Le donne di Rossini

Se c’è uno che ama le donne – anche nel privato – questi è Rossini. Quando nel 1813 compone l’Italiana, su libretto spassosissimo di Angelo Anelli (i libretti buffi rossiniani sono zeppi di invenzioni linguistiche…), ha 21anni e vuol godersi la vita. Ha un talento prodigioso, una fantasia scatenata, una luce brillante che illumina la storia furbesca di Isabella, catturata dai pirati di Mustafà che è stanco della moglie e vuole una” italiana”. Lei, prende coraggio e si rivela per quello che è: una scaltra manipolatrice degli uomini, qui trattati come burattini, specie il Bey al quale fa passare tutte le voglie, inventandosi il premio del “pappataci”, cioè mangia e taci per scappare con l’amato Lindoro.
È la solita turcheria dell’epoca (anche Mozart scrisse Il Ratto dal Serraglio) con la quale si esorcizzava la paura (vera) dei pirati turchi, prendendoli in giro. Con un filo sottile di cattiveria, perché Isabella vuole dominare gli uomini, sia lo sciocco Bey che il sospiroso Lindoro e lo spasimante Taddeo. Burattini, più che personalità.
Due atti di una follia organizzata e completa, come scriveva Stendhal: concertati ritmici modernissimi, finali vorticosi e impazziti di non-sense (gli uomini diventano animali che fanno i loro versi), e la gioia di una fantasia ebbra di colore, di suono: di vita. Il caos, ma che bello questo caos di violini impazziti, trombe e timpani rumorosi, strumentini guizzanti! Ma, oltre la caricatura, anche momenti languidi o sensuali come l’aria “Per lui che adoro “di Isabella innamorata del suo Lindoro.
Follie corse e imbrogli, dunque, delle donne: Isabella ma anche l’ex moglie Elvira e la schiava Zulma.
A rappresentare questo universo del divertimento, del non-senso, della gioia di vivere ci hanno pensano i costumi di Santuzza Calì, le scene infantili e da favola bella di Emanuele Luzzati (riprese da Paola Casillo e Paola Tosti)e la regia dinamica, vorticosa al punto giusto, spiritosa e anche talora un po’ sopra le righe di Maurizio Scaparro (ripresa da Orlando Forioso). Gran bel spettacolo di colori, gags e luci come un divertissement da film d’animazione.
La direzione musicale è affidata al romano Sesto Quatrini che si è impegnato a far capire all’orchestra che Rossini non è Verdi, riuscendovi in modo dignitoso, anche se oseremmo consigliare all’Opera romana di eseguire molto più spesso il Rossini buffo per acquistare maggior leggerezza. L’Italiana mancava dal 2003! Il (secondo) cast è stato all’altezza. Le voci femminili cioè Laura Verrecchia (Isabella) e specie la Zulma di Maria Elena Pepi e l’Elvira di Jessica Ricci sono notevoli; tra quelle maschili, oltre al Taddeo simpatico di Vincenzo Taormina e al Lindoro delicato di Antonio Mandrillo, spicca i l Mustafà di Adolfo Corrado, voce possente e melodiosa, tecnicamente e attorialmente valida.
Vince la musica di Rossini, che lascia una grande gioia.