A mani aperte

Sono i sei centri sociali per lo sviluppo della persona, della famiglia e della società che dal 1983 portano il "modello evangelico" di Manila a tutta le Filippine. Da Una buona notizia il racconto di questa vivace comunità
Bukas Palad

Le buone notizie, si sa, non nascono da sole. Hanno bisogno della cura amorevole e della buona volontà del singolo, di un gruppo o di una comunità. Hanno il lieto fine, è vero, ma questo non vuol dire che non costino un po' di fatica. Sono forgiate sull'amore e hanno il sapore di quelle che Chiara Favotti ha raccolto – con il contributo di Costanza Tan, Jorge Lionello Esteban, Hubertus Blaumeiser, Klaus Hofstetter e Darryl D’Souza -, nel libro appena uscito Una buona notizia. E ce ne sono davvero tante, 94, da varie parti del mondo. Come questa che giunge dalle Filippine per il secondo appuntamento della rubrica.

«Nelle Filippine gli estremi si toccano. Il grande arcipelago di oltre settemila isole, densamente popolato, vanta una

ricchezza naturale straordinaria: terre ampie e fertili, vasti giacimenti minerari nel sottosuolo, mari ricchi di migliaia

di specie di pesci, ma anche di perle preziose e coralli. Quanto basterebbe per farne una potenza mondiale. Eppure

tale sovrabbondante ricchezza si scontra con una povertà diffusa, vissuta dalla stragrande maggioranza della

popolazione.

«In uno dei quartieri più poveri di Manila, popolosa capitale delle Filippine, su suggerimento di Chiara Lubich prende avvio nel 1983 il progetto “Bukas Palad”, un centro sociale per lo sviluppo integrale della persona, della famiglia e della società. Tra le miriadi di progetti simili nati in una società marchiata dalla povertà, ma anche da una naturale propensione al reciproco aiuto, Bukas Palad – che significa “a mani aperte” – ha una particolare caratteristica, quella di essere espressione della vita evangelica vissuta nel quotidiano, dove i poveri non sono i beneficiari della bontà altrui, ma i protagonisti di una nuova esperienza, che parte dal sentirsi amati da Dio e sfocia in una trasformazione prima personale e poi del tessuto sociale intorno. La filosofia del progetto è tutta racchiusa nel motto: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8).


«Il “modello evangelico” da Manila si diffonde anche in altri centri delle Filippine. Al giorno d’oggi vi sono sei Bukas Palad e altri due centri, Sulyap e Pag-asa, con centocinquanta “community workers”, volontari della comunità, impegnati in prima persona. Tanti destinatari dell’iniziativa sono ora promotori e organizzatori dei vari programmi di educazione, nutrizione, salute e catechesi, quest’ultima inserita anche tra le materie dell’asilo “Bukas Palad Learning Center”, frequentato da alcune centinaia di bambini.


«Difficile quantificare il raggio d’azione. Le famiglie seguite dal progetto sono ormai settemila. A un certo punto è iniziata

la costruzione di casette per ospitare famiglie che non avevano un tetto. In queste case, con le famiglie, è entrata la vita imperniata sul Vangelo. Via via, nei diversi posti, si sono formate delle comunità, composte da quindici a cinquanta famiglie, che si incontrano settimanalmente per una formazione catechetica, sia come coppie, sia per gruppi di giovani o famiglie. Quotidianamente avvengono cambiamenti di vita e ritorni a Dio nei sacramenti. 

«La testimonianza di queste comunità si irradia anche nei quartieri circostanti. Sulyap, durante il periodo dei tifoni, diventa una nuova arca di Noè: quando il quartiere circostante è allagato, le famiglie dei dintorni vengono qui a rifugiarsi. I centri sociali di Bukas Palad attirano l’attenzione. Di organizzazioni nazionali e internazionali che, incuriosite dal modello, vengono a conoscerlo. Di gente di tutte le estrazioni sociali e culturali. Se sono persone ricche, in genere non se ne vanno senza prima aver lasciato un contributo economico. Anche politici vengono ad attingere idee. In particolare i centri toccano i cuori di fratelli di altre religioni. I buddisti della Rissho Kosei Kai del Giappone sono ospiti abituali della comunità e vi lavorano. Un gruppo di buddisti di Taiwan, che risiedono vicino a un centro sociale, ha regalato vari computer, che serviranno per la formazione dei giovani. Una donna musulmana, senatrice, ha regalato ai bambini delle comunità di Sulyap magliette e scarpe da calcio per realizzare il progetto Sports4Peace. Persone di convinzioni diverse o non praticanti sono toccate dalla testimonianza di molti poveri che, attraverso la vita evangelica, hanno riacquistato il senso della propria dignità e ora vivono e lavorano per gli altri, diventando in alcuni casi imprenditori di piccole aziende. Perché gratuitamente hanno ricevuto e gratuitamente ora danno».


Per saperne di più: bukaspaladfoundinc.blogspot.
Per altri progetti sociali: www.amu-it.eu

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons