“La Buona Scuola”… di tutti

Il presidente del Consiglio ha presentato in un libro digitale il piano educativo del governo. Due le principali novità: si prevedono investimenti in un settore finora caratterizzato solo da tagli, e si lancia una campagna di coinvolgimento di tutti i soggetti interessati. Il commento di una educatrice
studenti liceo

Il premier Renzi ha presentatocon un messaggio on line e con un libro digitale di 136 pagine dal titolo “La Buona Scuola” il piano educativo del Governo.

Non l’ennesima riforma (in cui si sono cimentati quasi tutti gli esecutivi del recente passato), ma come ha tenuto a precisare il premier, un progetto di cambiamento condiviso, che riporti la scuola ad essere “il cuore di tutto”, a riacquisire importanza fondamentale in funzione del cambiamento del Paese.

Sfogliando le pagine del documento sono evidenti le “novità” che si prospettano: ci saranno nuove assunzioni in vista del superamento del precariato, argomento al centro dell’attenzione della manovra del Governo, che vara un piano straordinario per l’assunzione di 150 mila insegnanti. Viene chiesta disponibilità agli insegnanti ad essere valutati, perché sia premiato il merito e non si progredisca nella carriera solo per anzianità di servizio. Dal 2016 poi si diventerà docenti di ruolo solo per concorso e questo garantirebbe l’entrata nella scuola di 40 mila giovani qualificati. A presidi e dirigenti si chiederà di fare di più, incrementando competenze e responsabilità, a fronte di un deciso snellimento delle strutture amministrative ed in funzione di una maggior autonomia degli istituti scolastici.

Verranno rivisitati anche i temi ed i contenuti oggetto di insegnamento, raccogliendo i pareri e le proposte di studenti e famiglie. Già questi titoli e gli altri (come recita il documento: la scuola si aggiorna, scuola di vetro, sblocca scuola, scuola digitale, cultura in corpore sano, le nuove alfabetizzazioni, fondata sul lavoro, la scuola per tutti, tutti per la scuola) dicono una vera “rivoluzione”. Il testo dunque merita una adeguata riflessione ed un confronto aperto a tutto campo, non esauribile certo in prime battute a caldo.

Ma la vera svolta, a mio avviso, sta in due aspetti fondamentali. In primo luogo dopo decenni di tagli, si torna a parlare con una certa serietà di investimenti mirati e ragionati sulla scuola. Su questo punto partiti politici e sindacati hanno già espresso forti perplessità riguardo la copertura di spesa della manovra. "Con la legge di stabilità mettiamo più soldi sulla scuola, perché mettere i soldi sulla scuola non è un costo, ma un investimento per i nostri figli, per il futuro, per l'Italia perché chi vuole bene all'Italia vuole bene alla scuola", ha affermato il premier. Ed ha continuato: “Nella legge di stabilità ci saranno le prime risorse e da gennaio gli atti normativi conseguenti. (…) Nel frattempo continueremo a investire sull'edilizia scolastica, sbloccando il patto a quei comuni che hanno progetti seri, cantierabili”.

In secondo luogo, il lancio di una ”campagna di ascolto” perché la riforma della scuola sia un progetto condiviso, un patto semplice e concreto alla cui realizzazione sono chiamati a contribuire appunto studenti, insegnanti e famiglie, personale della scuola.

“Dal 15 settembre al 15 novembre andremo scuola per scuola, aula per aula, a raccogliere le vostre opinioni. Scriveteci, criticateci, diteci la vostra. Coinvolgetevi. Sono anni che fanno le riforme passando sopra la vostra testa. Stavolta, no. Vogliamo affrontare questa sfida insieme”, scrive Renzi nel documento. Due mesi di consultazioni e un anno per porre in atto la ‘rivoluzione’, ma poggiando su un patto educativo e sociale nella convinzione che “L’Italia cambierà solo se noi metteremo al centro la scuola. (…) Il Parlamento può cambiare una legge. La scuola può cambiare un Paese”.

Che sia il segnale di una possibilità reale di ripensare e ridisegnare insieme il nostro futuro? La metodologia proposta e la volontà dichiarata di partecipazione e ascolto, sembrano lasciare spazi di concreta speranza. “Noi sul tavolo mettiamo le idee che vedete e tutto il coraggio che abbiamo, per evitare il coro di lamentela dei rassegnati e dei cinici che già dicono: “Tanto non cambia mai nulla”. A voi chiedo di essere protagonisti e non spettatori. Chi vuole bene all’Italia vuole bene alla scuola. Renderla più giusta e più rispettata è il nostro obiettivo. Lo facciamo insieme?” conclude il premier nella sua introduzione al testo. La sua è una dichiarata decisione di costruire un’occasione di ‘bellezza educativa’ per le nuove generazioni e per le famiglie che devono poter ripensare la scuola come luogo sicuro di crescita e non come fonte di preoccupazione.

Da maestra di scuola primaria quale sono, “appassionata” di educazione, mi sono sentita chiamata direttamente in causa ed ho accettato la sfida: dopo aver letto il documento questo pomeriggio ho scritto una lettera al premier e mi sono accreditata al sito dove poter mandare pareri e proposte. E voglio credere, ritrovando speranze più o meno sopite, quelle che mi vengono proprio dallo stare in mezzo ai bambini ed ai ragazzi, che la scuola italiana possa essere la Buona Scuola di tutti.

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