Parole chiare di Mattarella su Gaza. Che fare?

Dal Quirinale parole nette di condanne per la violazione del diritto umanitario da parte del governo Netanyahu. Che fare? Solo gli Usa possono fermare la strage, secondo il ministro degli Esteri Tajani. La questione dell’accordo militare con Israele e lo strumento delle sanzioni mirate a proteggere i diritti umani. Veto degli Usa alla risoluzione del consiglio di sicurezza dell'Onu per un cessate il fuoco su Gaza. Video intervista a Paolo Pezzati di Oxfam Italia
Morti palestinesi dopo un attacco aereo israeliano nel quartiere di Al Remal a Gaza City, nella Striscia di Gaza settentrionale, 3 giugno 2025. EPA/MOHAMMED SABER --

«È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. Si impone, subito, il cessate il fuoco. In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano. È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese. I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi. Questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo».

Ha scelto la festa della Repubblica del 2 giugno il presidente Sergio Mattarella per esprimere parole chiare sulla situazione sempre più tragica della popolazione palestinese sotto i bombardamenti israeliani a Gaza, esposta senza alcuna difesa dalle violente pretese dei coloni ultraortodossi che si espandono illegalmente in Cisgiordania.

Di solito da ogni parte si fa riferimento al Quirinale quale custode e garante della Costituzione di fronte ad un quadro politico controverso e contraddittorio. Mattarella ha esercitato il suo mandato in maniera equilibrata come dimostra il rapporto cordiale con il presidente israeliano Herzog, ma il problema ormai evidente è con le scelte del governo di Netanyahu che sta suscitando reazioni di sdegno su scala mondiale e nella società italiana dando luogo a manifestazioni spontanee, dalle marce silenziose o di preghiera ad eventi politici.

Solo esigue frange marginali arrivano a giustificare l’eccidio perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 come atto di reazione estrema per rimettere al centro la questione palestinese, che sembrava rimossa dal dibattito internazionale con l’allargamento progressivo dei cosiddetti accordi di Abramo di regolarizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi arabi.

La condanna di Hamas e la richiesta di liberazione degli ostaggi israeliani rapiti in quell’azione terroristica è un mantra irrinunciabile in ogni comunicato, accanto alla condanna di ogni rigurgito di antisemitismo che assume un valore particolare per il nostro Paese che si è macchiato delle leggi razziali del 1938. Una vergogna che non è stata affrontata in tutta la sua gravità per l’assoluzione frettolosa del consenso di massa degli italiani al regime fascista.

Risponde alle giuste cautele la convocazione della manifestazione promossa per Gaza il 7 giugno a Roma da Partito democratico, Avs e M5S, anche se poi come prevedibile Calenda, Renzi e alcuni dem hanno promosso un evento distinto per il 6 giugno a Milano su una piattaforma che marca di più le ragioni della difesa di Israele. Un’assembla che si annuncia molto contenuta di fronte alla folla che  si attende nella giubilare piazza San Giovanni in Laterano. Lo sdegno per quanto sta avvenendo a Gaza è espresso dalle parole di Mattarella ed è maturato in buona parte dell’opinione pubblica anche se le immagini della devastazione e delle stragi sono arrivate in Italia tramite i social e altre fonti internazionali, se si pone a confronto, ad esempio, l’informazione delle nostre reti televisive con Al Jazeera.

L’iniziativa dell’opposizione è maturata dopo una missione di alcune ong italiane che si sono recate, assieme ad alcuni esponenti di quei gruppi politici, al valico di Rafah sul confine della Striscia di Gaza per chiedere il transito dei beni alimentari e medicinali bloccati da giorni dalle forze armate israeliane.

Come afferma un componente della delegazione, Alfio Nicotra di Un Ponte per..,«Tel Aviv sta facendo carta straccia del diritto internazionale, ignora la Corte internazionale di giustizia  e le convenzioni di Ginevra che obbligano le forze occupanti a sfamare e non a sparare sui civili. Pensiamoci bene: non avremmo mai consentito che per combattere il terrorismo dell’Ira a Londra fossero annichiliti i quartieri cattolici di Belfast. Quello che è consentito a Israele è davvero inquietante, un’idea di suprematismo bianco, colonialista, che fa accapponar la pelle. Nella Striscia si stanno sperimentando le armi più terribili, radendo al suolo ogni cosa. Abbiamo la più alta percentuale di bambini mutilati, senza parlare dei traumi incancellabili che intere generazioni porteranno per sempre con sé. Per questo motivo solo la pace è un buon investimento, anche per Israele».

I fatti sono contenuti nei rapporti ufficiali redatti da Francesca Albanese, da poco riconfermata, nonostante le pressioni di Tel Aviv, nel ruolo di  relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967.

