Acque reflue, Italia multata dall’Ue

Multa da 25 milioni di euro, più altri 30 ogni 6 mesi di inadempienza

Sei anni di inadempienza per l’Italia nei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue ci costeranno caro per i prossimi mesi. Un danno «particolarmente grave» per l’ambiente che ha spinto la Corte di giustizia europea – il 31 maggio scorso – a emettere una sentenza contro il nostro Paese. L’Italia non ha attuato il diritto dell’Unione in materia di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane. E così incassiamo un ennesimo richiamo. Sì, perché non è la prima volta. Già il 19 luglio 2012 la Corte aveva giudicato il nostro Paese inadempiente, in quanto è stato omesso «di prendere le disposizioni necessarie per garantire che 109 agglomerati situati nel territorio italiano fossero provvisti, a seconda dei casi, di reti fognarie per la raccolta delle acque reflue urbane e/o di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane conformi alle prescrizioni della direttiva 91/271».

Sono passati 6 anni e siamo ancora in torto, con 74 agglomerati non conformi alla direttiva sulle acque reflue.

Nella sentenza del 31 maggio scorso la Corte constata dunque «che, alla data limite dell’11 febbraio 2016, l’Italia non aveva preso tutte le misure necessarie per l’esecuzione della sentenza del 2012 al fine di rispettare gli obblighi che le incombono in forza della direttiva». Ecco il motivo per cui i cittadini italiani saranno costretti a pagare «una somma forfettaria di euro 25 milioni a favore del bilancio Ue, al fine di prevenire il futuro ripetersi di analoghe infrazioni al diritto dell’Unione». Ma visti anche i numerosi anni di inadempienza che finora si è accollata l’Italia, la Corte mette già le mani avanti: la sentenza odierna ci condanna infatti a pagare anche «una penalità di euro 30.112.500 per ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012, penalità che sarà dovuta a partire da oggi sino all’esecuzione integrale della sentenza del 2012».

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«In Italia la mala-depurazione continua ad essere un’emergenza irrisolta – afferma Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente -. Nonostante gli avvertimenti e il tempo dato, in questi anni, dall’Europa al nostro Paese per mettersi in regola sul fronte delle acque reflue, ad oggi l’Italia è ancora in forte ritardo e poco è stato fatto per risolvere il problema della mala-depurazione come conferma la maxi multa da 25 milioni di euro più 30 milioni per ogni semestre di inadempienza, arrivata dalla Corte di giustizia europea. Soldi che avremmo potuto spendere per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro».

La maxi multa arriva per l’incapacità della Penisola di gestire il ciclo delle acque reflue, senza contare che in questi anni in alcune regioni del Mezzogiorno «si è persa la grande occasione offerta dai fondi Cipe, destinati alla costruzione e all’adeguamento degli impianti, per mancanza di progetti adeguati e di qualità» conclude Zampetti.

Il nuovo governo italiano deve inserire nell’agenda politica un serio adeguamento del sistema depurativo. Siamo un paese turistico, non possiamo permetterci di inquinare i nostri mari e pagare multe salate per inadempienza.

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