4 novembre 1966. Tutto il mondo diventò Firenze

Tutti ricordano la piena dell’Arno e i danni che causò all’inestimabile patrimonio artistico della città. Ma di quei giorni, che videro in azione tanti “angeli del fango”, resta il senso di una comunità capace di rialzarsi assieme. Allora come oggi   
Ansa Firenze

Di ciò che avvenne dalle prime ore del venerdì 4 novembre del 1966 molti trattengono nella memoria collettiva, dopo cinquant’anni, il grande evento dell’alluvione che si rivelò tra gli episodi più gravi mai avvenuti complessivamente su un territorio più grande della città.  

 

È giusto ricordare che l’alluvione non fu solo a Firenze e non fu solo l’Arno a esondare, ma in pratica tutti i fiumi, torrenti e corsi d’acqua della Toscana.

 

In quel momento tutto il mondo si rese conto di “essere” Firenze e fu bellissimo vedere da ogni dove arrivare quelle persone che sono ricordate come gli “angeli del fango”.

Ma Firenze, come ogni città, non era, e non è, solo i suoi capolavori, era anche i suoi abitanti che vivevano la stessa esperienza che oggi vivono nei paesi del terremoto.

 

Sarà importante conoscere, da chi ha vissuto questa esperienza dal di dentro, il racconto di episodi che possono anche oggi portare speranza e consapevolezza che solo “insieme” può rinascere una città.

Perché una città rinasce prima di tutto dalla comunità che la vive e che ne rappresenta l’anima.

Poi sono importanti, anzi fondamentali, gli aiuti generosi che arrivano da reti di solidarietà concreta.  

 

Da allora si è cominciato in modo più serio a pensare all’importanza della tutela del territorio; mi verrebbe da dire da “toscanaccio”, per di più “maremmano”, che ci si è pensato tanto e che se avessimo pensato un po’ meno e fatto un po’ di più, avremmo oggi molti problemi di meno.

 

Rimane il fatto che questi “ricordi” sono importanti per chi li ha vissuti e per chi può conoscerli attraverso l’esperienza degli altri, perché costituiscono la memoria storica di un territorio e di una comunità e sollecitano ciascuno di noi a dare valore e attaccamento alle proprie radici.

 

Se poi fossero di stimolo per ognuno ad una maggiore e migliore “partecipazione” alla vita sociale, allora vorrebbe dire che stiamo diventando “grandi”.

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