Lasciar andare le paure di quando eravamo bambini

Se le persone non fossero in grado di provare paura, non saprebbero come reagire di fronte a pericoli reali. La paura rappresenta una risposta essenziale sia ai rischi fisici che a quelli emotivi, ed è stata cruciale per la sopravvivenza umana nel corso dell’evoluzione. In particolare, nelle epoche più antiche, uomini e donne si trovavano spesso in situazioni in cui la loro vita era in pericolo, e la paura li aiutava a prendere decisioni rapide per salvarsi.
Anche se oggi le minacce sono generalmente meno gravi, e affrontare situazioni come parlare in pubblico, prendere l’ascensore o vedere un ragno non comporta rischi immediati per la vita, alcune persone reagiscono comunque in modo intenso, manifestando comportamenti tipici del meccanismo di attacco, fuga o paralisi davanti a certi stimoli o contesti specifici.
Per molti di noi, l’infanzia ha lasciato dietro di sé timori radicati. Non si tratta solo di paure evidenti come quelle per i ragni o le altezze, ma di timori più profondi che condizionano i nostri rapporti con gli altri, restringono le nostre scelte e influenzano in modo significativo il nostro modo di agire. Riconoscere queste paure può essere il primo passo per affrontarle e superarle.
Ad esempio puoi aver interiorizzato l’idea che le persone possano andarsene da un momento all’altro, che sia per una separazione, una perdita, o perché emotivamente indisponibili. Da bambino, con risorse limitate per gestire queste situazioni, potresti aver reagito cercando di trattenere gli altri: diventando eccessivamente dipendente, cercando di controllarli o sforzandoti di essere sempre perfetto, gentile e accomodante, nel tentativo di evitare conflitti che potessero portare a un allontanamento.
Allo stesso tempo, per alcune persone, il problema non è che gli altri si allontanino, ma che si avvicinino troppo. L’intimità può essere stata vissuta come qualcosa di invasivo, una minaccia alla propria autonomia, oppure una forma di controllo. Così, per proteggerti, potresti aver imparato a tenere le distanze, a non rivelare troppo, a mostrarti iper-indipendente o addirittura a respingere chi si avvicina con rabbia o freddezza.
Se sei cresciuto in un ambiente familiare instabile o caotico, le emozioni forti potevano essere fonte di tensione. Forse hai imparato a leggere ogni minimo segnale emotivo per evitare conflitti o scoppi d’ira, camminando metaforicamente sulle uova e cercando rifugio nell’isolamento o nel silenzio, pur di non essere travolto da quelle dinamiche.
Potresti anche aver sviluppato la convinzione che, se gli altri ti conoscessero davvero, scoprirebbero qualcosa di sbagliato in te. Ti potresti vedere come un impostore o, peggio, come una persona non degna. In questa logica, l’intimità diventa un rischio: quello di essere smascherati. Di conseguenza, forse hai scelto di proteggerti mantenendo relazioni superficiali, evitando la vulnerabilità e mostrando solo una parte selezionata di te.
Oppure ti sei sentito invisibile, ignorato, come se la tua voce non contasse. Questa sensazione può portare a due reazioni opposte: da una parte la rassegnazione, l’idea che sia colpa tua e che meriti di essere trascurato; dall’altra, un bisogno crescente di farti notare, magari attraverso comportamenti accentuati, cercando di attirare l’attenzione o dominare gli altri pur di sentirti visto.
Queste paure sono umane, e i modi in cui hai imparato ad affrontarle avevano senso nella tua infanzia. Ma ora, forse, è tempo di aggiornare questi meccanismi, perché quello che un tempo ti proteggeva oggi potrebbe limitarti.
Il primo passo è osservarti con lucidità. Guarda la tua vita da fuori: quali schemi si ripetono? In quali contesti ti blocchi? Cosa ti spinge a scappare, a restare troppo a lungo o a chiuderti nel silenzio? Molte di queste paure sono alimentate da narrazioni interiori ormai radicate: che tu non sia abbastanza, che il mondo sia pericoloso, che nessuno sia davvero affidabile. È arrivato il momento di mettere in discussione queste convinzioni e sostituirle con qualcosa di più autentico e aderente alla realtà.
Per liberarti da questi timori, serve iniziare ad affrontarli, un passo alla volta. Se hai paura che parlando ti giudicheranno o ti abbandoneranno, prova a farlo comunque. Spesso, scoprirai che le conseguenze temute non si verificano. Ogni piccolo gesto di coraggio ti permetterà di riscrivere ciò che credi sugli altri e su te stesso. Il mondo ti sembrerà meno minaccioso, e tu ti sentirai più forte.
Non serve fare tutto subito. Evita di metterti in situazioni traumatiche: va bene procedere con calma, l’importante è non fermarsi. Se ti senti sopraffatto, è più facile mollare. Meglio piccoli passi, ma continui.
Alla fine, ciascuno di noi ha qualcosa che teme, una ferita antica che ancora influenza le sue scelte. Finché ci lasciamo guidare dalla paura, questa avrà sempre il controllo. Ma nel momento in cui iniziamo a interrompere quei vecchi schemi, iniziamo anche a diventare davvero adulti — più liberi, più presenti, più noi stessi.
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