Abusi in Italia e riforma della Chiesa

L’attesa conferenza stampa del Card. Bagnasco, presidente della Cei, con i giornalisti.
Cei

«La prima preoccupazione di noi vescovi è il bene vero delle singole vittime. È questa preoccupazione che presiede il discernimento dei singoli casi e i provvedimenti necessari» che verranno presi verificando caso per caso.

 

Conferenza stampa difficilissima in Vaticano a margine dell’assemblea dei vescovi italiani che si è conclusa oggi. A parlare con i giornalisti è il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei nonché arcivescovo di Genova, che proprio al tema della pedofilia aveva dedicato ben 4 pagine della sua prolusione. Ovvio quindi che i giornalisti abbiano rivolto al cardinale un fiume di domande sui casi di abuso emersi e denunciati in Italia e su come la Chiesa intende organizzarsi per rispondere.

 

Alcuni giorni fa, il segretario generale della Cei, mons. Crociata aveva parlato di un centinaio di casi registrati in Italia. Bagnasco oggi ha ammesso che anche nel nostro Paese, come è successo in Europa, potrebbe esserci stato qualche insabbiamento. «La possibilità – ha detto – c’è, e se ciò fosse vero – ha aggiunto – è una cosa sbagliata e come tale deve essere superata».

«È giusto, è naturale e direi anche scontato – ha proseguito l’arcivescovo – ricordare che l’attenzione deve essere tenuta sempre alta». 

 

L’indicazione della Chiesa italiana è che il referente naturale in casi di denuncia rimane il vescovo a cui deve essere data la massima fiducia perché «darà risposte e interventi adeguati». Le situazioni, ha spiegato ancora il card. Bagnasco, «possono essere diversificate». Per questo, «è importante richiamare il criterio del discernimento alla luce del quale ogni vescovo prenderà i provvedimenti necessari».

 

Nell’accogliere papa Benedetto XVI in assemblea, il cardinale aveva espresso la solidarietà e la vicinanza dei vescovi italiani per la sua azione di «auto-riforma della chiesa». Ed oggi parlando ai giornalisti il cardinale ha spiegato che cosa intendeva dire.

 

La riforma «è nella sostanza e nella radicalità, non in qualche riorganizzazione strutturale». È richiesta soprattutto «nella santità dei ministri di Dio» ed è richiesta in modo particolare in questo anno sacerdotale. «Non esiste – ha aggiunto – riforma esterna se non parte da un cuore convertito».

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