, infatti, l'Italia era sotto 38-40, e considerando che l'avversaria di turno della nostra atleta (la fortissima Yu Chui-Yee) appartiene alla categoria A, quella dove gareggiano atlete affette da minore disabilità rispetto all'azzurra (che a livello individuale infatti compete nella categoria B), il recupero sembrava davvero impossibile. Bebe, invece, è arrivata fino al 44-44, mettendo poi a segno l'ultima decisiva stoccata. Ecco allora che il medagliere italiano a Rio (che in questa giornata ha visto salire sul podio anche Fabio Anobile, bronzo nella corsa in linea di ciclismo riservata alle categorie C1-C2-C3), si è arricchito di altre due splendide medaglie.

Sì, Alex e Bebe nei giorni precedenti avevano già vinto. Ma farlo nuovamente, insieme ai loro compagni, ha un sapore tutto speciale. Perché vincere è bello, ma farlo "insieme" lo è ancora di più.  

 

Giorno 10 – Sabato 17 settembre Atleti a tutti gli effetti

Ci avviamo ormai alla chiusura. La tipica saudade brasiliana comincia a pervadere atleti, tecnici, spettatori e tutti gli addetti ai lavori di questa bellissima Paralimpiade di Rio 2016… Una Paralimpiade che continua a regalare ogni giorno storie straordinarie, di vita e di sport. Una Paralimpiade che ha visto gareggiare tante stelle, perché con il tempo, il clima di "solidarietà" che aveva caratterizzato le prime edizioni di questa manifestazione, e che poco ha a che vedere con il vero senso dello sport, ha lasciato via via spazio ad un sempre più elevato livello tecnico e organizzativo. E se diversi degli atleti che abbiamo visto gareggiare a Rio studiano e lavorano, oltre a fare dello sport, sono in continuo aumento i casi di quanti sono da considerarsi dei veri e propri professionisti, riusciti a disputare una Paralimpiade ad alti livelli solo grazie ad anni e anni di allenamento, superando prima i propri limiti e poi una concorrenza che sta diventando negli anni sempre più agguerrita. Parliamo dunque di atleti a tutti gli effetti, di grandi campioni come Markus Rehm, il ventottenne saltatore in lungo tedesco, con una gamba amputata sotto il ginocchio, talmente bravo da realizzare misure che gli avrebbero consentito di prendere parte (e probabilmente vincere una medaglia) anche alle Olimpiadi. Markus, infatti, salta ormai con una certa regolarità oltre gli otto metri, ma la federazione internazionale di atletica leggera ha detto no. Per lui, niente Olimpiadi.

 

La motivazione? Non è ancora dimostrato se la sua protesi in fibra di carbonio gli procuri o meno dei vantaggi. I dubbi rimangono. Nel frattempo, questo campione ha vinto il titolo paralimpico proprio a pochissimi minuti di distanza dal successo della nostra Martina Caironi, che ha difeso così il titolo dei 100 metri (categoria T42) conquistato quattro anni fa a Londra. Martina, la prima (e per ora unica) donna amputata di gamba sopra il ginocchio a correre questa distanza in meno di quindici secondi, è stata fonte di ispirazione per Monica Contraffatto, caporal maggiore dell'esercito rimasta ferita in Afghanistan nel 2012 durante un attacco a colpi di mortaio. Dal letto d'ospedale, in quei giorni, Monica ha visto vincere Martina ai Giochi di Londra, e ha deciso di emularne le gesta. Obiettivo centrato, visto che la ragazza siciliana a Rio ha vinto il bronzo nella stessa gara della Caironi. Nella penultima giornata di gare, queste due medaglie si vanno a sommare al bronzo di Alvise De Vidi nei 400 metri (atletica leggera, categoria T51), a quello di Andrea Tarlao nella prova in linea di ciclismo (riservata alle categorie C4-5), e all'argento della nuotatrice di origine albanese Arjola Trimi nei 50 stile libero S12, per una Italia che a questi Giochi Paralimpici non smette più di vincere e di emozionare.  

 

Giorno 11 – Domenica 18 settembre – Si chiudono i Giochi, nel ricordo di Bahman

Doveva essere una giornata di festa. Solo di festa. Invece, la morte del ciclista Bahman Golbarnezhad (nella foto), quarantotto anni, ha lasciato in tutti un profondo senso di tristezza. In una discesa della prova in linea di ciclismo disputata sabato, e riservata alle categorie C4-5 (in cui hanno gareggiato atleti amputati negli arti superiori o con leggeri problemi neurologici), l'iraniano ha picchiato violentemente la testa sul terreno dopo aver perso il controllo della sua bici (pare che una ruota anteriore si sia incastrata nella canalina di cemento che costeggiava la strada). Per lui, non c'è stato più nulla da fare. Bahman è stato ricordato con un minuto di silenzio durante la cerimonia di chiusura, ultimo atto di questa quindicesima edizione dei Giochi Paralimpici estivi. Una manifestazione che ha visto per protagonisti atleti che hanno fatto del dolore il loro linguaggio quotidiano. Ma, proprio per questo, che hanno sviluppato un'affinità del tutto particolare, un legame che unisce loro, i lori tecnici e assistenti, le loro famiglie.

 

Ragazzi e ragazze tutti accumunati dalla voglia di non arrendersi mai e di andare sempre avanti, che ci insegnano anche a dare il giusto peso a un risultato sportivo, che sia una vittoria o una prestazione inferiore alle attese. Se va bene, spazio alla gioia. Se va male, nessun "dramma": per ricominciare, per provare a vincere, c'è spesso un'altra occasione. Proprio così: gli atleti Paralimpici sono tutti ragazzi e ragazze, uomini e donne, speciali! Come gli atleti azzurri, che si sono battuti con tutte le proprie forze per rappresentare al meglio l'Italia in quell'atmosfera di amicizia e fratellanza tipica delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi. E ci sono riusciti al meglio. Il bottino finale, infatti, conta ben trentanove medaglie, di cui dieci d'oro, quattordici d'argento e quindici di bronzo. Superata di gran lunga l'edizione di Londra 2012, dove vincemmo ventotto medaglie in tutto. Un risultato straordinario (nono posto nel medagliere complessivo dove però, per onore di verità, occorre ricordare che a Rio era assente la Russia), raggiunto grazie ragazzi e ragazze ricchi di talento e di coraggio. Di quel coraggio, tipico solo di chi combatte giorno dopo giorno per convivere con i propri limiti. E che, giorno dopo giorno, prova a superarli.

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