Nelle numerose interviste la Albanese afferma che «c’è un genocidio in corso, preparato dall’impunità che è stata garantita a Israele. E non solo a Gaza, ma in tutto il territorio palestinese occupato: in un anno, solo in Cisgiordania, sono stati uccisi un quinto di tutti i bambini palestinesi che Israele ha ucciso in 24 anni in questa parte del territorio palestinese; qui sono state uccise oltre 700 persone, una cifra dieci volte più elevata rispetto alla già alta media annuale degli ultimi anni. Israele ha violato per decenni il diritto internazionale e varie convenzioni, come quella sull’apartheid. Ha violato risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell’Assemblea generale Onu: quest’anno ha commesso crimini nei confronti delle Nazioni Unite, colpendo il 70% delle strutture dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) a Gaza, e uccidendo oltre 200 dipendenti Onu. Come se non bastasse, ha lanciato una campagna diffamatoria nei confronti dell’Unrwa, fino a renderla illegale; ha dichiarato persone non gradite relatori indipendenti come me e persino il segretario generale Onu António Guterres».

Il rischio latente dell’esposizione giornaliera alle notizie più strazianti è quello di un’assuefazione che si alimenta alla percezione sviante di non poter far nulla per fermare l’abominio denunciato coraggiosamente anche da tante voci ebraiche in tutto il mondo e in Israele che si oppongono al governo suprematista di Netanyahu.

Come riporta Lucia Capuzzi su Avvenire del 4 giugno, è ormai aperta la rivolta di un numero consistente di piloti israeliani: una «lettera firmata da 1.352 ufficiali e comandanti dell’aeronautica di Tel Aviv (Tzahal, dall’acronimo) e diffusa in questi giorni è un duro atto d’accusa nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu. “A questo punto, il conflitto non è di alcuna utilità per la sicurezza di Israele”, si legge nel testo, sostenuto da due ex capi di Stato maggiore, undici generali di divisione, 45 generali di brigata e 133 colonnelli, come confermato da Guy Poran, 69 anni di cui venti da volontario nell’aeronautica, uno dei promotori dell’iniziativa».

Riferendo in Parlamento, lo stesso ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha detto che «quanto avviene a Gaza suscita un dolore immenso. La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo. Lo stanno pagando in particolare, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, gli anziani, le persone malate». Il ministro ha esposto tutte le attività di solidarietà concreta che il governo italiano sta portando avanti assieme alle organizzazioni della società civile. Ha affermato che «i bombardamenti devono finire, l’assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato», e che «l’espulsione dei palestinesi da Gaza non è e non sarà mai un’opzione accettabile», ma ha precisato che Italia e Germania hanno votato contro la disdetta «dell’Accordo di Associazione di Israele con l’Unione Europea» perché tale strumento «si è rivelato prezioso, permettendoci di affrontare, in modo franco e diretto, e appunto, anche critico, questioni di grande rilevanza politica, economica e di sicurezza».

Intervistato, poi, da La Stampa, Tajani ha affermato che «la verità è che solo gli Stati Uniti possono fermare Netanyahu». Anche il riconoscimento dello stato della Palestina, richiesto da più parti, secondo il nostro ministro italiano agli Esteri, «servirebbe solo a incattivire ancora di più Netanyahu. Basta vedere cosa è successo con Macron».

La posizione degli Usa è nota a tutti. Come riportano le agenzie, mercoledì 4 giugno 2025 «gli Stati Uniti hanno votato contro la risoluzione Onu che chiedeva l’immediato cessate il fuoco a Gaza. Quattordici, invece, i voti a favore. Zero gli astenuti. A causa del veto degli Usa, uno dei cinque membri permanenti con potere di veto, la risoluzione è stata bocciata».

Resta quindi da capire in che modo sarà possibile declinare concretamente le affermazioni nette di Mattarella, dato che chi, come dice Tajani, potrebbe fermare la strage in atto, e cioè “l’America” continua invece a rifornire di armi pesanti Israele senza porre condizioni al loro utilizzo come fatto, ad esempio, finora con l’Ucraina.

L’unica leva possibile resta la pressione per la sospensione motivata dell’accordo militare-industriale con Israele, fino alla cessazione degli atti definiti disumani e contrari al diritto umanitario. L’art.2 dell’accordo di associazione tra Ue e Israele prevede, infatti, la sospensione dell’accordo in caso di mancato rispetto dei diritti umani. Ben 17 Paesi Ue hanno chiesto di applicare tale articolo trovando il veto di Italia e Germania.

Altri strumenti sono possibili, come quello che sta per adottare il governo centrista dell’Irlanda che ha approvato un disegno di legge che vieta «le importazioni di prodotti provenienti dalle colonie israeliane nei territori palestinesi».

Vedi l’intervista Paolo Pezzati di Oxfam Italia a proposito della situazione a Gaza

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