I leader religiosi a Hiroshima per un’intesa sull’Intelligenza artificiale

I rappresentanti delle religioni orientali e di varie grandi aziende hanno discusso di algoretica, per unire l'etica all'intelligenza artificiale, per ridurne i pericoli.
Intelligenza artificiale (IA). Image by Freepik
Intelligenza artificiale (IA). Image by Freepik.

Il “Rome Call for AI Ethics è il documento che, nel 2020, la Santa Sede ha firmato con rappresentanti di diverse religioni (in particolare musulmani ed ebrei) per contribuire a indicare una serie di principi per quella che, con un neologismo, è definita algoretica. Si tratta di un’etica che nello sviluppo e nell’applicazione dell’intelligenza artificiale desidera tenere al centro la persona e la giustizia nelle relazioni tra i popoli. Quattro anni fa, l’iniziativa per la firma di questa carta era stata accompagnata dal supporto non solo di rappresentanti delle varie religioni abramitiche, ma anche di importanti istituzioni internazionali come la FAO, che ha appunto sede a Roma, e alcune fra le maggiori aziende informatiche a livello mondiale.

La scorsa settimana la stessa carta è stata proposta alla firma dei leader delle religioni orientali e per questa cerimonia, all’interno di un convegno di due giorni su una materia di grande attualità, si è scelta la città simbolo di Hiroshima. Si desiderava, infatti, lanciare al mondo intero un chiaro messaggio: non si vuole correre il rischio di una catastrofe come quella avvenuta con il lancio delle bombe atomiche sulle due città giapponesi a conclusione della Seconda Guerra mondiale. Al summit, tenutosi il 9 e 10 luglio, denominato AI Ethics for Peace, hanno partecipato rappresentanti del buddhismo, dell’induismo, del sikhismo e dello zoroastrismo, ma anche altre personalità sia del mondo religioso che di quello scientifico e informatico.

Fra questi vale la pena ricordare il reverendo Yoshiharu Tomatsu di Religions for Peace Japan, la reverenda Kosho Niwano, presidente designata della Rissho Kosei-kai, lo Shaykh Abdallah Bin Bayyah dell’Abu Dhabi Forum for Peace degli Emirati Arabi Uniti e il rabbino Eliezer Simha Weisz, della Commissione per le relazioni interreligiose del Gran Rabbinato di Israele. L’ambito informatico era rappresentato, tra gli altri, da Brad Smith, presidente di Microsoft, Dario Gil, senior vice presidente e direttore della ricerca presso l’IBM, Dave West, presidente di Asia Pacific, Giappone e Grande Cina di Cisco. Il sikh Amandeep Singh Gill è intervenuto in rappresentanza del segretario generale delle Nazioni Unite per la tecnologia.

L’iniziativa è stata proposta dalla Santa Sede con la partecipazione di mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia della vita, e di p. Paolo Benanti, religioso francescano italiano, tra i pionieri dello studio delle possibili conseguenze, a livello etico, delle nuove tecnologie. Proprio padre Benanti ha presentato l’Addendum di Hiroshima sull’intelligenza artificiale generativa. Si tratta di un nuovo testo che vuole integrare il documento firmato a Roma quattro anni fa.

Mons. Paglia ha, invece, inaugurato l’evento affermando che proprio «a Hiroshima, un luogo di altissimo valore simbolico, invochiamo con forza la pace, e chiediamo che la tecnologia sia motore di pace e di riconciliazione tra i popoli. Siamo qui per dire a gran voce che stare assieme ed agire assieme è l’unica possibile soluzione».

Molto significative anche le voci dei rappresentanti delle diverse tradizioni religiose. Fra queste, il monaco buddhista giapponese Yoshiharu Tomatsu ha affermato che «la nostra missione come Religions for Peace Japan è quella di fornire sostegno e guida agli sforzi per migliorare l’uguaglianza e il rispetto reciproco per gli individui e le istituzioni in tutta la società, sulla base dei nostri obiettivi spirituali comuni. I recenti progressi dell’intelligenza artificiale hanno portato alla nascita di nuovi potenti strumenti che possono potenzialmente aiutare tali sforzi o, se usati per altri scopi, minarli notevolmente. Riconoscendo queste sfide, ci impegniamo a mantenere i nostri impegni per promuovere l’inclusività e il rispetto reciproco per tutti».

Significativo anche il contributo del musulmano mauritano Abdallah Bin Bayyah, presidente del Forum per la Pace di Abu Dhabi e del Consiglio degli Emirati Arabi Uniti per la Fatwa: «La cooperazione, la solidarietà e il lavoro comune sono necessari per affrontare gli sviluppi dell’intelligenza artificiale, in cui si mescolano interessi, danni e benefici, per garantire che i suoi sistemi e prodotti non siano solo tecnicamente avanzati ma anche moralmente validi».

Anche papa Francesco si è reso presente con un messaggio che ha ripercorso quanto recentemente affermato al G7 di Borgo Egnazia. «È fondamentale che, uniti come fratelli, possiamo ricordare al mondo che in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».

La firma è avvenuta al Parco della memoria che ricorda le vittime del bombardamento atomico americano del 1945 ed è stata preceduta, molto significativamente, dalla testimonianza di un sopravvissuto a quella tragedia, dimostrazione di una forma di sviluppo efferata e disumana.

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