A Roma vince il cinema sociale

L' edizione numero 18 della Festa chiude premiando film che guardano alla vita reale, dal Brasile all’Italia. Il Belpaese ne esce bene
Festa del Cinema Roma foto La Presse

169 titoli, 543 proiezioni all’Auditorium e in città, e poi gli 85 della sezione indipendente ”Alice in città”: una bella sfida  per chi doveva scegliere. Ovviamente senza contare il lato festaiolo,  molto romano, del red carpet con le nostre star  e le mille altre iniziative di un evento che parrebbe aver trovato finalmente un suo equilibrio.

Sui film è presto detto: il dominio è stato del cinema civile, così ha vinto il brasiliano Pedagio – una madre che cerca di guarire il figlio omosessuale -, Alba Rohrwacher si è aggiudicata il premio come miglior attrice per il film di Roberta Torre Mi fanno male i capelli – omaggio a Monica Vitti – e Paola Cortellesi per la sua opera prima – già in sala con un buon risultato – ha collezionato  la Menzione speciale e il Premio del pubblico.

Ma sul cinema civile l’Italia ha messo in campo alche altre opere: Cento domeniche di Antonio Albanese – la vita dura dei pensionati traditi dalle banche -, Palazzina LAF di Michele Riondino – la vita degli operai nelle acciaierie di Taranto -,  il debutto alla regia  di Margherita Buy in Volare, sul tema dell’ansia o Kripton di Francesco Munzi sulle comunità psichiatriche. Accenniamo pure a Misericordia di Emma Dante, storia siciliana del giovane Arturo tra degrado e violenza e Mur di Kasia Smuntiak sui muri dei polacchi contro gli immigrati.

Naturale accennare anche agli omaggi tra cui quelli a Maria Callas e Isabella Rossellini in una edizione che, nonostante i soliti disagi del traffico, ha portato ad un aumento di pubblico. Attenzione però ai tagli al cinema promessi dal ministro Sangiuliano: un invito a produrre lavori che durano e non opere che in un week- end vengono viste da sole  30 persone.  Puntare forse di più alla originalità e non solo al riciclaggio della commedia “romana periferica” più o meno storica…

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